Dottor Ennio Delogu, hombre vertical
Figura di spicco del sardismo e dell’antifascismo in tempi bui e terribili
di Natalino Piras
La “casa rosa” del dottore. Nella foto in basso: Enio Delogu
5' di lettura
12 Ottobre 2022

Le indagini su dottor Ennio Delogu (Bono 1898 – Bitti 14 gennaio 1962) non finiscono mai. Per molti della mia generazione bittese iniziano al tempo dell’infanzia quando andavamo a casa di «dottor Ennio», così lo chiamavano tutti specificando che «dottore» stava per veterinario, in via Musio, quasi a crocevia tra le discese sotto il corso che provenienti una da Borgopio l’altra da Probanìa, si riunivano all’inizio de domo de Ballone e de su vraicu-panificio di Pretu Cossellu, una di fronte all’altra. Sovrastava su tutto il palazzotto nobiliare di Vitu Peppe Tola allora abitato dalle figlie già in età avanzata. A casa di dottor Ennio, i muri color rosa, altissima rispetto a tutte le altre abitazioni collocate nella discesa verso Cadone, noi bambini di Buntanedda e Pinna ’e Todde andavamo in numerosa frotta per la tv dei ragazzi.
Ci accoglievano e ci mettevano in riga, seduti su panche e banchitos, tzia Pipina, sorella del veterinario, e Gonaria, factotum. Molti di noi bambini non avevano mai visto dottor Ennio, da vicino perlomeno. Così siamo cresciuti, senza mai vedere di persona dottor Ennio.
Sapevamo che, in un paese di forte tradizione clericale e che però era stato tra i pochi in Sardegna dove aveva vinto la Repubblica contro la monarchia nel referendum 2 giugno 1946, dottor Ennio era sardista e soprattutto, quasi con una punta di biasimo, antifascista. Da grande molto ho appreso su dottor Ennio.

Garante di questa conoscenza è stato soprattutto Michelangelo Pira che lo colloca come figura importante nei suoi romanzi postumi Sos sinnos e Isalle. La vallata di Isalle attraversata dalla strada di Marreri proveniente da Orune e proseguente poi per Siniscola con biforcazione Dorgali, era stata per dottor Ennio referente fisico per qualche azione clandestina al tempo del fascismo e soprattutto, dopo la guerra, il progetto per una viabilità capace di vincere l’isolamento delle nostre comunità a economia agropastorale.

Ennio Delogu, veterinario per antonomasia della condotta Bitti-Orune-Lula, è stato un hombre vertical, un uomo dalla schiena dritta. Formatosi alla scuola di Gaetano Salvemini e Giustino Fortunato, c’è un carteggio con quest’ultimo, era un meridionalista convinto, la Sardegna vista dentro questo contesto con tutte le sue specificità.
Aveva come utopia quella di conciliare la visione aristocratica da borghesia illuminata del Senatore Giuseppe Satta-Musio, lui era un Satta-Musio, con il sincero spirito democratico di Giorgio Asproni, entrambi suoi compaesani, entrambi elementi di spicco nel Parlamento nato dall’Unità d’Italia.

Dottor Ennio resta per le nostre Annales storiche ma pure per un vasto immaginario collettivo come il fondatore e l’animatore della Cooperativa Pastori negli anni del dopoguerra, l’utopia di mettere insieme, dentro molte differenze, allevatori di Orune e Bitti. C’è una sequenza in Sos sinnos dove l’io narrante Milianu ricorda come in sogno l’arrivo a una riunione di pastori di dottor Ennio a cavallo di una motocicletta. Parla loro della rivoluzione messicana, di Pancho Villa, delle riforme di Madero, soprattutto del coraggio di Emiliano Zapata «chi achiat sa gherra a sos riccos».

Dottor Ennio era amico di Lussu, Giacobbe e Mannironi, che lo ricorderà in un memorabile articolo.
In una storia dell’antifascismo in Sardegna di Manlio Brigaglia, Antonello Mattone e Guido Melis, nell’indice dei nomi curato dal compianto Simone Sechi, il nome di Ennio Delogu compare insieme a quello di Luigi Goddi noto Piollitteddu, terrazziere, un picaro sui generis.
C’è lo sbarco in Ogliastra a dire dello spirito di Odissea in dottor Ennio. Nella notte del 10 gennaio 1943, in piena seconda guerra mondiale, a capo Sferracavallo, località Sarrala, in quel di Tertenia, da un canotto pneumatico, sbarcarono due persone. Erano due agenti del controspionaggio inglese. Uno, Salvatore Serra, sardo, originario di Solarussa, ex carabiniere. L’altro, inglese, aveva nome in codice Armstrong. Una volta sbarcati non fecero molta strada.
Circondati dentro una baracca si arresero al maggiore Sanna del controspionaggio di Cagliari. Oltre che molto denaro, addosso ai due agenti segreti fu trovata una mappa di luoghi e una lista di nomi, tutti antifascisti di Nuoro e dintorni. Nell’elenco figuravano tra gli altri Margherita Sanna, che poi fu sindaco di Orune, gli Ogno di Santa Lucia, padre e figlio, pescatori, Anselmo Contu, Salvatore Mannironi e Ennio Delogu. Furono tutti arrestati, tutti vissero tempo doloroso e terribile. Mannironi, il fattore a Jacu Piu Mereu e dottor Ennio furono trasferiti in continente e qui oltre che la prigione conobbero anche un campo di concentramento. Si salvarono dalla fucilazione per tutta una serie di cause e concause. Riuscirono infine, dopo l’8 settembre 1943, a tornare in Sardegna.

L’impegno antifascista di dottor Ennio continuerà nel dopoguerra sino alla fine dei suoi giorni. Uomo carismatico del Partito sardo d’Azione, lui che discendeva da Benedetta Trotti, imparentata con i Giudici d’Arborea, fu la personificazione dello spirito democratico come utopia attuabile, specie in tempi bui come quelli che stiamo attraversando.

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