Letture per l’estate
di Franco Colomo
L'immagine di copertina del libro di Fabio Colagrande (particolare)
3' di lettura
31 Luglio 2022

La scrittura di matrice cattolica, ma pare anche riduttivo etichettarla giacché la bellezza di un testo da sola basterebbe a consigliarlo, ha regalato negli ultimi tempi diversi libri degni di nota. Ci permettiamo di consigliare qualche titolo che sia di compagnia per le giornate estive.

Alessandro Zaccuri, direttore della comunicazione per l’Università Cattolica, scrive su Avvenire ed è ormai autore affermato nel panorama italiano. Il suo ultimo romanzo è Poco a me stesso (edito da Marsilio) nel quale ritenta con successo quanto tentato nel 2007 con Il signor figlio. Allora reinventava la vita di Giacomo Leopardi, ora lo fa con Alessandro Manzoni. L’esito è sorprendente. La scrittura di Zaccuri è sublime, la lingua italiana è sempre più raramente utilizzata con tale padronanza nella sua ricchezza espressiva che ritrovarla così nelle sue pagine allarga il cuore e la mente. L’autore ne ha già dato prova con Dopo il miracolo (Mondadori, 2012), Lo spregio (Marsilio 2016, premio Comisso e premio Mondello Giovani), Nel nome (NNE 2019, premio Palmi) e La quercia di Bruegel (Aboca 2021).

Opera prima è invece quella di Massimo Calvi con L’uomo che guardava la montagna (San Paolo, 2022), una meditazione scandita in brevi capitoli che porta a riflettere sulla fine alla luce di un dialogo interiore e con il creato. Una lettura da affrontare con il passo del camminatore che si lascia continuamente sorprendere dalla realtà e dal mistero.

L’editrice Ancora ha fatto uscire a pochi mesi di distanza due agili romanzi che si possono definire umoristici. Richiamano il filone del fortunato Il signor parroco ha dato di matto di Jean Mercier (edito da San Paolo nel 2017).
Il primo in particolare, Ricorda di sanificare le feste, del giornalista di Radio Vaticana Fabio Colagrande, racconta con sottile ironia una galleria di personaggi che paiono usciti pari pari dalle nostre realtà ecclesiali. Tutti alle prese con l’incognita del dopo pandemia tra improbabili webinar e convegni di pastorale. Occhio però, non è un testo adatto a bigotti nostalgici, lettura consigliata a chi è capace di sorridere su se stesso e sulle proprie piccole miserie, anche nella Chiesa. Accanto ecco il romanzo, invero più guareschiano, di Umberto Folena, La notte in cui Carletto non cantò nel quale, con l’ironia che lo contraddistingue, l’autore ritrae una variegata comunità (anche ecclesiale) alle prese con un repentino cambiamento d’epoca.
Ce n’è per tutti i gusti insomma.
Buona lettura.

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