Fare la volontà del Padre
Commento al Vangelo di domenica 1 ottobre - XXVI Domenica del Tempo ordinario - Anno A
di Michele Pittalis
Andrei Nikolayevich Mironov, Parabola dei due figli (2012)
4' di lettura
1 Ottobre 2023

Entriamo con il Vangelo di questa domenica, nell’ultimo periodo della attività profetica di Gesù nel Tempio. Gesù inizia un discorso rivolto «ai capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo», per smuoverli dalla presunzione della salvezza che viene dall’osservanza pedissequa della Legge, che spesso nascondeva in loro un atteggiamento di autosufficienza e di disprezzo verso chi è considerato incapace di Dio, destinato inesorabilmente alla condanna.

Due fratelli vengono inviati dal Padre a lavorare nella vigna. Il primo all’inizio si rifiuta, poi si pente e ci va; il secondo accetta di andarci, ma poi non ci va. La domanda che Gesù pone, vuole certo smascherare il cuore doppio dei capi e degli anziani, ma soprattutto vuole richiamare la possibilità, che Dio ammette e benedice, che all’inizio non si comprenda la chiamata del Signore, una chiamata per l’oggi, ma poi si obbedisca, in seguito al pentimento. 

San Paolo, nell’esordio dell’inno cristologico della Lettera ai Filippesi, fa un’affermazione che troppo spesso si dimentica o si trascura: «Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù». Questo si traduce in un atteggiamento di ascolto della chiamata, della possibilità comunque contemplata del rifiuto, con la straordinaria capacità terapeutica e di rinascita del pentimento, fino alla missione nella vigna. Colui che sembra disobbediente, alla fine obbedisce; colui che all’inizio obbedisce, poi rinnega la sua stessa vocazione. In seguito, Gesù offre un’applicazione della parabola, che sconvolge e richiama alla verità del nostro essere discepoli: «I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio». Ciò che discrimina l’atteggiamento degli anziani e dei capi, e di coloro che nella mentalità ebraica del tempo erano considerati l’emblema del peccato e della esclusione dalla salvezza, sta tutto in un verbo: credere. I capi e gli anziani non hanno creduto, i pubblicani e le prostitute hanno creduto.

Gesù ci consegna quindi un altro atteggiamento assolutamente fondamentale e necessario. Come il primo figlio si pentì per andare nella vigna, così Gesù rimprovera i capi e gli anziani di non essersi «nemmeno pentiti così da credere». Senza questo pentimento, che è riconoscere in tutta umiltà il proprio bisogno di salvezza, il proprio limite, il proprio peccato, la bellezza della propria chiamata, non è possibile entrare nel nuovo dinamismo della fede, che mette in moto il cuore per cominciare o ri-cominciare la nostra missione.

Siamo chiamati a lavorare nella vigna del Signore, ad occupare quel posto che nella Chiesa e nella comunità dei credenti, Dio ha pensato per ciascuno di noi e solo per noi. Non bisogna cercare niente di troppo alto, si tratta semplicemente di vivere bene ciò che il Signore ci dona di vivere, nella fedeltà al proprio stato. È facile anche per noi cadere nel “Non ne ho voglia”, sprofondando nello scoraggiamento, nell’apatia, nel senso di inutilità, in una resa che si colora di fallimento. Superando ogni possibile resistenza interna ed esterna, ritroviamo il coraggio di dire il nostro “si” incondizionato a Dio che ci chiama.

Le parole del profeta Ezechiele rievocano la responsabilità delle nostre azioni e delle nostre omissioni. Non illudiamoci di poter imporre la ristrettezza dei nostri giudizi o del nostro modo di vedere le cose. Quante volte pensiamo «Non è retto il modo di agire del Signore»! Quante volte “accusiamo” Dio di comportarsi in una maniera ingiusta nei nostri confronti? Quante volte presumiamo di poter insegnare a Dio come deve esercitare la sua Signoria? Quante volte ci ergiamo a giudici della volontà di Dio, desiderando più o meno consapevolmente di imporre a Dio la nostra volontà? Entra qui in gioco la nostra responsabilità personale: il male, il peccato, portano morte. La conversione, dalla malvagità del peccato e dai compromessi col mondo, conduce alla salvezza e alla vita. Ma prima occorre riflettere, allontanarsi, e accogliere la chiamata di Dio.

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