Università nuorese, l’Araba fenice
di Franco Colomo

30 Aprile 2021

5' di lettura

L’Università a Nuoro «ha senso solo se il territorio attrae», ha detto in una intervista concessa al nostro settimanale (leggi) il rettore uscente dell’Università di Cagliari. Per Maria Del Zompo la strada è quella di «corsi professionalizzanti che si inseriscano in un percorso di qualità della vita, offerte culturali, enogastronomiche, di alloggi, di attrazione dell’ambiente». Per commentare questi concetti abbiamo subito chiesto una intervista – prima concordata, poi promessa e attesa per giorni, infine mai rilasciata senza giustificazione alcuna e senza una parola di scuse – al commissario Fabrizio Mureddu. Prendendo atto del suo silenzio ci siamo rivolti ad altri interlocutori, anch’essi protagonisti, negli anni, delle vicende dell’università. «Essere un territorio attrattivo è proprio il nostro problema – dice Mario Zidda, ex sindaco di Nuoro chiosando le parole della professoressa Del Zompo – siamo marginali e in difficoltà. Ma serve collaborazione, atti concreti, l’Università di Cagliari dovrebbe casomai riconsiderare il suo impegno per Nuoro. In una recente visita in città anche il rettore dell’Università di Sassari ha ribadito buoni propositi ma questo mi lascia perplesso – prosegue l’ex sindaco –: dov’è questo grande sforzo? Nuoro dovrebbe chiedere conto della mancata progettualità delle università gemmanti alla università gemmata. Qual è la relazione organica tra territorio e attuali indirizzi formativi? – si chiede ancora Zidda. Abbiamo un problema in casa, servono competenze da cui accedere per dare risposte al territorio, il problema è innanzitutto di sviluppo, non solo culturale. La città è attrattiva – spiega – se ha una intelligenza creativa che la rende vivace: questa viene dai giovani che però per la maggior parte scelgono di andare fuori. Abbiamo avuto in passato associazioni di universitari che esprimevano la soggettività della componente studentesca, dove è finito tutto questo? Oggi gli iscritti sono poco più di 500, quali speranze e aspettative possiamo nutrire?». Per Mario Zidda, in definitiva, «l’università è una opportunità che non è maturata compiutamente, lo stato attuale di commissariamento non aiuta». Proprio lui era stato indicato per rilanciare l’università con la nomina a presidente della neonata Fondazione voluta da Provincia e Comune (presidente Deriu, sindaco Alessandro Bianchi) ma stoppata nel 2015 dal veto del sindaco Andrea Soddu con la nomina di un nuovo commissario per il Consorzio nella persona di Fabrizio Mureddu, ricercatore laureatosi appena due anni prima. «Io ero per il Conosorzio – ammette Zidda – mi sono trovato in una contraddizione ma è stato un rospo che ho dovuto digerire. L’università è una istituzione in cui ho creduto molto e per responsabilità ho accettato dopo un colloquio personale con l’allora presidente della Regione Pigliaru. A lui mi rivolsi – ricorda – per avere certezze circa le reali prospettive dell’università, e la risposta fu cautamente affermativa, ma anche per sapere se considerava positivamente la mia candidatura che veniva dagli enti del territorio, e la risposta fu affermativa. L’ipotesi di lavoro era quella del rilancio di una università del centro Sardegna, insieme a Oristano e allargata ad Olbia,autonoma dalle università statali, calata sulleesigenze di crescita della regione con dipartimenti e corsi su materie che guardassero allo sviluppo del territorio». Il nuovo governo della città, intanto riconfermato dai nuoresi, ha optato per una marcia indietro. Di fatto il commissariamento va avanti, senza interruzioni, dal 2009. In questo intricato susseguirsi di fughe in avanti e stop improvvisi c’è da ricordare la Legge regionale numero 2 del 4 febbraio 2016 che all’articolo 29 comma 5 recita: «La Regione, alla data di effettivo trasferimento dei beni e delle risorse, (…) subentra in tutti i rapporti attivi e passivi facenti capo alla Provincia di Nuoro in qualità di fondatore promotore della Fondazione per la promozione degli studi universitari e della ricerca scientifica nella Sardegna centrale». Anche alla luce di quel provvedimento Zidda si domanda perché la Regione non entri in gioco e ancora: «Chi sta dando oggi gli indirizzi all’università? Il Comune o la Provincia commissariata anch’essa? Chi sono i referenti del commissario? Dove e tra chi si discutono le questioni dell’università?». Ciò che afferma la Del Zompo «è una precondizione generale – afferma Bachisio Porru, già presidente del Consorzio universitario: l’attrattività non viene solo e non tanto dalla logistica quanto dalla qualità della didattica e della ricerca. Erano questi gli auspici e i dichiarata degli atti fondanti il Polo Universitario della Sardegna Centrale. Si puntava sugli studi di alta formazione per promuovere lo sviluppo di tutto il territorio con dei corsi di laurea che dovevano essere unici in Sardegna, come ad esempio il Corso di Scienze Forestali. Corsi di laurea duplicati nelle due Università sarde sono destinati a non essere attrattivi. Non sedi gemmate ma succursali di serie B. Le idee guida originarie sono ormai fuori dell’orizzonte di riflessione delle istituzioni e delle forze politiche, e consegnate alla solitudine di Commissariamenti che interessano ormai tutta la vita politica istituzionale e gli enti culturali nuoresi. Verrebbe da dire: si parva licet componere magnis… ». Il dibattito, insomma, rimane aperto. © riproduzione riservata

  • Nel nuovo numero del settimanale in edicola l’approfondimento con la Storia del consorzio e le voci degli studenti.

 

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