Mai dare per scontata la nostra fede
Commento al Vangelo di domenica 2 ottobre 2022, XXVII domenica del Tempo ordinario - Anno C
di Michele Casula
5' di lettura
2 Ottobre 2022

Quante volte ci siamo ritrovati a domandarci: com’è la mia fede?, vivendo anche l’ora del dubbio e della domanda al Signore, specialmente nei momenti di sofferenza. È l’esperienza del profeta Abacuc, ma anche di tutti i profeti e degli apostoli che nel momento drammatico si sentono soli e abbandonati: perché dormi Signore? Quante volte anche noi abbiamo urlato al Signore il nostro dubbio e la nostra domanda: dove sei Signore? Spesso al sacerdote viene rivolta questa supplica: dov’è il tuo Dio mentre vivo la sofferenza più atroce? Non diamo per scontata la nostra fede, ma è necessario spesso «ravvivare il dono che è in noi» , specialmente quando lo scandalo della croce ci sovrasta e non riusciamo a trovare una via d’uscita. È la supplica che oggi gli apostoli rivolgono a Gesù, dopo che ha presentato lo stile del discepolo. Anche noi sperimentiamo spesso la debolezza della nostra fede. A volte in un attimo, ci ritroviamo con dubbi, timori, guardando ai problemi anziché a Dio. Certi comandamenti sembrano estremamente difficili da vivere, specialmente in una società che relativizza tutto.

I discepoli, riconoscendo la loro difficoltà a vivere i comandamenti di Dio, avevano capito che avevano bisogno di più fede. Gesù aveva appena insegnato quanto è un grave peccato essere di scandalo, e la necessità di perdonare sempre. «Allora gli apostoli dissero al Signore: “Accresci a noi la fede”». Chiedere a Dio di accrescere la fede, è già in sé un atto di fede, perché uno che chiede a Dio di accrescere la sua fede, sta mostrando di credere nella sua potenza. Gesù ci incoraggia, aiutandoci a capire che anche una piccola fede – «Se aveste fede quanto un granello di senape» – sarà apprezzata da Dio e ci fa realizzare cose umanamente impensabili.

Leggiamo la risposta che Gesù diede alla richiesta dei discepoli di aumentare la loro fede. «E il Signore disse: “Se aveste tanta fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: ‘Sradicati e trapiantati in mare’ ed esso vi ubbidirebbe”». Gesù spiega che non è la grandezza della fede che importa, ma è la grandezza del Dio in cui si ha la fede che cambia tutto. In pratica Gesù dichiara che perfino una piccola fede può essere usata da Dio per compiere grandi opere. Gesù non insegna come riuscire ad ottenere un potere quasi miracoloso, ma piuttosto come tenere gli occhi su Dio, e non su di noi, sulle nostre uniche forze. Non è la nostra fede che compie le grandi opere, ma è Dio che opera in noi, se siamo così umili da metterci totalmente nelle sue mani.

Gesù, dopo averci lasciato questo insegnamento per aiutarci a non essere scoraggiati, ci lascia un altro insegnamento che ci aiuta a capire il fatto che non abbiamo alcun diritto di crederci importanti, né di vantarci. Un credente deve ricordare, che è solo un servo inutile che non ha alcun merito e diritto da rivendicare. Tutto quello che riesce a fare, lo fa solamente per mezzo della potenza di Dio che opera in lui. Dovrebbe essere così ma, con l’orgoglio radicato in noi, abbiamo la tendenza di pensare a tutto quello che abbiamo fatto, anziché ricordare che dipendiamo totalmente dalla grazia di Dio.
Gesù ci aiuta a capire che non abbiamo alcun merito nostro nei confronti di Dio, perché viviamo per Grazia.
Usa l’esempio di un padrone che ha un servo. Il rapporto servo-padrone è tale che il servo non può mai vantarsi di quello che ha fatto, né pensare che merita qualche premio o riconoscimento. In realtà, è solo un servo, e quello che fa è solamente il suo dovere. Nemmeno noi dobbiamo mai vantarci davanti a Dio. Non potremmo mai fare così tanto da meritare qualcosa da Dio, come se Dio fosse in debito con noi. «Siamo servi inutili significa: siamo servi senza pretese, senza rivendicazioni, senza secondi fini. E ci chiama ad osare la vita, a scegliere, in un mondo che parla il linguaggio del profitto, di parlare la lingua del dono; in un mondo che percorre la strada della guerra, di prendere la mulattiera della pace. Dove il servizio non è inutile, ma è ben più vero dei suoi risultati: è il nostro modo di sradicare alberi e farli volare». (E. Ronchi).
Mai come ora il mondo ha bisogno di cristiani che non si fermano a rivendicare diritti e meriti, ma che coltivano e vivono “sogni”, non basati sulle proprie capacità, ma su quanto Dio può operare in persone disponibili a lasciargli spazio e cuore, perché credere non è un atto intellettuale, ma è donare il cuore a Dio e lasciare che Lui ci trasformi col suo Amore.

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