Attendere è già convertirsi
Commento al Vangelo di domenica 4 dicembre 2022 - II domenica di Avvento - Anno A
di Michele Pittalis
L’Albero di Iesse, cerchia di Geertgen tot St. Jans (1500 ca). Rijksmuseum di Amsterdam (particolare)
4' di lettura
4 Dicembre 2022

Giovanni Battista è uno dei protagonisti privilegiati dell’Avvento. La sua figura, così austera e affascinante, irrompe in questo tempo di attesa e di preparazione al Natale, con la sua parola convinta e forte, capace di smuoverci dall’anestesia esistenziale in cui viviamo, risucchiati dalle cose da fare, dai nostri progetti, dalle nostre urgenze.

I Vangeli sono attenti nel presentare la personalità di Giovanni, evidenziandone il suo stretto legame con Gesù e la sua identità di Messia. Giovanni infatti non parla di se stesso: la sua unica premura è scuotere sapientemente i cuori affinché si aprano ad accogliere la presenza e la parola del Maestro.

La liturgia della Parola di questa II domenica, si apre con la visione di Isaia, che presenta l’immagine misteriosa del “germoglio di Iesse”, sul quale riposerà in maniera unica la vita stessa di Dio, il suo Spirito, che conferirà a questo misterioso personaggio alcune caratteristiche particolari per la sua missione, insieme alla speciale predilezione per i poveri e i dimenticati, spesso vittime di angherie e di ingiustizie.

L’apparire di questo “germoglio” muta le sorti della storia, inaugurando un tempo di “pace messianica” che conduce il creato, e l’umanità in esso, ad una riconciliazione universale, quasi un ritorno all’armonia primigenia del Paradiso.

Il cammino dell’Avvento, in quanto attesa dell’incontro col Signore che viene, implica accogliere questo messaggio di riconciliazione. La venuta del Redentore, del Messia prefigurato nelle parole di Isaia, costituisce la possibilità di un capovolgimento della storia, in cui ogni contrapposizione è finalmente ricomposta nella piena concordia.

Ecco perché Paolo parla di accoglienza: sapendoci accolti dal Signore, riconciliati con Lui e in Lui, siamo chiamati ad accoglierci vicendevolmente, realizzando così quella pace messianica, iniziata con l’Incarnazione del Verbo e sigillata con la Pasqua.

Giovanni Battista si staglia con la sua solennità dalla pagina del Vangelo di Matteo, nel quale troviamo diverse suggestioni riguardo alla persona e alla missione del Precursore. Prima di descriverlo, Matteo ce lo presenta mentre predica, donandoci anche il contenuto di questo annuncio. L’invito forte di Giovanni è alla conversione, cioè a quel cambiamento del cuore e della vita che solo la coscienza della vicinanza del Regno può suscitare. È unicamente l’incontro con Gesù che può muovere il nostro cuore ad un vero rinnovamento del nostro esistere ed agire.

Tutti gli Evangelisti sono concordi nell’attribuire a Giovanni le parole di Isaia. Egli è la “voce che grida nel deserto”, e ciò che chiede è espresso da due verbi tipici dell’Avvento: “preparate” e “raddrizzate”. Preparare la via al Signore significa essere disposti a camminare con Lui e verso di Lui, in quei “sentieri” che Egli ha tracciato, e dai quali con la nostra disobbedienza e il nostro peccato, spesso abbiamo deviato. È la strada della Croce che dobbiamo percorrere, unica e vera via attraverso cui l’amore misericordioso di Dio, disceso a noi nel mistero dell’Incarnazione, giunge al pieno compimento.

Le parole di Giovanni si fanno sempre più esigenti. Non vi è spazio per tentennamenti o forme più o meno eleganti di ipocrisia e doppiezza. La venuta del Signore esige verità e fedeltà, fugge il compromesso, pretende le necessarie rinunce.

La durezza delle parole del Battista non vuole generare paura o tristezza, ma è necessaria per disporci a cogliere la preziosità del momento, per tenere viva la speranza. Perché è questo il dono dell’Avvento: generare e conservare la speranza nella sicura venuta del Signore, in ogni tempo, fino alla parusia. Apriamo gli occhi sulla sua quotidiana opera di salvezza, che nel battesimo di Spirito Santo e fuoco che abbiamo ricevuto, ci ha resi suoi figli, perennemente amati e perdonati.

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