A proposito di Fides nel pubblico e nel privato
Uno dei valori del Mos maiorum latino
di III C Liceo Classico Nuoro
Moneta romana (218-219 ca) Iscrizione FIDES EXERCITVS. La dea Fides siede sul trono, tiene nelle mani un'aquila e uno stendardo della legione
5' di lettura
30 Novembre 2022

Il Mos maiorum è l’insieme dei valori dell’uomo romano, fondamento della cultura latina. È un codice comportamentale, basato su leggi non scritte, che ogni cittadino doveva seguire e rispettare soprattutto per il benessere comune ed anche per onorare la famiglia. La violazione di esso causava un oltraggio non solo sociale ma anche religioso. È di fatto sin dal periodo regio il nucleo della morale tradizionale della civiltà romana, un corpo di valori e principi morali esemplari, quasi normativi, da seguire per intero da parte dell’intera comunità. Rispettare il Mos Maiorum significava quindi incanalare le energie e le spinte innovative entro l’alveo della tradizione, così da renderle funzionali al bene comune. Tra i valori di tale codice è compresa la fides, importantissima sia nell’ambito pubblico che privato: significa letteralmente fiducia, stima, onestà, impegno, promessa. Tale valore si riflette negli ambiti giuridico e politico, quindi in ogni ambito della vita dell’individuo che è chiamato a farsi carico delle proprie responsabilità e a rispettare gli accordi stipulati (nel diritto romano, come in tutte le culture antiche, i contratti verbali erano frequentissimi nella vita quotidiana, e così la buona fede permetteva transazioni commerciali fatte con maggior fiducia). Deve essere dimostrata verso chiunque per poter essere considerati onorevoli cittadini. Sulla Fides si basavano i giuramenti, i rapporti commerciali, le amicizie, ma anche i patti con le città vicine, nemiche o alleate. nonché i rapporti personali, verso gli amici e i familiari e nel rapporto tra patronus e cliens o tra coniugi. In ambito religioso indica la devozione verso gli dei, e in seguito assumerà il valore di “credenza in Dio” e “fede cristiana”. Alcune citazioni da autori confermano quanto detto. Cesare usava il costrutto facere fidem col significato di «ispirare fiducia, far credere, far si che si creda». In Cicerone «Per fidem aliquem fallere» vale come «ingannare uno approfittando della sua buona fede», a dimostrazione del fatto che la fiducia è la cosa più preziosa che una persona ci può dare e per questo non bisogna approfittarsene. E ancora Cicerone scrive come essa sia «il fondamento della giustizia», «la stabilità e l’integrità dei detti e degli accordi», «chiamata così perché ‘si fa ciò che si è detto’» (fit quod dictum est), «nec enim ulla res vehementius rem publicam continet quam fides» («E infatti, nessun’altra cosa tiene più saldamente unito uno Stato dell’onestà»). Livio usa il termine in ambito militare: «incerti de fide sociorum», («incerti sulla fedeltà degli alleati»); tale situazione era particolarmente pericolosa per i romani, un popolo prettamente bellicoso, poiché li metteva in una condizione di incertezza riguardo la vittoria in battaglia.

Quello della Fides fu un culto molto antico, il primo tempio in suo onore risale al re Numa Pompilio, datato intorno al 254 a.C. e si trova sul colle Capitolino di Roma, vicino al Tempio di Giove. L’imperatore Augusto celebrò la Fides Augusta.

Appare particolarmente suggestiva la sua iconografia: era raffigurata come una dea con i capelli bianchi e più vecchia anche di Zeus, ma sempre giovane, e i giuramenti fatti nel suo nome erano considerati i più inviolabili. Si riteneva che la Fides stesse nella mano destra di un uomo, la mano dei giuramenti, impressa sulle monete con un paio di mani coperte, a simboleggiare la credibilità delle legioni e dell’imperatore. Da qui la prassi del giuramento nei vari tribunali del mondo civile antico e moderno prestati con la mano destra.

Ancora oggi la fiducia è un elemento essenziale, senza la quale viene a mancare la sicurezza necessaria ad intraprendere un rapporto interpersonale, ed è quindi ugualmente importante nella vita privata e in quella pubblica, per essere persone rispettabili e degne di fiducia, e garantire così la stabilità della società, cosa che è, in fin dei conti, il principale scopo della fides. Non sempre riteniamo questo valore come lo intendevano i romani, con accezione positiva. Talvolta pensiamo che la fiducia e l’onestà siano delle doti in via di estinzione, poiché molti, pur di raggiungere un determinato obiettivo, sono disposti a tutto, giustificandosi con l’espressione «il fine giustifica i mezzi». Eppure l’onestà è tutto. Chi tradisce un’altra persona non può mai riacquistare la sua fiducia. Dovremmo allora forse ritornare a quegli antichi valori di morale per vivere bene in comunità, dovrebbero essere questi la base per una serena convivenza.


A cura degli alunni della classe III C del Liceo Classico “G. Asproni” di Nuoro: Pietro Becconi, Antonio Bonifacio, Lucianna Delogu, Clara Ena, Mauro Fronteddu, Maria Grazia Rita Goddi, Beatrice Loi, Sofia Cabitza, Chiara Concu, Yuliana Usai, Lucia Tola.
Coordinamento didattico: Venturella Frogheri

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