Passione di Gesù: “gli siamo costati cari”
Commento al Vangelo di domenica 10 aprile 2022. Le Palme, Passione del Signore - Anno C
di Michele Casula
5' di lettura
13 Aprile 2022

«Gesù “svuotò sé stesso, assumendo una condizione di servo” (Fil 2,7). Lasciamoci introdurre da queste parole dell’apostolo Paolo nei giorni santi, dove la Parola di Dio, come un ritornello, mostra Gesù come servo: Giovedì Santo è il servo che lava i piedi ai discepoli; Venerdì Santo è presentato come il servo sofferente e vittorioso (cfr. Si 52,13). Dio ci ha salvato servendoci. In genere pensiamo di essere noi a servire Dio. No, è Lui che ci ha serviti gratuitamente, perché ci ha amati per primo. È difficile amare senza essere amati. Ed è ancora più difficile servire se non ci lasciamo servire da Dio. Ma – una domanda – in che modo ci ha servito il Signore? Dando la sua vita per noi. Gli siamo cari e gli siamo costati cari» (Papa Francesco). Dopo il cammino quaresimale entriamo nei giorni più importanti della nostra salvezza: la Settimana Santa e la Pasqua del Signore. Il percorso quaresimale è stato scandito da alcune parole che per noi diventano atteggiamenti e stili di vita: fatica nella prova, ascolto, pazienza, misericordia e oggi trovano il loro compimento nell’atteggiamento di fondo con cui Gesù entra in Gerusalemme e affronta la sua passione, vale a dire la fedeltà. Fedeltà alla sua missione, ma soprattutto fedeltà al Padre. Una fedeltà che ha molto da insegnare, a noi, che fatichiamo a rimanere fedeli ai nostri impegni e alle nostre promesse. Gesù fa il suo ingresso nella città santa da “trionfatore” un po’ anomalo, cavalca infatti un asino, come quando Maria e Giuseppe si avviarono verso Betlemme dove Lui sarebbe nato. Quell’asinello è il simbolo della scelta radicale di Dio: Cristo Gesù, «pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò sé stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini». È nato povero, è entrato nella città santa non da ricco e potente, ma da povero, svuotato di ogni privilegio, per assumere il suo vero aspetto messianico: essere Servo dell’umanità e così vivrà la sua “ora” da servo.

Nella liturgia di oggi c’è un cambiamento quasi improvviso: dalle parole di esultanza, dagli “osanna” al mistero della Passione, al “crocifiggilo”. Pur essendo accolto con gioia, Gesù sa che va incontro alla Passione e morte. La Passione di Gesù continua nel mondo di oggi e anche noi siamo chiamati a prendere posizione. Dove ci collochiamo, da che parte stiamo? Siamo tra quelli che alle porte di Gerusalemme cantano “Osanna” e domani saranno pronti ad urlare “Crocifiggilo” o siamo tra coloro che accompagnano Gesù nel suo percorso fino alla morte vivendo così con Lui la Resurrezione?Luca, nel suo racconto della Passione, ci presenta il Signore Gesù che va incontro alla sua Passione e morte con fiducia nel Padre, come modello di misericordia e perdono. Egli prega per i crocifissori «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Al ladrone che si rivolge a lui dà la consolante promessa: «Oggi con me sarai nel paradiso». Il discepolo è colui che segue il Maestro e rimane con lui nella tentazione e nella prova, colui che porta la croce ogni giorno, facendo sempre la volontà di Dio. Invece, al discepolo che non è fedele, come Pietro, rimane sempre la via del pentimento e la speranza del perdono. Poniamoci, dunque, delle domande: noi siamo dei discepoli fedeli o infedeli? Siamo come Pietro che nega di conoscere il Maestro o come Giuda che lo tradisce? Ci comportiamo come Pilato, da codardi, lavandoci le mani, o cinici come Erode? Simone di Cirene ha portato, insieme a Gesù, il peso della croce. Portiamo ogni giorno la nostra croce senza lamentarci? Siamo disposti ad amare e ad aiutare il nostro prossimo? Facciamo nostre le parole del centurione il quale fa un’autentica professione di fede: «Veramente quest’uomo era giusto».

Sì, Gesù è il Giusto perseguitato, il Figlio di Dio, il Verbo fatto carne, che è venuto nel mondo per rivelarci il volto misericordioso del Padre. «L’essenza del cristianesimo è la contemplazione del volto del Dio crocifisso» (Carlo Maria Martini).

Stare accanto alle infinite croci del mondo dove Cristo è ancora crocifisso nei suoi fratelli. Come sul Calvario «Dio non salva dalla sofferenza, ma nella sofferenza; non protegge dalla morte, ma nella morte. Non libera dalla croce ma nella croce» (D. Bonhoeffer).

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