Sulla devozione verso gli dei e verso gli altri
Il concetto di pietas e quei valori romani che restano un esempio per le nostre generazioni
di III B Liceo Classico Nuoro
Busto di Cicerone
4' di lettura
13 Novembre 2022

ma è nel sentimento religioso e nell’osservanza del culto e pure in questa saggezza eccezionale che ci ha fatto intendere appieno che tutto è retto e governato dalla volontà divina, che noi abbiamo superato tutti i popoli e tutte le nazioni. (Cicerone)

Con le parole di Cicerone introduciamo una breve riflessione su uno dei concetti più importanti dell’antico codice di valori etici e morali presso gli antichi Romani, quello della devozione verso la patria e la famiglia, un termine che indica anche un forte senso di empatia e di rispetto verso la comprensione degli altri. Nella civiltà arcaica romana era una delle virtù che ogni uomo romano doveva possedere per essere rispettato. La divinità detta Pietà esprime l’insieme dei doveri dell’uomo verso gli altri uomini, i suoi genitori e gli dei. Ne è un esempio significativo l’eroe Enea, soprannominato il pio per la sua particolare devozione verso gli dei e per il suo amore e rispetto verso la famiglia: durante la sua fuga da Troia egli rischia la vita per salvare il padre e il figlio, inoltre porta con sè le statuette dei Penati (le divinità protettrici) come simbolo della sua patria. Enea racchiude in sé il vero significato della pietas, poiché rinuncia alle proprie aspirazioni personali e sacrifica sé stesso (ad esempio quando sarà costretto ad abbandonare la corte di Didone per concludere il suo viaggio verso il Lazio) per l’interesse collettivo – estremamente importante nella società romana e forse al giorno d’oggi per noi incomprensibile – e per portare a termine il compito che gli era stato affidato dal volere divino.

I romani sentono di dover amare gli dei per essere dei buon romani e per garantire la “pax deorum”, ovvero la concordia tra le divinità e i cittadini. Molte volte infatti il successo di Roma viene collegato alla sua benevolenza verso gli dei, intesi non come entità lontane, tali da non interagire con gli esseri umani, ma anzi come punti di riferimento concreti nella vita di ogni uomo, artefici delle azioni umane. L’uomo romano, oltre a una valorosa destrezza nell’arte bellica e un’imponente autorità sulla famiglia, voleva ottenere il favore degli dei attraverso una scrupolosa osservanza della religione e dei suoi riti

Oggi il significato di pietas è la pietà, ovvero il sentimento di compassione verso una persona che soffre, la misericordia dal punto di vista religioso, la compassione verso persone più deboli o sfortunate. Tuttavia col tempo ciò che è rimasto in vita del concetto di pietas è il rispetto verso i propri familiari, mentre il senso religioso e l’amore per la patria sono andati via via scemando. Se proponessimo un confronto fra l’emblema d’uomo secondo gli antichi romani e quello odierno, al di là di numerosi aspetti, la pietas forse non sarebbe certamente contemplata fra i suoi valori. Non solo oggi un uomo ateo passa “inosservato”, ma si diffonde la forma mentis che la religione sia inutile e antiquata. Negli ultimi tre anni, la percentuale di atei in Italia è aumentata del 2%. Dal punto di vista religioso non c’è più una grande devozione da parte dei giovani verso il nostro Dio e non c’è più neanche il rispetto che si dava una volta ai propri avi e, soprattutto, ai propri genitori. Indubbiamente si è assistito ad una decadenza dei valori che regolavano la vita. Il rispetto che un tempo veniva dato alla religione, alla natura e alle persone anziane ora è andato perlopiù perso. Spesso chi mostra rispetto e devozione verso le proprio credenze religiose viene giudicato negativamente, in particolar modo fra i più giovani. Sicuramente i valori romani sono un bell’esempio per le nostre generazioni e anche per quelle future. Chi si prende cura della propria famiglia dovrebbe essere stimato e ammirato dagli altri, poiché dato che viviamo in una società liquida, l’altruismo è una qualità molto rara.


A cura degli alunni della classe III B del Liceo Classico “G. Asproni” di Nuoro: Nicola Alpigiano, Fabiola Carta, Beatrice Delpiano, Stefano Deriu, Marta Dessena, Rosella Fronteddu, Giuseppe Obinu, Marisa Piras, Pasquina Salis, Paola Vilia, Angelica Zanda
Coordinamento didattico: Venturella Frogheri

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