Alessandro Mesina, Federico Bandinu e Alessandro Sale (photo by Mattia Mossa)
Tre nuovi diaconi al servizio della Chiesa
In Diocesi. Federico Bandinu di Siniscola, Alessandro Mesina e Alessandro Sale di Dorgali saranno ordinati domenica 28 aprile
di Luca Mele

17 Aprile 2024

11' di lettura

Si terrà domenica 28 aprile alle ore 18 nella chiesa Cattedrale la celebrazione per l’ordinazione diaconale di Federico Bandinu, Alessandro Mesina e Alessandro Sale. A poche settimane da questo evento abbiamo incontrato i tre candidati agli ordini sacri.

Dicci subito qualcosa di te.

Federico Bandinu
«Sono nato il 23 maggio 1998, terzo di tre figli di Domenico e Lucia Congiu. Il 16 settembre del 2012, con l’iscrizione alle scuole superiori, ho fatto il mio ingresso nel Seminario minore di Nuoro e ho conseguito la maturità classica al liceo Asproni sempre in città nel 2017, anno in cui sono entrato nel Seminario regionale della Sardegna e ho iniziato gli studi in Facoltà Teologica a Cagliari. Il Vescovo Antonello mi ha ammesso tra i candidati agli ordini sacri del diaconato e del presbiterato il 2 giugno 2021 e nei mesi successivi ho ricevuto i ministeri del lettorato e dell’accolitato. Di recente ho ottenuto il baccalaureato in teologia esponendo una tesi dal tema “L’ecumenismo in alcuni numeri della Evangelii Gaudium” e ora sto concludendo l’ultimo semestre della Licenza in Teologia fondamentale e dogmatica».

Alessandro Mesina
«Sono nato il 12 dicembre del 1998, appartengo alla comunità di Dorgali, paese di mio padre, e sono molto legato anche a Orosei, dove ha le sue origini mia madre. Ho una sorella più grande e un fratello più piccolo e faccio parte di una famiglia numerosa, considerando che nove sono i fratelli di mio babbo e dodici quelli di mamma. Sono entrato nel Seminario di Nuoro il 14 settembre 2014 e nel 2017 ho continuato il mio percorso formativo in quello maggiore di Cagliari, fino allo scorso anno 2023: cinque anni in cui ho celebrato le tappe significative verso l’ordine sacro. Ho concluso a gennaio scorso gli studi nella Facoltà teologica di Cagliari con una tesi sul rapporto tra Cristo, Dostoevskij e l’icona».

Alessandro Sale
«Originario di Dorgali, sono nato a Nuoro il 27 agosto 1998. La mia famiglia è composta dai miei genitori, Angela e Tonio, e mio fratello Gianfranco. Il 16 settembre 2013 il Vescovo Mosè mi ha accolto nel Seminario diocesano in cui ho vissuto per 4 anni, fino al conseguimento del diploma presso l’I.T.I “Francesco Ciusa” sempre a Nuoro. Nello stesso stesso anno ho iniziato il cammino di formazione nel Seminario maggiore a Cagliari frequentando, contestualmente, le lezioni presso la Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna, dove ho terminato gli studi pochi giorni fa con la presentazione della tesi dal titolo «I consigli parrocchiali: il contributo dei laici nella vita parrocchiale».

Come hai scoperto i germi della tua vocazione? Ci sono state figure o modelli che hanno influito in modo speciale?

Federico Bandinu
«È sicuramente dentro la parrocchia e la famiglia che ha potuto germinare il seme di vocazione che Dio aveva posto nel mio cuore da sempre. In modo particolare, sono profondamente grato a tutta la comunità con le sue realtà associative, in particolare la corale San Giovanni Battista, l’Azione Cattolica e il gruppo ministranti. Nel ripercorrere quei momenti della mia infanzia e preadolescenza, rivedo figure di sacerdoti a me care quali don Ciriaco Vedele, parroco, e i giovani viceparroci. Sin da piccolo sentivo desiderio di diventare prete, però mi piace riconoscere un momento preciso: le “mie quattro di pomeriggio” durante la Gmg di Madrid del 2011, il momento in cui ho capito che bisognava fare sul serio».

