La libertà come “dignitas” e partecipazione politica
Dignità è anche il diritto di essere partecipi alle decisioni
di III C Liceo Classico Nuoro
Cesare Maccari, Cicerone pronuncia in Senato la prima Catilinaria (1880) Roma, Palazzo Madama, Sala Maccari.
4' di lettura
15 Maggio 2023

Il termine libertà deriva dal latino libertas, parola che possiede una vasta gamma di significati, come libertà, democrazia, autonomia, indipendenza, franchezza. Si può notare, dunque, che tale vocabolo possiede diverse accezioni che si ricollegano al godimento dei diritti civili e della libertà dal punto di vista politico e giuridico. Gli antichi Romani intendevano la libertà in modo diverso rispetto a noi. Infatti questo tipo di indipendenza era intrinseco alla cosiddetta dignitas del cittadino romano, ovvero la sua dignità, l’orgoglio (“civis romanus sum”), la stima, la fama, il prestigio di cui godeva agli occhi dei suoi concittadini e la posizione e la carica che ricopriva nella vita pubblica e politica. Per i Romani un uomo libero, un cittadino, aveva il diritto e il dovere di partecipare attivamente alla vita politica della sua comunità.

Il concetto di libertà si lega strettamente a quello di appartenenza: significativo da questo punto di vista è il fatto che liber vuol dire anche figlio. Allo stesso tempo, un uomo non poteva essere considerato libero se non prendeva parte alla vita pubblica: dall’epoca arcaica all’età repubblicana ogni cittadino era componente fondamentale del grande apparato politico-statale romano e come tale doveva contribuire alle decisioni ed iniziative, essenziali per il corretto funzionamento dello Stato e per una pacifica convivenza. Uno dei concetti principali del mos maiorum, nell’antica Roma, era la fides, ossia la fedeltà e devozione del cittadino romano nei confronti dello Stato. I doveri nei confronti della patria e dello Stato, fino ai tempi di Cicerone, erano più importanti degli interessi privati. Allora la vita politica portava dignitas e gloria, per cui un cittadino romano si poteva definire tale solo se svolgeva dei servizi per la comunità. Di conseguenza, come confermato dalla espressione di Cicerone “se pro cive gerere”, libertà significava servire lo Stato e partecipare alla politica, ricevendo in cambio gloria e onore. Libertas e civitas erano strettamente legate, quindi essere libero equivaleva ad avere i diritti di cittadino ed esercitarli.
Questa è in realtà una concezione tipica non solo del mondo romano, ma di una qualsiasi società solida (così detta per distinguerla dalla cosiddetta attuale società liquida, secondo la famosa definizione dello studioso S. Baumann). Infatti, il popolo era concepito come unico e compatto, dunque il cittadino non era un individuo, ma parte di un gruppo, e come tale doveva contribuire al benessere di questo. Nella nostra comunità questa concezione non è più presente in maniera così incisiva, perché i cittadini sono maggiormente concentrati sulla propria individualità che sulla collettività.   

La libertà, intesa come la capacità di agire secondo la propria volontà e di essere autonomi nelle proprie scelte, è un valore fondamentale per la dignità umana. La partecipazione alla vita politica, intesa come il diritto di partecipare attivamente alle decisioni che influenzano la propria vita e quella della comunità, è strettamente legata alla dignità umana. Tuttavia, la partecipazione alla vita politica non è possibile se non si dispone di dignità, ovvero se non si è rispettati come individui e cittadini. La dignità è un valore universale che implica il rispetto della persona umana in quanto tale, indipendentemente dalla sua origine, sesso, religione o posizione sociale. La partecipazione alla vita politica è uno strumento importante per la realizzazione della libertà e della dignità umana, ma al tempo stesso la partecipazione attiva alla vita politica richiede un’adeguata tutela della dignità umana. Solo quando la libertà e la dignità umana sono rispettate e tutelate, si può parlare di una società giusta e solidale, in cui tutti i cittadini hanno la possibilità di partecipare attivamente alla vita politica e di contribuire alla costruzione del bene comune.


A cura degli alunni della classe III C del Liceo Classico “G. Asproni” di Nuoro: Pietro Becconi, Antonio Bonifacio, Sofia Cabitza, Chiara Concu Lucianna Delogu, Maria Grazia Rita Goddi, Mariantonietta Lai, Beatrice Loi, Lucia Tola, Yuliana Usai 
Coordinamento didattico: Venturella Frogheri

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