Dall’incontro col Risorto: la totalità dell’Amore
Commento al Vangelo di domenica 1 maggio 2022 - III di Pasqua - Anno C
di Michele Casula
Tobias Verhaecht, Apparizione di Gesù risorto agli apostoli sul lago di Tiberiade (inizio sec. XVII)
5' di lettura
1 Maggio 2022

Giovanni racconta questa ulteriore apparizione di Gesù risorto agli apostoli e questa volta non siamo nel cenacolo ma sulle rive del lago di Tiberiade, in Galilea. I discepoli riprendono la pesca, erano infatti pescatori prima che tutto iniziasse. Da come scrive l’evangelista, sembra che davvero tutto sia finito e che non ci sia quel tono di entusiasmo che caratterizzava le pagine precedenti, quando Gesù si mostra vivente e li manda come testimoni della sua misericordia. «Salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla».

In poche parole c’è la descrizione della loro vita senza Gesù, della loro fede senza la forza dello Spirito del Risorto, è descritta la loro povera comunità senza il Signore in mezzo.

Viene descritta la nostra realtà di comunità che faticano e spesso si scoraggiano, perché, nonostante i nostri sforzi, spesso le reti rimangono vuote. La comunità dei cristiani senza Gesù è come una barca che non pesca nulla, che getta le reti di cose da fare, di eventi e organizzazioni, ma che rimangono vuote e insignificanti.

La Pasqua non è esporre pizzi e merletti che soddisfano più la nostra vanità che la bellezza delle liturgie, non è aumentare il fumo dell’incenso e il minutaggio delle nostre celebrazioni che spesso lasciano freddo il cuore della gente. Siamo chiamati come presbiteri e comunità ad obbedire all’invito del Signore che ci chiede, dopo una notte senza pesca, di gettare ancora le reti.

Gettare le reti per ritrovare tanta gente delusa e ormai lontana dalla fede, per ridare speranza a chi ha perso ogni speranza, per portare a tutti la presenza di Cristo risorto nella vita di tutti i giorni. Gesù invita i discepoli e noi ad un nuovo gesto di coraggio, che è quello di fidarsi delle sue parole.

E dopo aver gettato le reti queste si riempiono di nuovo, in modo sovrabbondante e ciò avviene perché è Lui che agisce, se ci fidiamo della sua Parola. L’evangelista arriva a dirci il numero di 153 grossi pesci. Ci sono varie interpretazioni su questo numero, di fatto esso è come una profezia che indica come la comunità dei cristiani sia capace, con Gesù in mezzo, di creare rete nel mondo con tutte le specie umane, tutte le nazioni.

Nella rete del Vangelo c’è davvero posto per tutti e chi vive il Vangelo è capace di creare reti di relazioni che non si rompono.

Gesù anche questa volta non viene riconosciuto dalle fattezze del volto ma dalla sua azione. È l’apostolo Giovanni che, vedendo questa pesca miracolosa, usa una forte espressione di fede tipica dei primi cristiani: «È il Signore!». E da qui inizia un movimento di ritorno a lui, con Pietro che si getta in mare e va verso di lui.
Quando nessuno se lo aspetta, Gesù intraprende l’itinerario d’amore che coinvolge la vita di Pietro. «Simone mi ami più di costoro?» Gesù punta su
un amore irriducibile, senza rimpianti, pronto a tutto. «Mi ami?», così una seconda volta, una terza volta. Davanti all’amore totale di Pietro, Gesù gli affida gli uomini. Gli mette anche nel cuore una delicata inquietudine. Pietro fa memoria, davanti a questo richiamo all’amore tre volte ripetuto, del suo insistente rinnegamento nel momento della prova. La scena si conclude come era iniziata l’avventura tra Gesù e Pietro. Era iniziata con un comando dolcissimo: «Seguimi», si conclude con le stesse parole: «Seguimi», ma quel comando ha un sapore diverso: adesso Pietro è un uomo nuovo, è pronto a morire sulla croce. Adesso sa che non c’è amore più grande che dare la vita per la persona amata. «Seguimi, Pietro fino alla croce». Pietro seguirà Gesù, lasciandosi portare da lui, lasciandosi condurre dalla passione del Vangelo. Pietro è un uomo nuovo, un frutto della Pasqua.

Lasciamoci anche noi interpellare da quella triplice domanda di Gesù a Pietro e l’argomento è l’amore. Non è la perfezione che Lui cerca in me, ma l’autenticità e se anche l’avrò tradito per mille volte, lui per mille volte mi chiederà: mi vuoi bene? E non dovrò fare altro che rispondere, per mille volte: «Sì, ti voglio bene».
Allora anche le nostre comunità potranno imbandire la Mensa della Parola, dell’Eucarestia e della carità, dove ogni persona, affascinata da una chiesa dell’Amore, potrà trovare posto.

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