Alessandro Mesina
«Ho conosciuto la fede grazie alla mia famiglia, che considero la mia prima esperienza di Chiesa. È stata fondamentale per me anche l’esperienza dell’oratorio parrocchiale, dove ho avuto modo di crescere spiritualmente e partecipare alla vita della parrocchia come in una seconda famiglia. In questa esperienza guardavo con ammirazione le figure di san Giovanni Bosco e san Filippo Neri, i cui ideali sono stati incarnati bene dai sacerdoti che ho conosciuto in parrocchia e non solo, sebbene ognuno con la sua specificità. Sono state importanti anche le amicizie, sia quelle nate in parrocchia sia quelle nate fuori, per il loro appoggio incondizionato. Credo che in tutti questi ambienti il Signore abbia seminato i primi germi di vocazione».

Alessandro Sale
«La mia vocazione è nata all’interno della parrocchia, facendo parte del gruppo dei ministranti e dell’oratorio parrocchiale. In questo periodo è stato fondamentale l’esempio dell’allora parroco e viceparroco da cui traspariva la bellezza della vita sacerdotale e la totale dedizione verso i fedeli. Inoltre ricordo con affetto l’attenzione per la mia vocazione che ha avuto il mio compaesano don Giampiero dal momento in cui, da rettore, mi accolse nel cammino del preseminario. Allo stesso modo sento di sottolineare l’importanza che hanno avuto per me le amicizie che mi hanno permesso di vivere quel particolare periodo di vita come qualsiasi bambino, poi adolescente, seppur dentro di me coltivavo la ricerca del disegno che il Signore ha pensato per me».

Negli anni della formazione, quali esperienze ti hanno aiutato a capire il valore del servizio?

Federico Bandinu
«Non indicherò un’esperienza particolare, sarebbero tante e complicato prediligerne una. Sottolineo un aspetto che ha accompagnato questi dodici anni di formazione: la vita comunitaria. La vita del seminario e delle comunità di provenienza e dove ho svolto il servizio pastorale mi hanno insegnato la grandezza umile e la bellezza armoniosa del servire gli altri per servire Dio. Esso si è declinato negli anni in modalità spesso distanti tra loro, dalle più silenziose alle più visibili, ma tutte hanno contribuito ad aumentare in me il desiderio di donare l’esistenza per gli altri e l’Altro. Riconoscendo l’altissimo valore del servizio il proposito è quello che la mia vita possa essere sempre una porta aperta per incontrare il prossimo e camminare con lui».

Alessandro Mesina
«Credo che l’esperienza della pastorale nelle parrocchie sia stata fondamentale per conoscere il valore del servizio: qui ho imparato a conoscere una Chiesa “poliedrica” (come direbbe il Papa) con mille sfaccettature e differenze ma proprio per questo bellissima, che chiede di essere servita così com’è. Negli anni di formazione ho imparato, e tuttora sto imparando, che il vero servizio per essere tale dev’essere disinteressato e davvero aperto a tutti, per cui non si serve mai abbastanza: si può sempre servire di più. Devo molto anche all’esperienza del Seminario diocesano e regionale, dove sempre ho sperimentato l’attenzione agli ultimi, particolarmente grazie al Gamis, il gruppo di animazione missionaria in seminario».

Alessandro Sale
«Ogni esperienza vissuta, sia in seminario minore che in seminario maggiore, ha certamente contribuito alla mia formazione. Il periodo trascorso a Nuoro mi è servito particolarmente per conoscere la mia parrocchia e le diverse associazioni legate ad essa; mentre arrivando a Cagliari ho avuto modo di approcciarmi a diversi campi della pastorale, frequentando tre realtà diverse: presso la parrocchia san Carlo Borromeo ho conosciuto particolarmente la realtà caritativa e del cammino neocatecumenale; nella parrocchia Madonna della Strada ho collaborato particolarmente nella pastorale giovanile, dal catechismo all’oratorio; mentre nel Policlinico Universitario ho vissuto l’esperienza di confronto con la malattia e la solitudine».

Essere accolto nel clero diocesano, il celibato, la Liturgia delle Ore, annunciare il Vangelo e celebrare alcuni sacramenti, amare e aiutare i poveri… Quale di questi doni del diaconato ti affascina di più?

