Torna l’iniziativa “Un pasto al giorno”
di Redazione

1 Settembre 2022

5' di lettura

I volontari della Comunità Papa Giovanni XXIII tornano nelle piazze della Sardegna per mostrare come la solidarietà sia la risposta più efficace contro le nuove povertà generate da conflitti e crisi globali.
Un tasso di povertà assoluta in Italia che si conferma a ridosso dei massimi storici toccati nel 2020. Le speranze della ripresa post-pandemia che continuano a scontrarsi con nuove difficoltà e con quelle di sempre. E uscendo dai confini nazionali, un mondo che sembra aver dimenticato le dure lezioni del passato, come si vede dal conflitto in Ucraina e dalle nuove tensioni che non mancano di scandire le nostre giornate. «Dovunque si volga lo sguardo – ha sottolineato anche Papa Francesco – si constata come la violenza colpisca le persone indifese e più deboli».

Se c’è una lezione che la storia ha insegnato, è quanto possa fare la differenza un approccio fondato sulla solidarietà e sul senso di comunità. Valori che la Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata nel 1968 da don Oreste Benzi, pone da sempre al centro del suo impegno, attraverso progetti e realtà di accoglienza in Italia e in 40 Paesi del mondo, e con una presenza costante anche in Ucraina fin dai primissimi giorni del conflitto.

Con l’obiettivo di condividere la consapevolezza e i risultati maturati durante queste esperienze, e per portare avanti un lavoro di sensibilizzazione su tematiche importanti per il futuro di ciascuno, i volontari della Comunità torneranno anche quest’anno nelle parrocchie della Sardegna il 17 e 18 settembre, con l’iniziativa solidale “Un Pasto al Giorno”, un evento che al lavoro di sensibilizzazione aggiunge anche un prezioso obiettivo che si fa concreto e cruciale per molte persone in situazioni di grande difficoltà: attraverso iniziative come questa, infatti, la Comunità Papa Giovanni XXIII raccoglie quel sostegno che le permette di garantire 7 milioni e mezzo di pasti a tutte le persone in povertà e in difficoltà che accoglie nelle sue Case, mense e realtà di aiuto. Quest’anno, inoltre, sarà aggiunta anche una piccola riflessione sull’importanza della preghiera: come da tradizione, infatti, chi parteciperà all’iniziativa riceverà un oggetto simbolico, in questo caso un libricino con sette preghiere in sette lingue diverse. Un segno di come ci si possa e ci si debba sentire una comunità, unita di fronte ai problemi che ci si presentano innanzi e attenta ai bisogni di tutti.

«La Comunità Papa Giovanni XXIII è fatta di persone che condividono ogni giorno la vita, la casa e anche la tavola con chi è nel bisogno – ha spiegato il presidente, Giovanni Ramonda –. Sediamo uno accanto all’altro, stringendoci per far posto a chi arriva e il nostro primo gesto è ringraziare per il pasto che abbiamo davanti, pregando che sia sempre sufficiente a sfamare le migliaia di persone che si rivolgono a noi in cerca di aiuto, chiedendoci di colmare il vuoto del corpo e dell’anima. La preghiera ci unisce ovunque siamo e rafforza quel legame che ci rende possibile, solo assieme, salvare la vita di chi è disperato. Per questo, quest’anno, abbiamo scelto di fare dono a chi si avvicinerà ai nostri banchetti, di una raccolta di preghiere dalle nostre missioni, 7 come i giorni della settimana. In un momento in cui tanti ci chiedono tutto e ogni euro conta, realizzare tovagliette o altri oggetti, come si è soliti fare in queste iniziative, avrebbe comportato una spesa che, responsabilmente, non ci siamo sentiti di affrontare. Siamo certi che la consapevolezza di aver assicurato un posto a tavola per chi soffre sia il ringraziamento più grande».

Un impegno in cui riecheggiano anche le parole di Papa Francesco, pronunciate durante il suo recente viaggio in Canada: «Troppo spesso – ha avvertito il Pontefice – ci si lascia guidare dagli interessi di pochi che stanno bene. Occorre guardare di più alle periferie e porsi in ascolto del grido degli ultimi; saper ascoltare il dolore di quanti, spesso in silenzio, nelle nostre città affollate e spersonalizzate, gridano».

L’attività della Comunità di don Benzi, del resto, prosegue anche in Sardegna da oltre 50 anni, attraverso l’opera di numerose realtà, tra Case Famiglia, Case di accoglienza e Centri di aggregazione. Sono tantissime le persone che negli ultimi mesi vi hanno trovato non solo un riparo o un pasto caldo, ma anche un punto di riferimento per far ripartire la propria vita.

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