Nuoro in cerca di politiche scolastiche
di Francesco Mariani

21 Dicembre 2021

5' di lettura

Ogni giorno feriale la città di Nuoro, tra le otto e le otto e trenta, viene presa letteralmente d’assalto da un esercito di studenti che frequentano le scuole cittadine: 2703 alunni del primo ciclo, 4687 delle superiori per un totale di 7390 persone che raggiungono la loro scuola in una cittadina di 34222 abitanti (all’ultimo censimento Istat del 2017 erano 36900, meno 2678 in 4 anni). I ragazzi delle sette scuole superiori si distribuiscono in 10 plessi ma esaminando la loro distribuzione si evince, anche dai numeri, la grave crisi del sistema scolastico territoriale. Gli studenti che frequentano le superiori in città costituiscono il 45% di tutti gli iscritti alle superiori della vecchia provincia di Nuoro (Ogliastra compresa). Ma una sola scuola, il Liceo Fermi, raccoglie il 14% della popolazione studentesca provinciale e il 31% di quella cittadina. Gli altri 3234 alunni delle restanti sei scuole superiori, frequentano in otto plessi. Il Volta ha tre plessi, il Classico e il Liceo Pedagogico due. La impetuosa crescita del Fermi ha portato ad un difficile avvio dell’anno scolastico, con doppi turni e orari ridotti, costringendo la Provincia a correre ai ripari e a stipulare un contratto di locazione per la sede di via Ballero di 484.000 euro per 22 mesi, 22.000 al mese. È di alcuni giorni fa la richiesta della dirigente del Pedagogico di avere locali adeguati rispetto a quelli, assegnati a quella scuola in via Foscolo. La situazione dell’edilizia scolastica è abbondantemente peggiorata negli ultimi decenni per la completa mancanza di programmazione da parte dei decisori politici. Perciò é improcrastinabile una vera ricognizione della situazione. Non si può infatti continuare a subire un movimento cieco della popolazione scolastica che insegue una offerta formativa vecchia e incancrenita dalla mancanza di alternative. Un’offerta maggiormente aderente alle vocazioni del territorio non orienterebbe uno studente su tre in un liceo che, senza il completamento degli studi universitari, non offre alcuna prospettiva. Che senso hanno in città due Licei linguistici, due Istituti Tecnici Commerciali e una scuola di 1500 alunni per la quale sembra profilarsi un ampliamento edilizio che il centro della città non può reggere. È difficile credere che, sull’onda dell’urgenza, si intenda procedere ad un ulteriore ampliamento della sede del Fermi. Per una scuola di quella dimensione ci vorrebbeparadossalmente un’area come quella dell’ex Artiglieria. 1500 alunni debbono essere distribuiti in 80 aule didattiche a cui vanno aggiunti decine di laboratori per i vari indirizzi di studio, più una moltitudine di servizi logistici e amministrativi di cui qualsiasi sventurato progettista non ha neppure la più pallida idea senza un serio confronto con gli operatori della scuola. Ma prima ancora di investire in edilizia, proiettandosi in tempi lunghissimi, un’oculata visione politica procederebbe alla programmazione dell’Offerta Formativa e dei possibili iscritti, verificandoli sui trend demografici e per singola scuola, valutando nei casi più gravi lo sdoppiamento di una istituzione scolastica eccessivamente numerosa, quando essa fosse colpevolmente incapace di programmare le iscrizioni, oltre che l’accorpamento delle Autonomie in sofferenza. Vi sono infatti in città Scuole superiori che hanno ospitato nel passato e potrebbero ancora ospitare numeri ben più importanti, posto che più di una, oggi, registra una frequenza al mattino di circa 350 alunni e reggono la loro Autonomia con corsi serali e sedi staccate. Ma davvero amministratori straordinari e dirigenti dei vari Enti possono continuare a giustificare spese ingenti di locazione pur avendo nella loro disponibilità scuole mezzo vuote che in qualche caso si permettono di dare esse stesse (con che titolo e con quale potestà?) in locazione gli ambienti inutilizzati a Enti di Formazione? I dati in loro possesso, resi noti nelle annuali conferenze provinciali, ormai disertate anche dai dirigenti scolastici, raccontano che complessivamente i locali delle scuole superiori hanno un indice di riempimento molto basso. Sarebbe il caso che qualche interrogativo se lo pongano se non vogliono che, presto o tardi, quei numeri vengano messi sotto osservazione da qualche organo deputato a valutare la congruità dell’impiego del pubblico denaro e quindi del loro stesso operato. La provincia di Sassari, è notizia recente, scavalcando la sonnacchiosa politica regionale, avvia una trattativa con Roma per la Programmazione dei fondi del PNRR, che prevedono importanti risorse per la scuola. C’è da augurarsi che quella di Nuoro non stia a guardare ma abbia la capacità di mobilitare (una Conferenza provinciale sulla scuola?) tutte le energie capaci di dare un contributo per superare annosi e ormai ingiustificati ritardi del sistema scolastico territoriale. © riproduzione riservata

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