Vaà a lavorare nella mia vigna
Commento al Vangelo di domenica 24 settembre 2023 - XXV Domenica del Tempo Ordinario - Anno A
di Michele Pittalis
Andrej Nikolaevič Mironov, Parabola della vigna (XXI secolo)
4' di lettura
24 Settembre 2023

Leggendo attentamente la parabola degli operai della vigna, si può rimanere sorpresi dal modo rivoluzionario dell’agire di Dio, rispetto alla logica umana. Il Vangelo ci richiama anzitutto alla verità ultima della vocazione cristiana, giacché prima di ogni nostra scelta personale, noi siamo anzitutto dei chiamati, con-vocati da Lui a lavorare nella sua vigna. In secondo luogo, soprattutto nella parte conclusiva, il Vangelo ci fa comprendere che con Dio non abbiamo mai meriti da accampare, diritti da difendere, privilegi da pretendere. Proprio questa assoluta generosità di Dio e la sua totale gratuità nel dare, risuona alle nostre orecchie abituate a dare un prezzo a tutto, come qualcosa di inaudito.

Il capitolo 55 di Isaia è un capolavoro, perché non solo esprime con forza la volontà salvifica di Dio, mosso unicamente dall’amore per il suo popolo, ma ci fa comprendere anche che l’efficacia della salvezza è legata alla fedeltà di Dio alla sua parola. Non sono gli uomini protagonisti della storia, artefici di se stessi, ma è Dio che sceglie, chiama, riconcilia, guida, libera. L’esortazione alla conversione poggia, prima che sulla libera scelta dell’uomo, proprio sulla premura di Dio di far sperimentare al popolo la potenza del suo perdono. La misericordia di Dio, annunciata e promessa sulla roccia della fedeltà, attira il cuore dell’uomo, che anela all’esperienza piena dell’amore “ricostituente” di Dio.

Il Signore “è vicino” dice ancora Isaia, per questo bisogna cercarlo. Non si cerca qualcosa di effimero o di talmente lontano ed evanescente da sfuggire alle reali possibilità. Si cerca ciò che affascina, ciò che si percepisce come bello e necessario. Paradossalmente, prima di essere noi a cercare, è proprio l’oggetto della nostra ricerca che ha rapito e conquistato la nostra attenzione, che ci ha “cercato”. 

Infine, la proclamazione della totale diversità del modo di pensare di Dio rispetto a quello dell’uomo. Non possiamo pensare di “inscatolare” Dio nei nostri schemi, racchiudendolo nelle nostre categorie, trascinandolo nel basso dei nostri vani ragionamenti. Dio ci sfugge sempre, la sua volontà e il suo amore travalicano sempre ogni umana previsione e ogni umano calcolo.

Giungendo al Vangelo, Dio viene presentato come un padrone che incessantemente esce per chiamare gli “operai” per la sua vigna. Esce a tutte le ore del giorno, senza discriminare nessuno, ma rivolgendo a tutti l’invito a non rimanere “senza far niente”, ma a recarsi presso la sua vigna e così collaborare perché essa produca frutto abbondante.

È proprio questa chiamata che scaturisce dalla libera iniziativa divina a sorprenderci. È Lui che chiama. È sua la voce, perché è sua la vigna. Ognuno è quindi chiamato ad offrire il proprio contributo, senza dimenticare però la nostra realtà di servi. Nella vigna c’è posto per tutti. Ognuno può occuparsi di un particolare settore, di una missione speciale. Anzi, possiamo dire che ognuno di noi è pensato proprio in relazione ad uno specifico progetto, che dobbiamo sforzarci di portare a piena realizzazione. Per tutti c’è la medesima ricompensa.

Quando il padrone fa chiamare i servi per dar loro la paga, stranamente chi ha lavorato dal mattino presto riceve la stessa ricompensa di chi è stato chiamato all’ultima ora. Scatta la mormorazione. Ciò che agli occhi dei servi della prima ora, e forse anche a noi, sembra ingiusto e senza senso, è invece annuncio della assoluta generosità di Dio, che fa delle sue cose quello che vuole.

È bello e incoraggiante considerarsi “assunti” dal Signore per lavorare nella sua vigna che è la Chiesa, che è il mondo, che è l’umanità. Non importa quando siamo stati raggiunti dalla sua dolce chiamata, non importa quante “ore” abbiamo lavorato. È invece importante impegnarsi a non cadere nella prigionia dell’ozio o della rassegnazione, ma rispondere operosamente a Colui che ci chiama. Dio è sempre pronto a ricompensarci con sovrabbondanza, anche se ci rendiamo disponibili alla sua opera solo all’ultima ora. Ci che conta è scuoterci ed andare!

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