Studio delle varianti, Nuoro in prima linea
di Redazione

20 Febbraio 2021

3' di lettura

Mentre nei giorni scorsi si è avuta la conferma dell’arrivo della cosiddetta variante inglese anche in Sardegna, sette casi (di cui uno a Nuoro), un’istantanea delle prime varianti virali presenti nel centro Sardegna durante le fasi iniziali della prima ondata della pandemia, nel 2020, è al centro di uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Frontiers in Microbiology, nato dalla collaborazione tra Laboratorio Covid, il Laboratorio Specialistico della UOC Ematologia dell’ospedale “San Francesco” di Nuoro e l’Università di Cagliari. Lo studio è stato condotto da Giovanna Piras, dirigente biologo onco-genetista dell’ospedale di Nuoro, e Nicole Grandi, ricercatrice al Dipartimento di scienze della vita e dell’ambiente dell’Ateneo cagliaritano, coordinato da Enzo Tramontano, docente di microbiologia e virologia all’Università di Cagliari. «Monitorare l’emergere ed il diffondersi delle varianti genetiche del virus – spiega Tramontano – è essenziale per conoscere come si evolve, anche rispetto alle misure vaccinali in atto». Nonostante l’isolamento geografico e il tempestivo blocco degli spostamenti, la ricerca evidenzia una significativa diversità genomica, inaspettata in base al basso numero di casi inizialmente presenti in Sardegna. In particolare, emerge come la variante “D164G” della proteina spike, che ha un’aumentata infettività ed è poi diventata dominante in Italia e nel mondo, fosse circolante nell’isola fin dalle prime settimane della pandemia. Nel complesso, la diversità genomica evidenziata dallo studio indica che in Sardegna all’inizio del 2020 non si è avuto un solo “paziente zero”, ma una serie di “pazienti zero”, che in numerosi casi hanno “importato” il virus nell’isola a seguito di rientri dal Nord Italia o da altre aree europee. Lo studio proseguirà nel più ampio progetto collaborativo di ricerca, supportato da Sardegna ricerche, che vede coinvolti anche l’Università di Sassari, una seconda unità dell’Università di Cagliari ed il CRS4, e che mira ad un costante monitoraggio delle varianti virali circolanti in Sardegna. Intanto la strategia già messa in atto a scopo di ricerca, ha permesso al team nuorese insieme al Laboratorio di riferimento regionale per la diagnostica del Coranavirus della Aou di Sassari di identificare tempestivamente la presenza della variante inglese in Sardegna. Questo risultato servirà ad aggiornare le politiche di igiene pubblica finalizzate al contenimento della circolazione del virus in Sardegna. © riproduzione riservata

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