Reati informatici, agire sulla prevenzione
Dialogo con gli ispettori della Polizia postale e della comunicazione Marco Cottu e Antonio Sanna
di Luca Mele

20 Febbraio 2024

6' di lettura

All’indomani della Giornata internazionale contro il bullismo e il cyber bullismo del 7 febbraio, siamo stati accolti dagli Ispettori Marco Cottu e Antonio Sanna, rispettivamente responsabile e vice della Sezione operativa per la Sicurezza Cibernetica – Polizia Postale e delle Comunicazioni di Nuoro, per raccogliere un bilancio intorno ai pericoli e ai reati collegati all’utilizzo della rete internet nel territorio.

Quali sono i dati relativi ai vostri interventi nell’ultimo anno?
«L’aspetto più problematico è quello delle frodi informatiche, dove abbiamo registrato un incremento del 60% delle truffe; infatti siamo passati dagli 8 casi di tre anni fa alle 23 denunce nel 2023. Il disagio economico è stato sfruttato dai broker di criptovalute che con le promesse del trading online hanno rovinato intere famiglie: nella provincia di Nuoro, l’illusione dei soldi facili attraverso investimenti ha recato perdite dai 140 ai 200mila euro per le singole vittime, alcune di esse addirittura sono state capaci di vendere casa».

Come siete intervenuti?
«Le attività di indagine sono molto difficili, si tratta di organizzazioni criminali composte da abili operatori che si nascondono specialmente nell’Est dell’Europa o nei Regno Unito e quindi Paesi dove la legislazione non sempre permette un’esplorazione immediata e completa. Ci preoccupiamo di anticipare informando i cittadini su come riconoscere un’attività di phishing e gestire rettamente le proprie carte di credito o di debito».

La prevenzione sarà sicuramente l’arma migliore anche in altri ambiti…
«Sì! E qualche risultato importante è stato raggiunto, pur conservando massima attenzione e vigilando costantemente. Nel 2023 non si è registrato alcun caso di cyberbullismo! Da diversi anni e con costanza ci si impegna nell’educazione dei ragazzi attraverso le scuole, almeno due volte al mese. I destinatari sono gli studenti dalla 5a elementare al primo biennio delle superiori, grazie anche alla campagna nazionale Una vita da social, il cui truck ultimamente ci ha permesso di dialogare insieme agli insegnanti agli alunni nella Scuola media n. 4 e dell’Istituto comprensivo di San Pietro a Nuoro».

Ma il fatto che non siano pervenute richieste di aiuto non è garanzia che non si siano manifestati episodi.
«Esatto. Può mancare la consapevolezza, o prevalere la vergogna, oppure vincere la convinzione che una denuncia porti a un’escalation. Ciò ci obbliga a intensificare l’operato iniziando dai bambini affinché si sentano sempre più responsabili dei propri amici e coetanei, i quali a volte preferiscono confidarsi o sfogarsi con i compagnetti piuttosto che con i genitori. Un esempio che portiamo sempre alla loro riflessione è la toccante storia di Carolina Picchio, la 14enne di Novara morta suicida per l’insopportabile peso della gogna social, e spiegare che si possono salvare vite oltre il silenzio e la paura».

Se i responsabili sono minorenni, come si può parlare di “reato”?
«Chiaro che sotto i 14 anni vige il principio della non imputabilità, però gli effetti di queste pratiche malsane vanno ripagati e fermati. Vengono sempre chiamati in causa i genitori del presunto reo attraverso la Procura dei minori, che in Sardegna fa capo a Sassari, perché comunque si possano prendere i provvedimenti adatti».

C’è qualche considerazione da fare sul ruolo dei genitori?
«Nello specifico è doloroso attestare che alcuni comportamenti sono la logica conseguenza di un disagio familiare pregresso; in generale non si può non richiamare quanto sia pericoloso tenere a bada i propri figli delegando a smartphone e/o tablet il compito di farli stare buoni… In tal senso c’è davvero tanta ignoranza sui pericolosi effetti che tali dispositivi possono avere senza un adeguato accompagnamento. I mesi del lockdown per contrastare la pandemia del Coronavirus sono stati devastanti su questo fronte, perché l’unica alternativa facilmente realizzabile era costituita da questi strumenti».

Qualcuno afferma che bisognerebbe bandire i telefonini dai ragazzi.
«Ogni strumento è pieno di potenzialità, l’innovazione tecnologica è a servizio del consumatore. Sarebbe sufficiente un uso corretto e onesto: già all’atto dell’iscrizione in un canale social è fondamentale indicare la vera data di nascita, così che la stessa piattaforma attivi i giusti filtri sui contenuti in relazione all’età dell’utente (e avere maggiori tutele in caso di hackeraggio del profilo)».

Quali altri reati vi vedono in prima linea?
«Revenge porn e sextortion sono particolarmente diffusi nel panorama nazionale, perché il nostro lavoro è il risultato di una forte sinergia con il Comando di Roma e di una collaborazione con le reti internazionali (ad es. Metter e MCNEC, da Amsterdam fino agli USA…). Specialmente l’estorsione sessuale e le truffe sentimentali sono sempre in agguato, perché tante sono le persone fragili e sole scelte come prede. Poi non mancano casi di molestie e incitamento all’odio dietro una tastiera. Infine, la pedopornografia, così terribile che non può essere commentata, non tanto nella produzione dei contenuti (che arrivano dai Paesi poveri) ma nel consumo e nella divulgazione: abbiamo agenti che lavorano sotto copertura per arrivare ai criminali e ai quali è assicurato un supporto psicologico dallo Stato». 


Cuoriconnessi contro il cyberbullismo

Oltre 225.000 studenti si sono collegati da tutta Italia per lo scorso 6 febbraio con l’evento in streaming da Roma #cuoriconnessi, l’iniziativa di sensibilizzazione contro il cyberbullismo e a favore di un utilizzo consapevole della rete e della tecnologia, nata nel 2016 e realizzata da Unieuro in collaborazione con la Polizia di Stato.

Le attività del progetto sono rivolte alle scuole italiane secondarie di 1° e 2° grado e da sempre coinvolgono studenti, genitori e insegnanti. Le conclusioni sono state affidate al Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, in videocollegamento dal Viminale, che ha ricordato la centralità del tema del cyberbullismo e l’importanza di prevenire il fenomeno. «La rete è una straordinaria innovazione – ha affermato il Ministro – ma ci sono dei rischi come nella vita reale. Chiedere aiuto e segnalare comportamenti dannosi alla Polizia Postale, agli insegnanti, ai genitori è essenziale – ha detto ancora -. Così è possibile intercettare i problemi per tempo e aiutare chi è in difficoltà. La sfida è quindi sul piano culturale ed educativo e va affrontata insieme, ognuno per la propria parte».

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