Il fruttosio
di Mariantonia Monni
3' di lettura
30 Maggio 2021

Il fruttosio è uno zucchero semplice che si trova naturalmente nella frutta, nel miele e in alcuni vegetali. Viene utilizzato nell’industria alimentare e aggiunto a moltissimi alimenti, ad esempio nei biscotti, nelle torte, nei cereali da colazione e in molti prodotti dolciari perché permette di allungarne i tempi di conservazione e impedisce alle bevande in cui è inserito, come quelle gassate o i succhi di frutta, di cristallizzare.

A differenza della forma naturale, il fruttosio “industriale” non deriva dalla frutta ma viene ottenuto dal glucosio presente nell’amido di mais, un altro zucchero semplice e chimicamente simile. Il fruttosio ha un potere dolcificante superiore rispetto al saccarosio (il comune zucchero da cucina), quindi dovrebbe servirne meno per dolcificare e ha un indice glicemico più basso rispetto a quest’ultimo. Queste caratteristiche a prima vista sono positive e sembrerebbero confermare la tesi secondo la quale il fruttosio dovrebbe essere il sostituto ideale del saccarosio. Tuttavia tale affermazione non è corretta in quanto il fruttosio viene metabolizzato ovvero scomposto e trasformato principalmente nel fegato e oltre a produrre energia per il corpo crea altri derivati come l’acido urico. Se la quantità di fruttosio ingerita sistematicamente è elevata, questa via metabolica si altera e viene prodotto un eccesso di acido urico con possibile aumento dell’uricemia. Inoltre, una volta assorbito, il fruttosio in eccesso viene comunque trasformato in glucosio a livello epatico. A questo punto può seguire due vie: o viene accumulato e trasformato in glicogeno epatico (una riserva di zuccheri), oppure in trigliceridi che poi vengono immessi nel sangue con conseguente aumento della trigliceridemia, situazione quest’ultima che rappresenta uno dei fattori di rischio per le malattie cardiovascolari. Inoltre i trigliceridi presenti in eccesso nel fegato potrebbero portare, nel tempo, alla comparsa o peggioramento di un’altra patologia: la steatosi epatica (fegato grasso).

Infine è vero che il fruttosio non stimola l’insulina come altri zuccheri semplici, ma eccedendo nel consumo si hanno comunque effetti negativi fra cui la comparsa o peggioramento di insulino resistenza, situazione che può portare all’insorgenza del diabete, con gravi ripercussioni sulla salute specie nei pazienti che già soffrono di malattie del metabolismo o di sindrome metabolica. Questo vale soprattutto per il fruttosio isolato e usato come dolcificante o correttore di sapori. Il fruttosio contenuto nella frutta non pone particolari problemi (a meno che non si consumi in quantità eccessive), grazie alla contemporanea presenza di fibre che ne rallentano l’assorbimento e all’elevata concentrazione di altri nutrienti benefici come vitamine e minerali.

Occorre, quindi, imparare a leggere le etichette degli alimenti ricordando che i cosiddetti prodotti “senza zucchero” non sono necessariamente più salutari. Insomma“sì”al fruttosio presente naturalmente nella frutta, meglio ancora se di stagione e biologica, sempre in quantità equilibrata e nell’ambito di una vita attiva e“no” ai prodotti di sintesi ed industriali.

Condividi
Titolo del podcast in esecuzione
-:--
-:--