Supplici di ieri e di oggi
Nella tragedia di Eschilo tanti sono i valori e insegnamenti validi per l’oggi, uno su tutti: l’ospitalità
di IV B Liceo Classico Nuoro
Erzsébet Korb, Danaidae (1925)
4' di lettura
14 Gennaio 2024

Supplici è il titolo di una tragedia di Eschilo, (V sec. a.C.) che doveva sicuramente appartenere ad una trilogia andata perduta con protagonisti Danao, le sue figlie supplici, costrette a sposare i loro cugini, e il loro zio, nonché fratello di Danao, Egitto. L’opera richiama il concetto di libertà che ogni essere umano dovrebbe avere per poter compiere delle scelte e qui è proprio quest’ultima che viene negata alle giovani ragazze, ovvero quella di scegliere con chi debbano sposarsi. Non possiamo dimenticare il fatto che ancora oggi migliaia di bambine e ragazze in diverse parti del mondo sono costrette a sposare uomini, talvolta molto più grandi, contro la loro volontà. Ma oltre questo tema c’è anche quello dell’accoglienza agli stranieri e dell’ospitalità, valore che per i Greci era sacro e negarlo avrebbe voluto significare l’ira potente di uno dei tanti Numi. Le Danaidi per sfuggire ad un matrimonio che non intendono accettare chiedono ospitalità a Pelasgo, re di Argo. Quindi il re che deve necessariamente accogliere le Danaidi, è disposto ad ingaggiare una guerra pur di rispettare le leggi divine. La tragedia eschilea offre una vera e propria lezione di diritto nel momento in cui rappresenta una chiara immagine di come vien applicata la democrazia, seppure nella città di Argo, in cui vien ambientata la vicenda, si abbia una monarchia. Pelasgo si trova dinnanzi ad un bivio tragico: è cosa nefasta non accettare le supplici, ma accogliendole potrebbe esporsi al rischio di scatenare una guerra contro gli Egizi. Dunque chiede all’assemblea degli Argivi un parere. Il sovrano dunque si appella alla decisione del popolo riguardo l’accoglienza delle supplici: il popolo esprime il suo consenso attraverso una votazione democratica ed il motivo principale di tale scelta è prevalentemente dettato dal timore di Zeus, il protettore dei supplici. Non sfugge la straordinaria modernità ed attualità dell’opera: uno dei temi ancora oggi molto discussi è infatti quello dell’accoglienza di quei poveretti che sbarcano sulle nostre coste ogni giorno per sfuggire da guerre e fame e cercare uno spiraglio di speranza, chiedendoci un aiuto che non possiamo negare.

Bisognerebbe imparare dagli antichi Greci, i grandi maestri di vita per tutta l’umanità, perché essi hanno prima appreso e poi trasmesso l’illimitata ed immane grandezza del singolo individuo, e fra gli innumerevoli valori che hanno insegnato è molto profondo e toccante quello della Xενία, ovvero l’ospitalità. Combattevano con violenza e si impregnavano le mani con il sangue dell’avversario durante una guerra, ma quando uno straniero o persino un nemico si presentava alla loro porta di casa bisognoso, essi lo accoglievano. L’ospitalità era un vincolo sacro al quale mai si sottraevano e questo è estremamente commovente, perché conduce alla conclusione che un Greco non percepiva la casa come le proprie e intoccabili quattro mura, ma come un rifugio sicuro, caldo e accogliente nel quale tutti possono entrare avendone bisogno. Questa è un’altruista visione del mondo di un popolo che era legato ad una società solida: non importava se la casa fosse una piccola capanna o se ci fosse o no abbastanza spazio per due, bisognava accogliere e far sentire l’altro come nel proprio rifugio. Tuttavia, nell’attuale società liquida ed estremamente egoistica nella quale l’uomo è inserito, si preferisce far marcire nel mare tempestoso centinaia di uomini fuggitivi e in pericolo piuttosto che ospitarli nella propria terra. 


A cura degli alunni della classe IV B del Liceo Classico “G. Asproni” di Nuoro:
Nicola Alpigiano, Francesca Capurso, Fabiola Carta, Stefano Deriu, Marta Dessena, Rosella Fronteddu Giuseppe Obinu, Emanuele Pinna, Marisa Piras, Pasquina Salis, Komil Teresa Singh, Paola Vilia, Angelica Zanda 

Coordinamento didattico: Venturella Frogheri

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