“Eroina”, di Mauro Pusceddu
Eroina non è soltanto un romanzo noir o criminale: sono diverse le possibili chiavi di lettura di una trama indubbiamente complessa
di Venturella Frogheri
La copertina del volume
5' di lettura
25 Maggio 2023

Che cosa determina il successo di un libro? Che cosa fa di un romanzo un buon romanzo, tale da indurre il lettore a soffermarsi fino in fondo sulle pagine, con attenzione e coinvolgimento? Jerome David Salinger non aveva dubbi nel rispondere a questa domanda: “Quelli che mi lasciano proprio senza fiato – diceva – sono i libri che quando li hai finiti di leggere vorresti che l’autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira”. Tra gli “ingredienti” di un valido racconto possiamo sicuramente annoverare la costruzione di una trama avvincente, capace di trasportare idealmente il lettore nell’intreccio talora labirintico ideato dall’autore; e poi i personaggi ben caratterizzati, resi in forme e connotazioni credibili, tali da stagliarsi indelebilmente nella mente del lettore, in cui magari egli possa anche identificarsi. Non dimentichiamo inoltre lo sfondo entro il quale la vicenda si dipana, una ambientazione autenticamente rappresentata. Se questi sono i tratti salienti di una narrazione efficace, ebbene questi appaiono presenti, sicuramente riconoscibili in Eroina, l’ultima fatica letteraria di Mauro Pusceddu edita per i tipi della casa editrice Il Maestrale. Nelle sue vite precedenti – dice di sé l’autore – è stato avvocato, boy-scout, maratoneta interiore, collezionista di francobolli, componente del collettivo di scrittura Elias Mandreu con cui ha pubblicato due romanzi: Nero riflesso e Dopotutto (Il Maestrale, 2009 e 2010). È magistrato dal 1998.

Eroina ha come protagonista una donna, Nada Senes, la prima vicecommissaria nera italiana. Dopo un passato trascorso nei NOCS e dopo un tragico incidente in elicottero, in cui ha perso i componenti della sua squadra, viene prosciolta da ogni responsabilità ed assegnata alla questura di Nùoro, città in cui peraltro aveva vissuto alcuni anni della sua infanzia. Il racconto prende avvio nel momento in cui viene ritrovato in campagna un cadavere non identificabile di un nero; intanto due minorenni muoiono per overdose ed un orso fugge dallo zoo privato di un ex sequestratore che gestisce il traffico di cocaina. Nada insieme con la sua nuova squadra si impegna nelle indagini finalizzate ad identificare il cadavere. Nel frattempo entra in scena un gruppo di spacciatori nigeriani che controllano il mercato dell’eroina nel Nord Sardegna. La vicenda si farà sempre più ingarbugliata e tale da mettere ogni giorno di più la protagonista dinnanzi ai fantasmi della propria esistenza e a problemi di non facile soluzione.

Eroina non è soltanto un romanzo noir o criminale: sono diverse le possibili chiavi di lettura di una trama indubbiamente complessa. L’intricata vicenda espressa nel corso del racconto fa emergere i temi di una criminalità sempre più capillarmente diffusa, alimentata da insospettabili forme di corruzione che permeano i tessuti di una società complessa: ma gli accadimenti narrati, concatenati come entro una stratificazione di diverse letture e componenti, possono corrispondere a diverse ipotesi di interpretazione. Intanto la figura della protagonista: Nada Senes è una donna nera determinata e forte, che deve fare i conti con i traumi del suo passato, ferite mai completamente rimarginate e che segnano drammaticamente la sua esistenza e le sue scelte.  Non si può non pensare allora alla tematica del razzismo, che significa odio, discriminazione, attuata in forme talvolta sottili ma non per questo meno pericolose.

Particolarmente interessante appare poi lo sfondo entro il quale la vicenda si dipana: una Nuoro decisamente lontana da ogni forma di idealizzazione. Gli antichi fasti della Atene sarda non ci sono più, hanno lasciato il posto ad una realtà anonima, quasi impersonale, realisticamente più vicina a tante realtà metropolitane del nostro mondo globalizzato, una città senza anima, dimentica del suo passato, spesso ostile, e che non sempre si dimostra accogliente ed inclusiva, dominata dal pregiudizio. Nuoro appare come scissa tra vecchio e nuovo, attraversata drammaticamente dalle nuove tendenze criminali (in primis lo spaccio di droga), ma anche dalle contraddizioni insanabili tipiche di una società ormai decisamente proiettata verso il cambiamento ma ancora incapace di gestire e metabolizzare in termini costruttivi ed efficaci la complessità dei suoi problemi e le sollecitazioni che provengono dalla realtà contingente: l’accoglienza e l’autentica integrazione del diverso, ad esempio. L’orso che ad un certo punto compare nella vicenda può essere forse simbolicamente inteso come significativo elemento metaforico di quei tratti che inaspettati irrompono con violenza entro un contesto per alterarlo.

Mauro Pusceddu ha costruito una narrazione che non può quindi essere intesa solo come intrattenimento, pur se questa componente è indubbiamente significativa. Accanto al piacere del racconto, favorito da una costruzione particolarmente dinamica grazie anche all’alternarsi di flashback e da uno stile che potrebbe dirsi materico, immediato e plastico, è presente anche un altro livello di lettura, legato alla riflessione di carattere sociologico nonché psicologico. Sono i motivi per cui Eroina merita di essere letto e soprattutto meditato, in quanto capace di intrattenere ma anche di coinvolgere, interpellando il lettore, sollecitando riflessioni legate al nostro presente, alla realtà in cui viviamo.

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