Dio ci ha creato per l’eternità
Commento al Vangelo di domenica 6 novembre 2022 - XXXII domenica del Tempo ordinario Anno C
di Michele Casula
5' di lettura
4 Novembre 2022

La Parola di Dio di questa domenica ci invita a riflettere sulla vita eterna. Nel mese di novembre, dedicato ai santi e ai defunti, questo continuo richiamo all’immortalità dell’anima giova alla nostra salute spirituale, per meglio orientare la nostra esistenza nella prospettiva eterna. In questi giorni la nostra mente e il nostro cuore sono attraversati da ricordi, volti, persone che hanno condiviso la nostra vita, persone che ci hanno e abbiamo amato e che oggi speriamo vivano nella gioia eterna. Chissà quante volte abbiamo rivolto a Dio o ad un sacerdote questa domanda: «Cosa c’è dopo la morte? Come saremo?». Un bambino, parlando dei santi, mi disse: «Sono quelli che quando muoiono diventano statue e facciamo la festa!». Certamente con la sola ragione l’uomo non riuscirà mai a darsi una risposta esauriente sul dopo la vita terrena. Il credente deve con umiltà porre questa domanda a Dio e mettersi in ascolto della sua rivelazione: Lui ci da la risposta al senso del vivere e del morire. Non dobbiamo porci davanti a Dio come fanno i sadducei, una setta religiosa dell’oligarchia ebraica che non credeva alla risurrezione, i quali pongono a Gesù una domanda provocatoria sul dopo la morte, inventandosi una storia assurda, basata sulla legge del Levirato che dava la possibilità ad una vedova di risposarsi col fratello del defunto marito. Chi dei sette fratelli di cui parlano nel Vangelo avrebbe dovuto, in un eventuale aldilà, sposare la donna che in vita li aveva sposati tutti. La domanda è sarcastica: per i sadducei, neppure Dio avrebbe potuto risolvere quel caso, per il semplice motivo che per loro l’aldilà non esiste. Gesù, come nel suo stile, non risponde direttamente ai sadducei, ma ribalta completamente il loro ragionamento assurdo, partendo dalla storia di salvezza e svelando il mistero dell’aldilà. Noi non facciamo parte di una storia di morti, ma di viventi («Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui») e porta come esempio la storia ebraica. Noi siamo dentro una lunga storia che parte da Abramo e che diventa eterna, e, dentro questa storia abbiamo non solo il ricordo delle persone, ma un legame con persone vive: «Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe».

Le relazioni che danno ricchezza alla nostra esperienza non sono destinate ad essere annientate ma la nostra umanità è destinata a ricongiungersi in Cristo ad iniziare da subito. Perché siamo figli della resurrezione, crediamo e costruiamo la vita futura, siamo figli di Dio, apparteniamo a lui. Per il credente c’è un modo di intendere e vivere la vita: ed è quello che va oltre la sfera materiale. C’è un Dio che chiama l’uomo ad andare “oltre” la pura materia e che lo invita ad incontrarlo nella sua dimensione più vera; questo comporta anche alzare lo sguardo al cielo e vedere che abbiamo una speranza in tutte le cose che facciamo che va ben oltre la morte. Il Dio di Gesù Cristo è un Dio dei viventi: e le cose che si fanno per fede, credendo in lui, vanno ben oltre la sfera della materialità. Chi crede nel Dio di Gesù Cristo sa bene che Lui è risorto e ci ha voluto tutti quanti risorti con Lui, non in un mondo futuro che dovrà venire, ma qui, nella vita di ogni giorno. Come? Non solo facendo il nostro dovere minimo, non solo vivendo i precetti minimi della fede, non solo interpretando i fatti concreti della vita di ogni giorno alla luce della nostra natura umana. Perché la vita di fede non è un insieme di casi da risolvere volta per volta affidandoci al Dio che ha le risposte pronte per tutto; vuol dire, fondamentalmente, andare dietro a Gesù riponendo tutta la nostra fiducia in lui, che è il Dio dei vivi, non dei morti, e per questo ogni giorno ci fa ripartire da capo.

La mentalità umana e terrestre dei sadducei contrastava con la visione di vita nuova e vita senza legami affettivi, fisici o giuridici che Gesù cercava di far capire a quanti chiedevano delucidazioni sul mistero della risurrezione finale. Gesù rispose facendo un confronto tra tempo presente e vita futura, dicendo parole che illuminano la mente ed il cuore di ogni credente, se è aperto alla parola di Dio: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio». Sono proclamate verità di fede inconfutabili: nel regno di Dio non ci sono vincoli affettivi, corporali o giuridici tra gli esseri umani, in quanto tutti siamo fratelli e sorelle in Cristo e noi appartiamo esclusivamente a lui. Si ha la certezza della risurrezione finale, in quanto non si muore una seconda volta, perché siamo uguali agli angeli, per cui essendo figli di Dio da sempre e per sempre, noi vivremo con lui e in Lui in eterno.

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