La Messa celebrata nel corso della due giorni a Orosei (photo by Luca Mele)
Un ministero che scomoda con dolcezza e rispetto
La due giorni di aggiornamento del clero e dei diaconi delle Diocesi di Nuoro e Lanusei
di Monsignor Antonello Mura

25 Maggio 2023

3' di lettura

Di Gesù e del suo Vangelo come possiamo parlarne oggi? Il cambiamento d’epoca in atto, al quale tutti partecipiamo, modifica (e come) l’immagine della parrocchia, della pastorale e dello stesso ministero sacerdotale?

Sono gli interrogativi che hanno accompagnato le due giornate del clero delle Diocesi di Nuoro e di Lanusei, riunitosi a Orosei dal 18 al 19 maggio, guidate da don Armando Matteo, segretario della sezione dottrinale del Dicastero vaticano per la Dottrina della Fede. 

Cento ministri della Parola e dell’Eucaristia che hanno ascoltato, meditato e discusso, in un clima fraterno, rispettando diversità di provenienza e di servizio, ma certamente sentendosi responsabili del compito di trasmettere la fede in un tempo nuovo e complicato. 

Don Armando, con stile provocatorio e con dati e ricerche alla mano – come testimoniano anche i suoi libri – ha parlato con libertà e franchezza di quanto sta avvenendo nella società, e di conseguenza influenza la fede e la Chiesa. 

Il cambiamento d’epoca è comprensibile se si osservano con attenzione le diverse età della vita, in particolare quella del mondo adulto. Non voler invecchiare si è ormai saldato automaticamente con l’astuzia del mondo commerciale, fino a proporre modelli di vita che esorcizzano continuamente tutto ciò che fa problema o che pone problemi. La crisi degli adulti è crisi educativa, che influisce sulla natalità e sull’accompagnamento dei ragazzi e dei giovani, fino a dirottare le attenzioni più sul consumo della vita che a farla nascere e crescere.  

Chi ha oggi 40, 50 o 60 anni cosa pensa della fede, della Chiesa? Sono loro la cartina di tornasole per comprendere cosa deve cambiare nella pastorale, a partire dall’iniziazione cristiana. Sono loro a non essere più – dice don Armando – dei “credenti non praticanti”, categoria in disuso perché ormai superata. Siccome, aggiunge, “il cristianesimo è principalmente per gli adulti” allora oggi l’annuncio cristiano deve essere ripensato e deve trovare nuove strade per annunciare il Vangelo.

Come Vescovo sono stato raggiunto, come tutti, dalle considerazioni di don Armando. In parte spiazzano, ma certamente non possiamo ignorarle perché sono reali. Credo che intercettare il mondo degli adulti sia il segreto per raggiungere le nuove generazioni, e questi tentativi non possono dipendere solo dalla ripetizione di quanto si è sempre fatto. 

Non dobbiamo esentarci dal preoccuparci sempre di più – grazie alla creatività e a nuovi gesti pastorali – di tutti coloro che come adulti ci vivono attorno o che avviciniamo anche solo occasionalmente. Sacramenti, feste, collaborazioni e servizi ci consegnano talvolta degli adulti che, pur partecipi degli eventi, ignorano il senso che dovrebbero avere sulla loro vita, sulla visione del mondo e del futuro. Scomodarli da posizioni neutre o solo comode e proporre loro percorsi di avvicinamento alla fede che scalfiscano delle abitudini senza profondità, è un compito urgente per quest’epoca. E farlo con dolcezza e rispetto, come dice san Pietro nella sua Lettera, comunque incessantemente e senza stancarci, è quello che richiede il nostro ministero, quando è animato dalla preghiera.

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