Il rapporto tra amicizia e virtù
L’amicizia e la virtù sono concetti profondamente interconnessi e spesso si influenzano reciprocamente in modo significativo.
di IV C Liceo Classico Nuoro
Pablo Picasso, Amicizia (particolare), 1908, San Pietroburgo, Ermitage
6' di lettura
5 Novembre 2023

Sed haec ipsa virtus amicitiam et gignit et continet nec sine virtute amicitia esse ullo pacto potest”: cosìafferma Cicerone nel Laelius de amicitia, opera nella quale egli attua una profonda riflessione sull’importanza di basare un’amicizia sulla virtus. Per poter comprendere in modo efficace e completo il rapporto tra amicizia e virtù, è necessario procedere in primo luogo con l’illustrare il significato autentico di questi due termini. Il primo, amicitia, può essere inteso con il valore di “amicizia”, ma anche con quello di alleanza o simpatia, mentre virtus presenta un’ancora più vasta gamma di significati, come valore, virtù, capacità, bravura, coraggio, prodezza. Nel mondo romano, essere virtuoso significava essere un cittadino dedito ai valori del mos maiorum, desideroso di compiere azioni benefiche per la propria patria e per i propri affetti. Aristotele nell’Etica Nicomachea afferma che la virtù sia un valore presente soltanto in coloro che compiono azioni virtuose. Cicerone scrive anche: “In virtute summum bonum est”, il sommo bene è nella virtù. Secondo il pensiero di Cicerone l’amicitia e la virtus sono indissolubilmente legate: l’una non può esistere senza l’altra. Si può parlare di amicitia solo nel caso di un legame tra uomini virtuosi, capaci di compiere azioni e decisioni ugualmente virtuose a beneficio della collettività. Nel caso in cui un individuo, nonostante i tentativi dell’amico di distoglierlo da pericolose iniziative, provi, in un qualsiasi modo, ad agire contro la patria, non potrebbe più essere considerato amicus dall’altro, ma, anzi, diventerebbe a tutti gli effetti non solo adversarius, ma anche hostis e inimicus.

Cicerone spiega che un’amicizia che non sia basata su questi valori non può considerarsi tale, poiché l’uomo virtuoso è l’unico in grado di tenere fede ai doveri reciproci che sono alla base di un’amicizia solida e autentica. L’uomo virtuoso è dotato di animo integro, l’unico con il quale si può costruire un rapporto di benevolentia, e pensare non solo al bene proprio, ma anche a quello dell’altro, in modo tale da poterlo consigliare al meglio, per aiutarlo a perseguire tale valore in ogni circostanza. Questa amicitia fondata sulla concordia è un dono degli dei, ed è dunque incorruttibile, eterna, tanto da essere capace di superare anche l’ostacolo insormontabile della lontananza fisica e della morte. Essa non è soggetta alla fortuna, al contrario di altre vocazioni o realtà umane soggette alla caducità o espressione di materialità, ed è strettamente legata anche alla ratio (ragione), una delle doti che l’uomo è in grado di controllare. Coloro che sono uniti da un legame tanto forte non saranno mai soli, deboli, o scoraggiati, perché, con loro, ci sarà sempre l’amico, sia esso vicino, lontano, presente o assente.

Con il tempo, il concetto di amicizia è cambiato, ma in esso conserviamo ancora l’affinità nata dalla sintonia sentimentale e dalla condivisione degli stessi valori da parte di due o più persone. L’amicizia e la virtù sono concetti profondamente interconnessi e spesso si influenzano reciprocamente in modo significativo. Essere in grado di instaurare un saldo rapporto di amicizia può essere visto come un tipo di virtù, poiché coinvolge comportamenti e atteggiamenti virtuosi come la fiducia, l’altruismo, la lealtà, la generosità e la compassione. Peraltro un’autentica amicizia non è fondata esclusivamente sulla condivisione di valori e principi fondamentali, sul rispetto reciproco o l’interesse genuino per il benessere dell’altro, ma anche sull’affinità e sull’intesa che legano due o più individui fra di loro, quasi come degli ingranaggi che si incastrano perfettamente e che, mettendosi in moto, fanno funzionare questo profondo e complicato meccanismo che è l’amicizia.                                                                                                          

La virtù rimane comunque un fondamento su cui si costruisce un’amicizia solida e duratura, e per essere virtuosi si deve possedere onestà, integrità, rispetto e fiducia; in questo modo si arriverà ad una maggiore comprensione e stima dell’altro, e ciò porterà a voler migliorare se stessi, e di conseguenza anche l’amico, sforzandosi e incoraggiandosi a vicenda per perseguire ciò che è buono e giusto, rendendo anche il rapporto di amicizia più saldo. L’amicizia, quindi, può essere considerata come una manifestazione della virtù in relazione a un altro individuo e deve pertanto essere vista anche come un ambiente fertile in cui la virtù può crescere e svilupparsi.

L’amicizia è fondamentale per la vita dell’uomo, siamo esseri bisognosi di compagnia per essere felici e sentirci parte di qualcosa. È un bene prezioso, che dovrebbe renderci migliore di ciò che siamo; questo, però, accadrà solo se saremo in grado di scegliere le persone “giuste” a cui affiancarci, cioè quelle che ci fanno sentire importanti, coloro che sanno portare fuori la parte migliore di noi e che mai ci condurranno sulla strada sbagliata, coloro di cui ci possiamo fidare e siamo sicuri che mai ci tradiranno, quelli di animo buono, che son disposti verso il bene, cioè i virtuosi. E dunque l’amicizia ha bisogno della virtù per essere considerata tale, perché “amico” è colui che vuole il bene dell’altro e perché questo sia possibile deve essere predisposto verso il bene, deve essere virtuoso.


A cura degli alunni della classe IV C: Chiara Concu, Lucianna Delogu, Clara Ena, Maria Grazia Rita Goddi, Mariantonietta Lai, Beatrice Loi, Pietro Mezzettieri Becconi, Lucia Tola, Yuliana Usai Milia

Coordinamento didattico Venturella Frogheri

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