Sulle tracce di un legionario dimenticato
Abbiamo potuto apprezzare la validità e l’efficacia della epigrafia attraverso lo studio attento di un importante documento ritrovato nelle campagne di Posada nel 2012
di III C Liceo Classico Nuoro
5' di lettura
18 Ottobre 2023

Una delle discipline legate agli studi classici tra le più affascinanti ed utili a rendere a noi vicino ciò che è così lontano nel tempo è sicuramente l’epigrafia: si tratta di una materia di studio particolarmente importante perché ci permette di comprendere la storia e la cultura delle società antiche attraverso l’analisi delle iscrizioni su monumenti, edifici e oggetti. Ci aiuta a ricostruire la vita quotidiana, le istituzioni, le credenze religiose e politiche, la lingua e la scrittura di queste società. Inoltre, l’epigrafia è spesso unica nella fornitura di informazioni storiche, poiché molte fonti scritte antiche sono andate perdute nel tempo. Pertanto, l’epigrafia è fondamentale per la comprensione della storia antica e per la conservazione del patrimonio culturale.  In qualche modo raffigura quelle che sono «Le pedate furtive della storia minore, quasi sempre più maestra di ogni altra…», come scrive Gesualdo Bufalino nel suo libro Museo d’ombre.

Questa frase suggerisce che la storia minore, ovvero quella che spesso viene trascurata o ignorata, può in realtà essere più preziosa e istruttiva di quella maggiore. La descrizione delle “pedate furtive” suggerisce che queste lezioni della storia minore possono essere trovate solo con un’attenta ricerca, ma una volta scoperte possono essere molto significative. Questo enfatizza l’importanza di considerare tutte le storie, grandi e piccole, per comprendere appieno il passato e le sue lezioni per il presente e il futuro.

Ogni desiderio, dolore, dedica
è ricamato nelle nostre vesti
Così i fini, le chiavi, i viaggi,
(nell’essenza loro) i giorni

Consacrammo infiniti respiri all’uomo
Perché ciascuno tenderà a cercare specchi
e a leggersi negli altri
e a frugare dentro di sé

Abbiamo potuto apprezzare la validità e l’efficacia della epigrafia attraverso lo studio attento di un importante documento ritrovato nelle campagne di Posada nel 2012, e ora conservato nel Museo Archeologico Nazionale di Nuoro, aperto per la prima volta nel 2002. Come è noto l’edificio si trova nel centro storico di Nuoro vicino al Monte Ortobene nei pressi della Cattedrale di Santa Maria, nel cuore della Barbagia. Ha sede in un palazzo ottocentesco appartenuto a Giorgio Asproni (politico intellettuale sardo del XIX secolo). Dal dicembre 2014 il museo è gestito dal Ministro per i beni e le attività culturali tramite il Polo, e dal dicembre 2019 è diventato Direzione regionale dei Musei. Sicuramente rappresenta un importante riferimento culturale per tutto il territorio circostante, infatti la ricca collezione di reperti archeologici e paleontologi, che provengono dell’intera provincia, racconta la storia dei territori della Barbagia e dell’Ogliastra dalle origini all’età Medievale. Ci sono molte epigrafi fra cui quella da noi studiata: si tratta di un diploma militare, ossia un attestato di congedo di un soldato che aveva servito l’esercito romano e risalente al II secolo d. C. Questo può definirsi come l’età d’oro dell’Impero Romano, e gran parte del merito è da attribuire all’imperatore Traiano, noto con il titolo di optimus princeps, che portò l’impero alla sua massima estensione, intraprese un grande programma di opere pubbliche e rinnovamento sociale e divenne famoso per la sua saggezza. Ispirò la sua attività politica ad un importante programma di riforme, tra le quali si ricordano la diminuzione delle tasse, il rilancio dell’attività agricola, l’aiuto verso i piccoli proprietari terrieri, l’obbligo per i senatori ad investire un terzo del loro capitale sull’agricoltura. Ed ancora sono da menzionare le creazioni degli alimenta, una concessione di denaro dalle casse imperiali verso i piccoli e medi proprietari terrieri, la costruzione di edifici pubblici, la realizzazione dei porti di Ancona, Ostia, Civitavecchia, l’effettuazione di collegamenti stradali tra la Gallia e il Ponto Eusino, la ramificazione della Via Appia, tra Benevento e Brindisi, la costruzione del foro Traiano e i mercati traianei. Il ritorno dell’imperatore Traiano a Roma dopo la vittoria contro la Dacia rappresenta un evento molto importante per la città. 

Ci sembra significativo e suggestivo far parlare direttamente l’epigrafe dando idealmente la parola al protagonista, Annibale:

«Mi chiamo Annibale, il mio nome è sardo-punico e porta la stessa radice di “nuraghe”. Sono figlio di Tabilati, marito di Iurini e padre di due figli e tre figlie. La mia famiglia è benestante, infatti posso permettermi l’equipaggiamento militare: una corazza, chiamata “loricum”, un elmo, il galeum, e due spade, il gladius a sinistra, più lunga, il pugio a destra, non più ampia di un palmo, in quanto legionario di fanteria. Ho preso parte alla coorte “II Gemina Ligurum et Corsorum”, stanziata in Sardegna. Ho effettuato circa venticinque anni di servizio militare, ai tempi dell’imperatore Traiano, così ho ottenuto la cittadinanza e da questa diritti e privilegi: posso votare in assemblee e comizi, sposarmi legalmente e possedere beni e cariche pubbliche. Nato contadino, sono sempre stato abituato alla fatica e a camminate a lungo, grazie alla mia robusta corporatura».


A cura degli alunni della classe III C Antonio Bonifacio, Sofia Cabitza, Chiara Concu, Lucianna Delogu, Clara Ena, Mauro Fronteddu, Karmukda Intharamat, Maria Grazia Rita Goddi, Mariantonietta Lai, Beatrice Loi, Pietro Mezzettieri Becconi, Lucia Tola, Yuliana Usai Milia, e di Valeria Contu della classe III A

Coordinamento didattico Venturella Frogheri

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