Il rischio della scelta
Commento al Vangelo di domenica 10 marzo 2024 - IV Domenica di Quaresima - Anno B
di Andrea Biancu
Henry Ossawa Tanner, Gesù e Nicodemo (1899), Pennsylvania Academy of the Fine Arts, Filadelfia, Usa
3' di lettura
8 Marzo 2024

La pagina evangelica di questa IV domenica di Quaresima è tratta dal dialogo tra Gesù e Nicodemo narrato dall’evangelista Giovanni nel capitolo 3. Nicodemo viene definito come uno dei capi del potere religioso nel Tempio di Gerusalemme che vuole incontrare Gesù ma lo fa di notte (cfr. Gv 3, 1-2): si può pensare che questa opzione sia dettata dal timore dei Giudei, quindi solo per precauzione. Proviamo ad entrare nel cuore e nella mente di questo “discepolo nel buio” e capire il motivo di questa scelta. 

Nicodemo non viene da Gesù con una domanda, ma con una conclusione: «Sappiamo» (Gv 3, 2). Non è un uomo in ricerca: è come un maestro che pensa di avere già la risposta in tasca. Per portare fuori dal “fondale dell’anima” ciò che custodiamo forse è necessaria la notte: essa è rivelatrice di tante cose, come fosse un’anticamera prima di entrare nel nuovo giorno e nella luce piena. La notte, nel Vangelo di Giovanni, è il momento in cui si inciampa, si tradisce, si congiura, si piange (nel racconto della Passione sono diversi i riferimenti alla notte). Nel brano odierno la notte con Gesù acquista un altro significato: quello della nascita («Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto» Gv 3, 7) e quello della luce che splende nelle tenebre («la luce è venuta nel mondo [..] chi fa la verità viene verso la luce» Gv 3, 19.21). Nicodemo vive con la luce della Legge mosaica, fatta di divieti e precetti da osservare e imporre agli altri. L’incontro notturno gli permette di porsi degli interrogativi e iniziare la ricerca non da ciò che conosce già ma dall’incontro, dall’esperienza, dalle parole di Gesù. 

Nicodemo in quella notte compie un passaggio interiore dal legalismo alla riscoperta di un Dio che è Padre e che ama: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna» (Gv 3, 16). Forse dopo quelle parole comincia a rivedere la sua vita, le sue idee, la sua fede e lo fa con una luce nuova, quella della carità che diventa dono perché nessuno si perda nelle proprie tenebre («che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato» Gv 6, 39).

Il monaco Anselm Grün ha scritto: «La vita è sempre un rischio e ogni incontro cela sempre dei rischi. Io devo avere il coraggio di uscire da me, decidermi per qualcosa anche se non conosco l’esito di questa mia scelta. Chi non sceglie mai, chi ha sempre bisogno di cautelarsi, costui perde anche l’occasione di vivere». Ecco perché Gesù dice a Nicodemo che deve rinascere dall’alto: per non rimanere fermo e camminare nella verità occorre guardare da un’altra prospettiva e con una luce nuova, «perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio» (Gv 3,21).


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