Uno degli impianti della Maffei a Orani (photo by Minerali Industriali)
La Maffei Sarda Silicati. Non solo impresa
di Francesco Mariani

26 Gennaio 2024

3' di lettura

Il nuovo danneggiamento ai danni della Maffei sarda silicati a Orani, già negli anni scorsi al centro di attentati che avevano reso inutilizzabili alcuni mezzi da lavoro, pone inquietanti interrogativi e riporta alle mente il triste capitolo dei sequestri di persona. Quella pagina nera per il centro Sardegna ha comportato la fuga di molti imprenditori, la chiusura di diverse aziende, la perdita del lavoro per centinaia di persone, devastazioni economiche ed umane. Un disastro di gran lunga superiore a quello creato dal Covid.

Per l’Anonima Sequestri i soldi del riscatto non servivano per creare nuove imprese, perché era priva della cultura imprenditoriale. Nel migliore dei casi finivano nell’acquisto di un bar o di una casa al mare, in un tenore di vita diventato improvvisamente agiato. La molla dell’agire del sequestratore era l’invidia e la bramosia di un facile guadagno.

Sembrerà paradossale ma il sequestro di persona, da un punto di vista imprenditoriale, è un passo indietro rispetto all’abigeato. Lasciamo stare chi rubava bestiame per mangiare, per sopravvivere; i grandi razziatori lo facevano, servendosi dei loro servi, per incrementare le proprie mandrie, la propria azienda. Seppure criminale c’era però qualcosa di imprenditorialità.

I danneggiamenti procurati alla Maffei silicati rischiano di causare la chiusura o la fuga di un’attività che tra fisso ed indotto da lavoro ad un centinaio di persone. Ecco perché è urgente identificarne gli autori ed evitare che fatti del genere riaccadano. Ecco perché è necessaria la mobilitazione dei lavoratori, delle istituzioni, del mondo produttivo, della società civile. Colpisce il silenzio dei politici (denunciato da Assindustria) immersi in campagna elettorale. Hanno talmente a cuore le sorti delle zone interne che possono sorvolare su un atto criminale che colpisce non solo un’azienda ma un intero territorio.

Fare impresa nelle nostre zone è già di per se un miraggio. Se poi facciamo scappare anche quei pochi volenterosi rimasti vuol dire che ci vogliamo davvero male. Le nostre attività produttive sono nella stragrande maggioranza dei casi a conduzione famigliare, sono fenomeni spontanei e frammentari che debbono fare i conti con la scarsità della popolazione, un alto indice di invecchiamento; una forte dispersione scolastica e un inadeguato numero di professionisti. La Maffei è invece un’industria mineraria di eccellenza, operante non solo in Italia ma anche all’estero, una delle rare grandi imprese presenti nel nuorese. Un’occasione per imparare che l’elemento decisivo per l’origine dell’imprenditoria «non è il raccogliersi di grandi ricchezze tra le mani di pochi, ma quel fondo di forze morali che trovano nella responsabilità dell’imprenditore la loro più alta forma economica. Le forze morali sono il prodotto di una lunga educazione e formano nel popolo la base del sistema contrattuale, sul quale si innalza l’attività dell’imprenditore» (F. Keller). Se nella nostra società barbaricina manca la figura dell’imprenditore, nel senso nobile della parola, non è solo una questione di soldi. Una cosa è l’idea del guadagno senza freno alcuno, molto presente in alcuni settori della nostra società, ma altra cosa è lo spirito dell’impresa che non riscuote molte simpatie. La Maffei è una scuola dove imparare.

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