Anche Dante finisce tra gli impresentabili
di Francesco Mariani

2 Giugno 2024

3' di lettura

Nell’Università di Torino occupata da studenti pro-Palestina e anti-israeliani l’imam musulmano ha tenuto un sermone dove il termine meno ricorrente era quello della pace. Da ricordare che a Papa Benedetto XVI venne impedito di tenere la Lectio Magistralis alla Sapienza di Roma perché accusato da una parte del senato accademico di essere un pericoloso reazionario. In una scuola di Treviso è stata concessa ad alcuni studenti islamici l’esenzione dalle lezioni di letteratura italiana perché si sentivano “offesi” dalla Divina Commedia di Dante. 

In questi due ultimi episodi di cronaca si manifesta la contraddizione della cultura dominante e presuntaprogressista rispetto al rapporto tra religione e vita civile: aggressiva quando si tratta di stoppare una presunta “invasione clericale del cattolicesimo”, e all’inverso reverente quando si tratta di riti, culti, interdizioni islamiche in ogni sede (Es: presepe no, vacanze per il Ramadan sì). Di recente è emersa anche la contraddizione dei matrimoni poligamici vietati dalla nostra Costituzione ma di fatto accettati quando si fanno le trascrizioni nei registri comunali di residenti stranieri.

Torniamo a Treviso. In uno Stato laico è garantito lo spazio per ogni letteratura. E infatti chi studia filosofia deve fare i conti con Maimonide, Avicenna, Averroè, Al Kindi, Al Farabi ecc. E a nessuno passa in testa di censurarli o chiedere di essere esentati dal loro studio. Li troviamo presenti in tutte le università italiane comprese quelle pontificie o cattoliche in generale. Ma supponiamo un altro scenario: supponiamo che tutti gli italiani diventino atei. In questo caso non si dovrebbe più insegnare Petrarca, Manzoni, Michelangelo, Caravaggio ed infiniti altri scrittori ed artisti di ogni genere? Lo dicevamo nel precedente numero citando Carl Peguy: «Una società che non insegna è una società che non si ama; che non si stima». Ammettere censure in nome dell’inclusione o delle credenze religiose non porta bene.
Il drammatico crollo del tasso di fertilità in Europa, e dall’altro lato il continuo afflusso di immigrati extraeuropei – quelli da paesi a maggioranza islamica sono la maggioranza – nonché la maggiore propensione di questi ultimi ad avere figli, avranno l’effetto che entro pochi decenni le proporzioni tra residenti autoctoni e “stranieri” ad invertirsi. Diventerebbe realtà lo scenario dell’“Eurabia” prefigurato più di un ventennio fa da Oriana Fallaci. Alcuni studi di demografia ipotizzano che entro la fine del secolo la maggioranza degli abitanti del continente sarà di religione musulmana (con contorni confuciani, indù ecc). In certi paesi e aree metropolitane quello scenario è già molto vicino a realizzarsi oggi. Il confronto col mondo islamico è ormai un fatto pratico e quotidiano.
Nessuna civiltà sopravvive senza un fondamento etico-religioso condiviso. Si illude chi pensa che la nostra Costituzione resti invariata con una popolazione che cambia significativamente i suoi connotati. Le nostre istituzioni, leggi, modelli sociali hanno un entroterra ben preciso. Quando lo si recide si crea un vuoto che qualcuno inevitabilmente occuperà.

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