Dai Paesi - Dorgali
Caterina, Stefano e Salvatore Esca
Un laboratorio di tradizione e modernità
Tagliato il traguardo dei cinquant’anni di attività Esca dolciaria si conferma un’eccellenza grazie alle solide basi familiari
di Franco Colomo

8 Maggio 2023

5' di lettura

Dorgali - Hanno appena festeggiato i primi cinquant’anni di attività, tanti ne sono passati dall’apertura del piccolo biscottificio di Giovanni e Pietrina Esca nel 1972 vicino alla chiesa di Itria a Dorgali. Anno dopo anno una crescita costante e ora sono i figli Salvatore, Stefano e Caterina ad aver raccolto il testimone dai genitori, sebbene mamma Pietrina non faccia mancare il suo prezioso supporto nel punto vendita di viale Kennedy, inaugurato negli anni Ottanta. Con l’ampliamento della produzione è nato anche lo stabilimento della zona artigianale di Iriai.

Quaranta dipendenti, una forza lavoro che aumenta nei mesi estivi, e la terza generazione che inizia ad affacciarsi in azienda. Perché la dimensione rimane familiare, come spiega Caterina che riusciamo a raggiungere al termine di una lunga giornata di lavoro. «L’impegno è tanto perché “il fare” è la cosa principale, il lavoro è aiutato dalle macchine ma la manualità è fondamentale». 

Il laboratorio è in attività dalla mattina presto per la preparazione degli impasti: c’è chi si occupa di preparare i dolci a base di uova, chi lavora alla produzione di quelli a base di mandorle, chi segue la frolleria e i pasticcini e chi cura la pasticceria fresca. Tutto per rispondere a una richiesta sempre crescente.

I compiti in azienda sono suddivisi tra i tre fratelli, e «tre sono le necessità principali: la produzione appunto, la contabilità e il commerciale. Ciascuno di noi – spiega Caterina – si è preparato e poi successivamente si è dedicato a quello che era un po’ il suo ruolo naturale, io sono in produzione, Salvatore e al commerciale e Stefano alla contabilità. E abbiamo tre modi di essere esattamente complementari». L’unione, in questo caso, fa la forza, e non è certo scontato: «Lavoriamo bene e troviamo il modo di andare avanti uniti, anzi forti del fatto che si riesce a fare tutto esattamente perché siamo in tre. Se ciascuno di noi fosse stato solo questo non l’avremmo affrontato perché sarebbe stato troppo grande il peso. Così invece ciascuno dà forza all’altro e si occupa di qualcosa che in questo modo non ricade sull’altro. Quindi sì, siamo belli carichi tutti ma tranquilli e fiduciosi l’uno dell’altro. D’altra parte ci siamo divisi relativamente da poco, quando è nato lo stabilimento di Iriai, fino ad allora eravamo tutti insieme e insieme ci occupavamo di tutto. Quando c’erano delle cose da concludere ed era tardi, anche se uno era contabile e l’altro commerciale alla sera si finiva insieme e poi si andava via».

Questo spirito si riflette anche nel rapporto venutosi a creare con i dipendenti. «Nel locale storico siamo in 12, più una trentina a Iriai, per la stagione ne arrivano altri sette, otto. Ci sono persone che lavorano con noi da 25 anni e sono cresciute con noi. Sanno come è nata l’azienda e come è cresciuta e quindi non c’è neanche tanto da spiegare, perché sanno come funziona. E i ragazzi più giovani, quelli che sono arrivati da poco ovviamente devono ancora costruirla quella storia, viverla».

La cosa più bella, forse, che ci dice Caterina è come si cerchi di capire e venire incontro alle esigenze di tutti, «ci sono sempre state ragazze che sono diventate mamme e anche queste cose sentiamo siano parte della storia dell’azienda come una delle fasi della vita di ciascuno di noi, come è stato anche per me. Abbiamo tante mamme e si cerca sempre di rendere compatibili gli impegni familiari e quelli lavorativi».

L’occupazione femminile qui è preponderante perché «si tratta di attività che richiedono una manualità più attenta e delicata ma abbiamo bisogno anche di ragazzi per ciò che richiede una forza fisica maggiore», senza contare la logistica o il trasporto delle merci. L’azienda ha a che fare, infatti, con un mercato che non si limita al territorio regionale ma che si va pian piano espandendosi nel continente «ma mai troppo lontano perché essendo il prodotto completamente naturale deve essere consegnato nel breve periodo. Non abbiamo magazzini, si produce e si consegna, questa è un po’ la nostra filosofia. Il riscontro è buono, ultimamente specie nel sud Italia da dove arrivano richieste regolari».

In definitiva quando chiediamo a Caterina se è felice di quanto realizzato fino ad oggi risponde di sì, certamente, ma già proiettandosi a quanto è ancora da fare: «Abbiamo sempre tanto da fare e c’è tanto da migliorare perché più si va avanti e si amplia il mercato e più si ha necessità di essere preparati per affrontarlo. È necessario un aggiornamento continuo. Per questo – conclude – non chiudiamo mai le porte a chi ci può aiutare, che siano anche consulenti esterni, e anzi cerchiamo sempre di capire chi ci può essere di aiuto per per andare avanti nel modo più corretto e aggiornato». Sempre con il gusto di casa e con il profumo dei dolci che si conservavano nelle scatole di latta. Non a caso le confezioni speciali per il cinquantesimo richiamavano quella tradizione portata avanti con maestria, cura e passione. Ma anche con tanta umiltà: «Non fateci apparire più grandi di quelli che siamo», raccomanda Caterina.

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