Dai Paesi - Orgosolo
Maria Corda (photo by Fabio Costantino Macis)
Seta di Orgosolo, una storia unica
di Pietro Putzu

24 Giugno 2023

3' di lettura

Orgosolo - Ci troviamo vicino alla chiesa parrocchiale e lungo il corso principale del paese camminano tanti turisti. Si fermano di continuo a osservare i murales che ornano i muri. Eccone due intenti a leggere il messaggio inviato da Emilio Lussu quando il paese si oppose alla creazione del poligono di tiro a Pratobello. 

Maria Corda ci accoglie nella sua casa. Siamo nella stanza che da sulla via Mercato. Nel lato sinistro ecco il telaio tradizionale con i fili dell’ordito tesi, che hanno il colore naturale della seta così come i bachi la producono: un marrone molto, molto chiaro, «la trama invece – spiega –  verrà colorata con lo zafferano e prenderà la tonalità dorata che conosciamo. Per mettere a telaio quattro copricapo, sos lionzos del costume tradizionale, – prosegue – bisogna allevare 10 000 bachi».

Nella stanza vicina, seduta sul divano troviamo tzia Juvannedda che da poco ha compiuto cento anni e per tutta la vita è stata impegnata nell’allevamento e nella tessitura. Merita ricordare che da generazioni, da 200 anni ormai, la famiglia Corda pratica questa nobile arte.

Maria spiega come l’allevamento del baco si è conservato nel paese: la seta era indispensabile per poter realizzare il fazzoletto che fa parte del costume tradizionale, conosciuto da tutti. «Il baco è venuto dalla Cina e forse arrivò in Europa per la prima volta grazie a quel viaggiatore famoso, autore de Il Milione, il veneziano Marco Polo. Poi grazie ai padri gesuiti che giunsero nel lontano paese asiatico. Furono loro a portarlo nel nuorese quando venne realizzato il collegio a Oliena. Anche in quel centro veniva prodotta la seta nel passato».  

Il baco nasce all’inizio di maggio, si nutre con le foglie del gelso, si sviluppa e poi inizia a produrre quel filo che lo avvolgerà, dal quale deriva la seta.

«Otteniamo il tessuto usando sempre l’antico telaio, questa tradizione deve essere mantenuta: si tratta di conservare una parte preziosa del nostro patrimonio culturale. Devono intervenire le istituzioni, ci deve essere un sostegno deciso dalla Regione Sardegna». Ma come? Maria Corda ha le idee chiare e ha in mente un progetto ben preciso. «È necessario acquisire qui a Orgosolo una delle antiche case, dove si è conservata l’architettura tradizionale, ristrutturarla eseguendo i lavori necessari e infine realizzare al suo interno il Museo della seta».

In passato l’Italia era seconda soltanto alla Cina per la produzione di questo filo. Nell’Ottocento, a Muravera, Francesca Sanna Sulas realizzò la prima azienda dove si produceva seta. Ai giorni nostri, mentre si riparla di una nuova via della seta, l’allevamento del baco si mantiene soltanto a Orgosolo. Questa varietà è unica al mondo e porta proprio il nome del paese barbaricino.

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