L'asilo di via Trieste
Una Filastrocca triste e senza finale
di Franco Colomo

12 Giugno 2023

3' di lettura

Nuoro - L’amministrazione comunale prende tempo, come previsto, sulla questione nidi. Dopo la riunione convocata per incontrare le famiglie che avevano rinnovato l’iscrizione dei propri figli all’asilo “Filastrocca” il termine per trovare una soluzione è stato fissato al 30 giugno. Entro quella data il Comune dovrà trovare un locale adeguato, che risponda a determinate caratteristiche e che abbia un costo accessibile, per ospitare ciò che rimane delle classi del “Filastrocca”, presumibilmente 12 bambini, nell’attesa che vengano completati i lavori della struttura di via Tempio. Tutto ciò sempre che le famiglie, ormai alle strette, optino per la continuità.

Non un ricatto ma poco ci manca. Quanti genitori saranno disposti a tollerare uno o addirittura due cambi di sede in corsa dopo aver scelto, da tempo, di rinnovare la fiducia al personale e alla struttura di viale Trieste?

La situazione è quella che abbiamo riassunto nello scorso numero del giornale (leggi) , confermata di fatto dalla dirigente e dall’assessora competente che si sono giustificate con la mancanza di alternative e i legami contrattuali con la cooperativa che gestisce l’asilo “Primi passi” di piazza Veneto.

Quella che è mancata è certamente una comunicazione efficace da parte dell’amministrazione. Da mesi si conosce infatti il progetto per la riqualificazione del nido di piazza Veneto poi entrato nella partita dei finanziamenti del Pnrr. Ebbene, per le famiglie dei bambini iscritti al nido “Primi passi” la comunicazione è stata tempestiva, quelli invece all’oscuro di tutto sono stati, sino a pochi giorni fa, i genitori dei piccoli del “Filastrocca”. L’attenzione alle famiglie è nei particolari. Dietro alla scelta di un nido – come hanno opportunamente ricordato alcune mamme nella riunione dello scorso 8 giugno – ci sono le esigenze delle famiglie e dei bambini. C’è la scelta di un progetto che esige continuità, accompagnamento, affettività, ma c’è anche quella di un luogo preciso della città, al centro degli spostamenti quotidiani dei genitori. Che ora quel progetto venga messo in discussione con tale nonchalance non può che generare frustrazione se non rabbia. In ogni caso le famiglie perderanno: dovranno rinunciare alle educatrici oppure al luogo fisico che ospitava i propri figli.

In tutto questo rischia di passare in secondo piano anche un altro elemento di non poco conto. Nonostante le condizioni spesso svantaggiose rispetto alla concorrenza c’è chi ha scelto di dare fiducia al pubblico e si vede ora ripagato con questa moneta.

Le famiglie – sono quelle che scommettono sul futuro, per il bene di tutti – affidano alla società quanto hanno di più prezioso, i loro figli, trovando spesso di fronte muri invalicabili. Ancora una volta prevale la visione dei bambini come un affare privato dei genitori e ancora una volta viene meno quell’alleanza educativa che dovrebbe stare alla base della società. Il silenzio quasi totale dei media locali su questa vicenda è sintomatico. Le famiglie sono sempre più sole.

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