Allieve durante la lezione di fashion design. In basso: abito di Nicola Trudu alla sfilata di fine giugno a Milano
Un’arte cucita su misura
di Franco Colomo

20 Luglio 2023

6' di lettura

I numeri da soli non bastano a spiegare un fenomeno ma certamente aiutano a delinearne i contorni. Attivo dal 1995 l’Istituto Moda Immagine in quasi trent’anni di attività ha visto passare nei suoi laboratori quasi mille persone. È una scuola unica in Sardegna. L’unica riconosciuta. E si trova a Nuoro.

Giuseppe Pinu e sua moglie Lucia Cherchi sono i “maestri” – la parola non è casuale – accanto a loro ruotano diversi collaboratori con le loro specializzazioni. Ad oggi sono attivi i corsi annuali di Stilista di moda, Designer di moda, Sartoria alta moda, Sartoria individuale, Modellista sartoriale. A questi si aggiungono corsi brevi e master. Il denominatore comune è la pratica che in percentuale raggiunge quasi il 90% della durata dei corsi. La garanzia – come spiega Giuseppe – è data dal metodo, ideato e brevettato da Fernando Burgo, corredato da testi completi e riconosciuti tra i migliori come Il figurino e Il modellismo.

Altro aspetto fondamentale è che studentesse e studenti escono dalla scuola, dopo aver superato gli esami a Milano con una commissione esterna, realmente pronti per il lavoro. Scoprono che questo settore è una realtà occupazionale: opportunità alla portata dei giovani allievi che desiderano aprire una propria attività o che vogliono misurarsi con il mondo delle grandi case alla ricerca di determinate figure professionali. A questo arriveremo dopo.

La scuola-bottega
Prima di tutto viene la scuola: «Credo nella scuola, credo nei maestri, credo nelle trasmissioni dei mestieri, nella formazione e nella bottega» – dice Giuseppe che come maestro ha avuto suo padre e come prima scuola la sua bottega. «Sono stato fortunato, ho imparato da mio padre al momento giusto, lui formatosi nella Scuola degli anni Cinquanta mi ha insegnato la Sartoria pura, passata quella finestra temporale siamo già nell’industria». E oggi questa storia viene riconosciuta, a Nuoro dove Giuseppe lavora con il fratello, nella scuola che dirige come pure nei corsi che è chiamato a tenere a Milano.

Guardando i “figurini”, così come si chiamano, e le creazioni portate da cinque allieve e allievi nuoresi all’ultima sfilata milanese dell’Istituto Moda Burgo si capisce come la scuola insegni ad anticipare le tendenze. «Agli esami si testa la capacità degli allievi di creare abiti che possano in futuro interessare gli stilisti, le aziende e le case di moda. La cosa importante – sottolineano i responsabili – è che si utilizza un approccio confidenziale con i corsisti che vengono continuamente incoraggiati», senza forzature e sempre nella massima libertà, ma con obiettivi ben chiari. 

A frequentare sono soprattutto ragazze mentre la figura del sarto è prevalentemente maschile. L’età media è molto giovane naturalmente, ma non manca chi desidera affiancare ad un altro lavoro questa passione.

Negli anni la scuola ha ospitato corsi di formazione regionale, corsi di aggiornamento professionale per le aziende, quelli sulle politiche attive con i dipendenti di aziende in difficoltà come Legler o Queen, i corsi per l’espletamento dell’obbligo formativo, offrendo a persone di diverse età e condizione la possibilità di costruirsi o ricostruirsi un percorso. 

Con i giovani
L’aspetto forse più bello, e che magari per qualcuno potrà sembrare sorprendente, è che i giovani sono i veri protagonisti. Abituati a sentirli descrivere come svogliati e disinteressati, li scopriamo qui appassionati, portatori di novità «in uno scambio continuo» – dice Lucia: «Loro sfruttano le nostre conoscenze come noi sfruttiamo le loro, crescono con noi e noi cresciamo con loro, hanno la mente più fresca, conoscono il futuro, noi da parte nostra mettiamo l’esperienza e facciamo in modo che possano lavorare. Sono qui perché credono in quello che stanno facendo – prosegue – e questo ci agevola per cercare di indirizzarli. Se riesci a motivarli i frutti li danno». In più, aggiunge Giuseppe, «l’Istituto è economicamente accessibile a tutti. Abbiamo prezzi bloccati che consentono alla scuola di vivere e di far frequentare gli allievi. Costa un terzo di quello che pagherebbero andando fuori in una qualsiasi università».

Se chiediamo a Giuseppe quanto è necessaria la predisposizione e quanto invece conta applicarsi la risposta è che tutti, in realtà, hanno bisogno di imparare: «Chi è portato alla moda, solitamente è vulcanico, crea un sacco di cose, ma poi o non le sa fare o tecnicamente le fa sbagliate. Quindi abbiamo un bel confronto perché anche a loro offriamo la tecnica e le basi. Con chi non è portato forse è più semplice, partiamo da zero e col nostro metodo siamo sicuri che possa arrivare a creare qualsiasi cosa. In entrambi i casi li portiamo al massimo, quindi non fa differenza essere o meno predisposti».

Verso il lavoro
Alla fine c’è il lavoro. «Cerchiamo di liberare i ragazzi dalla paura di aprire un’attività, è una paura che io non sopporto – afferma Giuseppe – quindi noi li guidiamo. Bisogna diventare grandi prima o poi, aprire un’attività, essere fiscalmente aperti al mondo del lavoro. I ragazzi hanno paura, ma è una paura imposta da quello che sentono o leggono. C’è il modo per vivere di questo mestiere, bisogna crederci e io sarei un cattivo maestro se non facessi questo discorso. Allora li guidiamo, li aiutiamo e molti nostri allievi hanno aperto attività regolarmente, quindi lavorano con la loro vetrina, con le loro pubblicità. Alcuni hanno un proprio negozio, altri lavorano nell’e-commerce, qualcuno collabora con grandi aziende, altre figure sono richieste». 

Operare a Nuoro è insieme un bene e un limite, «che una scuola come questa sia a Milano è normale, qui è una notizia». Eppure la città «pone anche un muro, quello che tutti vorremmo bucare per spingerci un po’ oltre – riconosce Giuseppe – in molti campi. Vorrei che Nuoro fosse più avanti culturalmente, architettonicamente, urbanisticamente. Un po’ mi sta stretta per quello che non riesce ad arrivare ad essere».

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