Distruzione a Gaza (photo by Ansa/Sir)
L’odio è la benzina per ogni guerra
Dove non arriva la politica speriamo arrivi la preghiera
di Francesco Mariani

13 Novembre 2023

3' di lettura

La guerra nella striscia di Gaza è sostanzialmente lo scontro tra due estremismi ideologici: quello di Hamas che persegue la distruzione totale di Israele, e quello di Israele che sogna di sradicare Hamas da Gaza e dalla faccia della terra. Entrambi gli obiettivi sono impossibili. Ragione e torto, come sempre nelle guerre, ci sono dall’una e dall’altra parte ma alla fine la violenza non giova a nessuno. L’unico risultato anche stavolta, come accade da settant’anni, sono e saranno morti, sofferenze e distruzioni. Sarà il rancore e l’odio che aumenteranno ulteriormente sedimentandosi nella memoria personale, familiare e collettiva di palestinesi e israeliani.

L’appello di Papa Francesco alla sospensione del conflitto e all’apertura di negoziati è, in queste condizioni, la proposta più realistica, anche se la più improbabile. I commandos di Hamas hanno compiuto, il 7 ottobre cose orrende (non trovo termine più adeguato) come il rapimento di ostaggi, la strage a freddo di civili, bambini e donne, anziani e malati. Hanno trasformato le persone in carne da porco (senza offesa per i porci e per coloro che non li mangiano). I bombardamenti di Gaza ordinati per “vendetta” da Netanyahu fa altrettante vittime innocenti: nelle guerre asimmetriche non c’è più distinzione tra civili e militari. Supposto che in passato tale distinzione contasse qualcosa. Hamas ha nel suo codice genetico l’odio e l’uso delle persone inermi come scudo militare. Israele ha il primo elemento ma non il secondo. Accade come nelle nostre faide paesane: o le spegni subito, magari ricorrendo alle famose paci pubbliche, oppure te le porti all’infinito, per secoli, senza distinguere tra innocenti e colpevoli, avendo come criterio quello delle parentele e de sa zenia chi cheret isperdida. 

Il celebre detto di Von Clausewitz è: «La guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi». Aveva ragione. Oggi però il costo in vite umane e in perdite di beni materiali che le guerre provocano è decisamente insostenibile ed inammissibile. Manca la politica e resta solo la resa dei conti. Conti che non torneranno mai. Da nessuna guerra è nata la pace; nel migliore dei casi sortisce una tregua, per sua natura transeunte.

Hamas ha deliberatamente fatto saltare le trattative per una pacificazione israelo-palestinese che sembrava a portata di mano. È stata incoraggiata e finanziata in questo da Stati che ogni giorno inneggiano alla distruzione del nemico. Israele, dal canto suo, ha lasciato i palestinesi in mano ad Hamas senza realisticamente favorire per loro una via di uscita dignitosa. Gaza era un carcere a cielo aperto dove i carcerieri ed i carcerati si compromettevano a vicenda con benedizioni da altre il muro.   

Tutti i problemi che sussistevano prima di una guerra riemergono dopo di essa o intatti o aggravati. Stando così le cose digiunare e pregare per la pace, come ci ha invitato a fare Papa Francesco è, nel tempo in cui viviamo, la vera «continuazione della politica con altri mezzi».

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