Vivere in relazione
Commento al Vangelo di domenica 26 maggio 2024 - Santissima Trinità - Anno B
di Andrea Biancu
Guillaume Le Rouge, La Trinità (particolare), Libro d’Ore, Parigi (sec. XVI)
3' di lettura
26 Maggio 2024

La pagina evangelica di questa domenica nella quale ricordiamo il primo e fondamentale mistero della nostra fede, Dio uno e Trino, è tratto dai versetti conclusivi del vangelo di Matteo: Gesù, prima di ascendere al cielo, invia gli apostoli a fare «discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28, 19). La Trinità non è solo una dottrina, non può essere esclusivamente oggetto di studio teologico, ma è un mistero da vivere. Il giorno del nostro battesimo entriamo a far parte di quel movimento di relazione che è l’essenza del mistero di Dio e siamo chiamati a scoprirne la presenza che agisce in noi.

Come siamo chiamati ad essere immagine della Trinità, ad essere “trinitari”? Se scopriamo nella relazione e nella comunione l’essenza della nostra fede. «La Trinità è relazione tra un Io, un Tu e un Noi» diceva il teologo Joseph Ratzinger: ogni relazione è modellata in modo “trinitario”, perché consta di questi tre elementi.

La vita di ognuno di noi è fatta di relazioni, alcune più strette e intense, altre più distaccate e superficiali, ma nessuno può vivere senza relazioni. La relazione è un’opportunità che ci viene offerta per cambiare in meglio noi stessi, per crescere nella comunione. In un mondo di relazioni, soprattutto quelle un tempo considerate fondamentali e che oggi sono caratterizzate dalla formula “usa e getta”, siamo chiamati come battezzati a rimodellare i nostri rapporti ad immagine di quella “relazione perfetta” che è la Santissima Trinità, capaci cioè di creare realtà dialogiche. Il vero credente è colui che ama creare legami, accogliere, comprendere, camminare insieme, collaborare, condividere. Vive un’esistenza “anti-trinitaria” chi è scontroso, inavvicinabile, soddisfatto della propria autosufficienza, chi si mette su un piedistallo, chi è ripiegato solo su sé stesso e sui propri problemi, chiudendosi essenzialmente in un atteggiamento egoistico. Non serve a nulla credere nella Trinità se questa fede non è capace di creare relazioni tutti i giorni, attraverso gesti di amicizia e concordia.

Ecco perché siamo stati creati a immagine e somiglianza di Dio (cfr. Gen 1,26): la relazione non è una possibilità tra le possibilità, essa è l’unica scelta possibile, quella necessaria che ci rende veramente icona nel mondo di ciò che abbiamo ricevuto nel battesimo e che ci permette di continuare a far “respirare” le nostre relazioni grazie all’azione dello Spirito di Dio, superando gli individualismi e rendendoci veri discepoli capaci di comunione. 


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