La pienezza dell’amore
Commento al Vangelo di domenica 19 maggio 2024 - Domenica di Pentecoste - Solennità - Anno B
di Andrea Biancu
Jean-Marie Pirot- Arcabas, Pentecoste, Monastero Notre-Dame du Cénacle, Lione, Francia
4' di lettura
18 Maggio 2024

Ogni anno la solennità di Pentecoste ci ricorda che il dono dello Spirito Santo è il vertice che conclude e dà pienezza al tempo pasquale che abbiamo vissuto. La pagina evangelica ci riporta ancora una volta al Cenacolo, lo stesso luogo dove avverrà l’effusione dello Spirito che rafforzerà gli apostoli per essere annunziatori del Vangelo e segnerà l’inizio del cammino della Chiesa nella storia.

Possiamo fare a meno del dono dello Spirito? Rispondendo in maniera teorica nessun credente direbbe che è superfluo, ma molto spesso pensiamo e agiamo (come singoli e soprattutto come comunità cristiana) senza mettersi sotto la sua azione, fidandoci solo del nostro intuito tante volte rivelatosi ingannevole. Durante questi anni del cammino sinodale abbiamo riscoperto un’antica preghiera di invocazione allo Spirito Santo, proclamata all’inizio dei concili, momenti cruciali della storia della Chiesa: «Siamo qui dinanzi a te, […] assistici, scendi nei nostri cuori. Insegnaci tu ciò che dobbiamo fare, mostraci tu il cammino da seguire tutti insieme […] perché siamo una sola cosa in te e in nulla ci discostiamo dalla verità».

Per metterci in cammino nella ricerca della verità occorre capire che c’è una gradualità, ricordarsi che la fede può diventare come un macigno se viene offerta senza progressione e senza una crescente assimilazione, come una zavorra pesante che al posto di agevolare il percorso rischia di fermarlo. La verità non è una pietra che ci cade dall’alto sulla testa, non è qualcosa che ci schiaccia ma una mano tesa per non sentirsi soli, una parola giusta che apre a una percezione nuova.

Durante l’ultima cena le parole di Gesù descrivono questa gradualità: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future» (Gv 16, 12-13). Ci sono pagine pesanti da vivere, questioni difficili da comprendere, situazioni che hanno bisogno di essere accettate, ma non è possibile che tutto avvenga con la “tempistica dell’immediato”: ognuno ha i suoi tempi, ogni realtà ha i suoi momenti di passaggio, l’importante è non chiudersi e lasciarsi guidare, dare fiducia. Ecco perché lo Spirito rispetta quei tempi senza però rinunciare a condurci alla verità tutta intera.

Se ripensiamo al Cenacolo abbiamo di fronte a noi uomini disorientati, incapaci di comprendere quelle parole e soprattutto non preparati a quello che sta per succedere al Maestro e a loro stessi. Gesù comunica che ci sarà chi “guiderà” e chi “annuncerà”: è la garanzia che non saranno soli nella ricerca, è l’energia che permetterà di non fermarsi e di affrontare i tanti ostacoli per portare il messaggio evangelico nel mondo di allora, di oggi e del futuro.  

L’annuncio dello Spirito di verità, da quel primo Cenacolo, non ha mai smesso di soffiare nei cuori di chi realmente lo cerca e ha portato tanti frutti che confermano le parole di Gesù: «Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà» (Gv 16, 14). Lo Spirito ci rivelerà l’azione di Dio nel momento di gloria che è la Croce: a noi il coraggio di alzare gli occhi e contemplare nel Crocifisso-Risorto la pienezza della verità dell’amore.


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