Amatevi come io vi ho amati
Commento al Vangelo di domenica 15 maggio 2022 - V di Pasqua - Anno C
di Michele Casula
Gesù ripara i cuori, illustrazione © Marcello Cerrrato
5' di lettura
15 Maggio 2022

Il breve brano del Vangelo di questa domenica fa parte del lungo discorso di addio, nel quale Gesù afferma che la sua Passione è, allo stesso tempo, esaltazione. Con la sua partenza Gesù manifesta la gloria del Padre. I discepoli manifestano la sua gloria se si amano gli uni gli altri.

Dio li ha amati per primo, mandando suo Figlio al mondo perché si offrisse per tutti; l’amore dei discepoli è una risposta e una manifestazione di quell’amore. «Vi do un comandamento nuovo»: quando sentiamo la parola comandamento pensiamo subito ad un obbligo e spesso la nostra vita cristiana la si vive come regole da rispettare, cose da fare o non fare. Le regole sono importanti ma hanno come fondamento l’amore, non un amore generico, ma «come io amato voi».
La misura dell’amore cristiano è l’amore con cui Dio ci ama. Sul Sinai Mosè riceve le “dieci parole”, i comandamenti, come fondamento della Alleanza con Dio; Gesù, nel cenacolo, dona un solo Comandamento come atto fondativo della sua Chiesa: «da questo tutti sapranno che siete miei discepoli». È una alleanza che Gesù ci sta offrendo: nuova perché porta una novità rispetto al passato, la sua qualità è tale che supera e sostituisce le alleanze precedenti.

«Come io ho amato voi». Quel come può anche essere tradotto perché: amatevi perché io vi ho amati. Si tratta di restituire l’amore che riceviamo da Cristo facendolo passare attraverso la nostra vita, la nostra esperienza. Il discepolo di Cristo è riconoscibile soltanto da come agisce verso gli altri: «da questo tutti sapranno che siete miei discepoli». L’amore è il segno distintivo, l’agàpe, l’amore fraterno, un amore accogliente, coinvolgente, contagioso! Altro che parole e gesti di rifiuto, insultarsi con epiteti volgari, discriminare, additare chi è diverso, ferire, usare violenza, uccidere!
«Chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede» (1Gv 4,20). Amare è la concretezza del sanare le ferite dell’anima di chi ci sta accanto, nel soccorre i deboli, confortare gli scoraggiati, a prescindere dalla condizione sociale, credo religioso, nazionalità; amare incondizionatamente tutte e tutti perché siamo sorelle e fratelli in quanto figli dello stesso Padre.

Amare nel nome di Cristo è difficile. Ci vuole tanto coraggio per amare senza egoismo, in modo rispettoso e mai possessivo. L’amore cristiano è un amore gratuito, che non cerca le sue motivazioni nelle qualità dell’altro, non pesa i valori, non li verifica, ma li crea. Quest’amore ci porta a vincere la cultura della paura, del sospetto, della cautela, e a sostituirla con la cultura creativa della fiducia. L’amore evangelico deve rendere insopportabili abitudini, mentalità, luoghi comuni che fanno da copertura all’ingiustizia e all’egoismo umano. Forse noi vorremmo vivere la realtà dell’amore in un mondo ideale, che ci permetta di esprimerci con buoni sentimenti e con gesti tradizionali, invece ci troviamo di fronte a realtà inattese, che turbano i nostri progetti: il disagio giovanile, la violenza, la droga, la presenza dei migranti. Ma questo deve farci sentire l’urgenza di passare dai nostri piccoli gesti calcolati e cauti a una mentalità nuova, pronta ad appoggiare disegni politici coraggiosi, decisi a contestare prospettive egoistiche di benessere, in vista di un futuro più giusto e più umano per tutti. Amare secondo il Vangelo significa rinunciare ad avere tutto ciò che vorremmo o potremmo avere per pensare a un futuro umano per tutti, anche per quelli che ci sono lontani.

Il Papa ci ricorda che «gli altri non sono numeri, sono persone: sono volti, nomi, storie e come tali vanno trattati». Gesù ci rivela un amore senza se e senza ma: questo è appunto quello di Dio, così diverso dal nostro e ci dice: «Vi do un comandamento nuovo». Vi do, quindi un dono e non una legge! Un comandamento unico, che supera tutti gli altri, sempre da scoprire, attuare e rilanciare ogni giorno.
Ma lo stile di questo comandamento nuovo è: «Come io ho amato voi».
Tante coppie “scoppiano” o tante persone falliscono in amore forse perché pensano di farcela da soli, partono dalle loro forze, basandosi sul sentimento, sulla certezza di essere ricambiati, sui meriti dell’altro, dimenticando il riferimento che è l’amore di Cristo, cioè un amore di risposta: io sono capace di amare perché rispondo all’amore che Dio ha riversato in me e di cui Cristo è il modello.

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