Ospitali con Dio: ascolto e servizio
Commento al Vangelo di domenica 17 luglio 2022 - XVI domenica del Tempo ordinario - Anno C
di Michele Casula
Marc Chagall, Abramo e i tre angeli, Nizza, Musée National Marc Chagall
5' di lettura
17 Luglio 2022

Nella nostra cultura l’ospitalità e l’accoglienza vengono definite sacre per esaltarne il valore che esse hanno. Nelle feste patronali addirittura si preparava sempre qualche posto in più a tavola perché “ magari arriva qualche ospite”. Anche nella Bibbia abbiamo tanti momenti di ospitalità e Dio vive da protagonista l’essere ospite accolto con amore e gioia. In questa domenica vengono presentate due esperienze di ospitalità: nel brano della genesi Abramo ha la straordinaria visita di Dio, accolto con amore e gioia e da Lui ha il dono della discendenza tanto desiderata. Nella pagina evangelica viene descritto una pausa di Gesù nel suo cammino verso Gerusalemme a casa di amici e viene accolto dalle due sorelle. Marta vive l’accoglienza del servizio, Maria quella dell’ascolto dell’Ospite. Servizio e ascolto, azione e contemplazione sono i due volti del nostro rapporto con Dio e del nostro essere chiesa.

«Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo». Le parole di Abramo esprimono il desiderio del fermarsi di Dio tra noi, ma devono essere anche lo stile di una comunità. Quante volte, a causa della nostra “agitazione” e fretta non riusciamo a cogliere le “visite” che Dio ci fa e la nostra spiritualità si ferma ad un fare, un riempire il nostro rapporto con Dio di gesti spesso vuoti. Siamo in un periodo nel quale celebriamo tanti matrimoni e altri sacramenti: assistiamo ad un correre affannoso (e purtroppo anche dispendioso) per preparare tutto alla perfezione e non troviamo tempo per fermarci a contemplare il dono divino che celebriamo. I vestiti, i fiori, il cantante, la musica, e quel sacramento diventa una appagante mostra di emozioni superficiali. La parola di oggi non vuole mettere in contrapposizione la contemplazione e l’azione, la preghiera e il fare, ma vuole mettere ordine nelle nostre scelte di vita cristiana. Scegliere la parte migliore significa recuperare il senso profondo del nostro essere discepoli. Dall’ascolto di Dio nasce il nostro operare come cristiano e come comunità.

Gesù si scontra con due atteggiamenti differenti. Uno di totale attenzione e ascolto, l’altro, di ansia per le faccende domestiche. Marta riceve Gesù ma non lo ascolta. Gesù entra a casa sua, non entra nel suo cuore. Marta ha accolto l’ospite, ma non ha riconosciuto il Signore e Maestro; riceve la sua presenza, ma non accoglie in profondità la sua Parola. La sua attenzione è rivolta a molte cose, c’è fretta per fare in modo che l’accoglienza sia eccellente. Non solo mostra risentimento verso la sorella che l’ha lasciata sola nel servizio, ma anche verso il Signore, che non fa nulla per lei. Gesù le dà una risposta inaspettata: si congratula con Maria perché ha fatto la scelta migliore e rimprovera Marta perché si lascia prendere troppo dalle preoccupazioni quotidiane, dimenticando ciò che è importante. Il problema non è il servizio, ma l’agitazione per le cose della vita, che soffoca l’attenzione per l’unica cosa necessaria. Effettivamente, Maria ha fatto la scelta migliore: ha deciso di imparare ad ascoltare la Parola e si lascia interrogare dalla presenza del Maestro. Marta e Maria vivono dentro di noi, come due atteggiamenti propri della nostra vita. Quando in noi Marta si unisce a Maria, troveremo l’unità della nostra esistenza profonda, avremo il coraggio di stare ad ascoltare la Vita, lasciando da parte la pretesa di un vuoto protagonismo per essere capaci di un vero servizio.

Azione e contemplazione sono due facce della stessa realtà: accogliere la Parola che si è fatta carne e vivere i valori del Regno. Una esige l’altra; non possono stare separate. È ugualmente pericoloso rifugiarsi in riti solenni, lontani dall’impegno della vita come lanciarsi in un attivismo che fa a meno dell’ascolto e della pratica della Parola di Dio. Marta e Maria non sono antagoniste, sono due sorelle, e così dovrebbe essere la nostra ricerca del Regno: accoglienza della Parola e testimonianza dell’Amore.

Don Tonino Bello diceva che il cristiano deve essere un contempla- attivo. Spesso il pericolo grande nel vivere la comunità è quello di fare, fare, ma senza avere una fonte o un filo conduttore. Domandiamoci, alla luce della parola di oggi, se il Signore diventa veramente il centro del nostro servizio e della nostra testimonianza verso i fratelli o se ci chiudiamo in forme di protagonismo esasperato.

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