Lo spreco alimentare
Una vera emergenza mondiale, si stima che in un mondo in cui almeno 8% della popolazione soffre la fame, circa un terzo del cibo prodotto viene sprecato.
di Mariantonia Monni
4' di lettura
1 Dicembre 2022

Il cibo è salute, identità, cultura, festa e tanto altro. Purtroppo la sua produzione “si porta” dietro un aspetto poco edificante, quello dello “spreco alimentare”. Per spreco alimentare si intende «l’insieme dei prodotti scartati dalla catena agroalimentare, che per ragioni economiche, estetiche o per la prossimità della scadenza di consumo, seppure ancora commestibili e quindi potenzialmente destinati al consumo umano, sono destinati ad essere eliminati o smaltiti» (Ministero della Salute).

È una vera emergenza mondiale, si stima infatti, che in un mondo in cui almeno 8% della popolazione soffre la fame, circa un terzo del cibo prodotto viene sprecato! Nei Paesi dell’Ue, questa cifra si aggira intorno al 20%, con effetti negativi sull’economia ma anche sull’ambiente e sul clima, a causa dell’impatto negativo sul dispendio energetico e sullo smaltimento dei rifiuti. Per produrre cibo, infatti sono necessarie risorse naturali come terreno, acqua ed energia che sappiamo non essere inesauribili. Inoltre, si stima che le emissioni associate allo spreco alimentare rappresentino l’8-10% del totale dei gas serra. Basti pensare che ogni tonnellata di cibo sprecato è responsabile della produzione di 4,5 tonnellate di CO2, con un impatto devastante sull’ambiente in cui viviamo e quindi sulla nostra salute.

Gli alimenti sono sprecati lungo l’intera catena di produzione alimentare: nell’azienda agricola, durante la trasformazione e la lavorazione, nei negozi, nei ristoranti, nelle mense e in ambito domestico (lo spreco casalingo sembra essere fra i più consistenti!). I prodotti maggiormente sprecati sono le verdure (25%), seguono latte e latticini (17,6%) e frutta (15,6%). Circa la metà del cibo buttato è rappresentato da prodotti che non sono stati consumati in tempo e sono per esempio “andati a male” perché ammuffiti o scaduti. Come detto molti degli sprechi di cibo avviene purtroppo nelle nostre case e per poter ridurlo potrebbe essere utile seguire alcuni consigli. Per esempio, acquistare senza eccedere nelle quantità e cucinare la porzione di cibo che si intende realmente mangiare.

Fare la lista della spesa, leggere le date di scadenza permette di fare attenzione a ciò che ci serve realmente. Seguire le indicazioni per la conservazione, con particolare riferimento alla catena del freddo e riciclare sempre gli avanzi in nuove ricette. Ancora, prediligere i prodotti stagionali è fondamentale per la nostra salute (perché ci permette di mangiare cibi più gustosi e nutrienti) e per quella del pianeta, perché ci aiuta a ridurre gli sprechi energetici (per far maturare frutta fuori stagione è necessaria più energia artificiale). È sempre raccomandato scegliere prodotti a km zero. La filiera agroalimentare infatti, è caratterizzata da un grande numero di passaggi, dal produttore al consumatore finale, quindi quando scegliamo cibo non locale stiamo consumando un prodotto che ha viaggiato per migliaia di chilometri prima di arrivare sulla nostra tavola, coinvolgendo numerosi intermediari e reso necessari l’utilizzo di mezzi di trasporto che contribuiscono ad aumentare il livello di emissioni inquinanti.

L’aumento dei prezzi a cui abbiamo assistito in questi mesi, ha contribuito ad adottare comportamenti più responsabili per ridurre le spese e migliorare il bilancio familiare, ma nonostante ciò il problema resta ancora rilevante. Lo spreco alimentare non incide solo sul bilancio familiare ma è una vera questione etica, sociale ed ambientale. Usare il cibo in modo consapevole, evitando sprechi inutili non solo è un investimento economico ma è un vero e proprio atto di responsabilità verso la propria salute e il nostro pianeta.

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