Federico Bandinu
«È interessante questa domanda perché vede gli impegni degli eletti come doni. Cogliendo la sfida e dovendone prediligere uno, scelgo l’ultima promessa il conformare a lui tutta la vita. Dalla tempestosa veglia di Madrid ho sempre tenuto accanto al letto e nel cuore la citazione di Gv 15,5 per ricordarmi che tutta la vita sta nello stare in Lui. È bello che questo sia anche il brano proclamato nella quinta domenica del tempo pasquale, il giorno della nostra ordinazione diaconale! Dio fa veramente meraviglie stupende e questa è una di quelle. Sicuramente questo è il dono più bello e maggiormente impegnativo, tantoché nella risposta prevista nel rituale si invoca l’aiuto di Dio, unico che trasforma tutto in grazia». 

Alessandro Mesina
«Se c’è un aspetto che più mi affascina tra tutti, sicuramente è l’amore e il servizio ai poveri. Nel mondo di oggi troppo spesso i poveri di ogni sorta sono lasciati ai margini della società, quando non addirittura della stessa Chiesa. Sarebbe bello se il periodo del diaconato potesse diventare un’occasione di vera vicinanza ai poveri, non tanto come oggetto di assistenza quanto piuttosto come destinatari privilegiati del Vangelo di Cristo, che tante persone aspettano, anche senza saperlo. Credo che questo aspetto sia fondamentale per la vita cristiana (tutti siamo poveri, in qualche maniera), ma ancora di più per il ministero diaconale, che è nato proprio, anzitutto, per servire i poveri, come testimoniano gli Atti degli Apostoli».

Alessandro Sale
«Mi sentirei di soffermarmi sulla scelta del celibato, certamente la più controversa e discussa tra le promesse del diacono. Talvolta si confonde il celibato con un’astinenza che riguarda la sfera sessuale, ma non si può ridurre solamente a questo: in maniera più ampia il celibato è il dono totale di sé per la comunità dove il diacono sarà inserito. La piena dedizione, a sua volta, è possibile solamente se si vive nella più assoluta libertà, autenticità e disinteresse (nel senso del non aspettarsi un contraccambio per il tempo donato all’altro) delle relazioni interpersonali, relazioni che si riconducono in quel “vi ho chiamato amici” pronunciato da Gesù».

La tappa diaconale verso il presbiterato è definita “transeunte”: come vivrai questo tempo sapendo che non è passeggero?

Federico Bandinu
«Nel rispondere mi servo di ciò che, in parte, sto già vivendo. Il Signore e la Chiesa nell’affidarmi un ministero non si aspetta che stia in panchina in attesa di maggiori avanzamenti, ma attende che dia tutto me stesso, lì dove sono, affinché possa amare attraverso il servizio e la parola le persone che incontro. In questo tempo come animatore del Seminario minore e collaborando con il Vescovo, unitamente all’approfondimento teologico, riscopro la bellezza del servizio perché per questo sono nato. Sottolineando che il diaconato non scade con l’ordinazione presbiterale, spero di vivere, nella mia povertà, pienamente ogni istante della vita al servizio degli altri e confido nel fatto che incontrerò sempre gente che mi richiami a questo qualora lo dovessi dimenticare». 

Alessandro Mesina
«Sono consapevole che questa fase, come altre del cammino verso il presbiterato, ha un inizio e una fine; questo non la rende meno importante, ma anzi più preziosa, e merita di essere vissuta appieno, a prescindere dalla sua durata. Cercherò di vivere questo periodo in un certo senso come gli altri, tentando di rispondere alla chiamata del Signore a servirlo nei fratelli che mi mette accanto, ma anche con la grazia che sicuramente Egli vorrà donare assieme al dono del ministero diaconale, nonostante i tanti limiti che umanamente mi porto dietro. Spero che questa tappa mi aiuti a imparare a servire in maniera totale, autentica e disinteressata la nostra Chiesa, dove oggi “servono servi” che aiutino altri a liberarsi da tanti falsi padroni responsabili delle schiavitù del nostro tempo».

Alessandro Sale
«Anche se è vero che il diaconato transeunte è “passeggero” in vista del presbiterato, è mia intenzione non vivere tale tappa con il conto alla rovescia, facendo la croce sui giorni del calendario man mano che passano: il Signore, mediante la Chiesa, mi fa un dono quale il diaconato che ho intenzione di vivere interamente e pienamente, e guidato dalle promesse che farò durante il rito di ordinazione, dedicarmi e donarmi alla Chiesa secondo le mie possibilità e competenze, collaborando con il Vescovo e i sacerdoti secondo le modalità proprie del diacono». 

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