Henri Matisse, Nu couché II (1927). In basso: M. Lai e J. Eielson 100mila stelle
Perdersi al Man tra metamorfosi e legami
Arte. Esposte per la prima volta le sculture di Henri Matisse. In contemporanea la mostra su Maria Lai e Jorge Eielson
di Franco Colomo

25 Luglio 2023

4' di lettura

Nuoro - Il Museo Man dedica, per la prima volta in Italia, una mostra alla scultura di Henri Matisse. Si tratta di un aspetto “trascurato” della sua produzione e allo stesso tempo presenta e rivela «una vita parallela – come si legge nella nota di presentazione – rispetto a quella del colorista, una doppia anima votata alla materia, al volume e allo spazio».

Il progetto espositivo, a cura di Chiara Gatti, rilegge e adatta agli spazi del museo nuorese la mostra Matisse Métamorphoses organizzata nel 2019 dalla Kunsthaus di Zurigo e dal Museo Matisse di Nizza. 

La mostra «prende avvio da una analisi del metodo di creazione dell’artista e dal suo lavoro di trasformazione della figura in variazioni seriali. Il percorso allinea sequenze di bronzi, datate dai primi anni Dieci agli anni Trenta, e soggetti presentati nei loro diversi stati successivi e accostati alle fonti di ispirazione dell’artista, tra cui fotografie di nudi e modelle in posa, oltre a una selezione essenziale di pochi dipinti in cui i motivi stessi svelano la doppia anima della sua ricerca parallela, pittorica e scultorea, in particolare nell’affrontare i temi dominanti del nudo, della danza, dell’odalisca. Attraverso circa 30 sculture e una ventina fra disegni, incisioni, oltre a fotografie d’epoca e pellicole originali, la scultura di Matisse verrà posta in relazione con i soggetti di una vita, le sue magnifiche ossessioni legate alle forme femminili, alla ricerca fisiognomica sulle modelle, alle attitudini e alla plasticità dei volumi.

Sullo sfondo di questa ricerca composita, ecco allora molte figure uniche, come Le tiaré, mentre altre si ripetono a intervalli diversi, variando e trasformandosi, come il celebre ciclo di Jeannette (I-V). Da qui l’artista sviluppa infatti un approccio concettuale che può essere descritto come una sorta di metodo di progressione formale. Come in una “metamorfosi”, che ben spiega il titolo della mostra, le sue figure evolvono da una trascrizione naturale a una sintesi radicale del dato visivo».

Significative le due piccole opere ospitate nell’ultimo “stanzino” del terzo piano del Man, adiacente allo spazio espositivo dedicato alle opere di Matisse. Si tratta di due Dee madri provenienti dal Museo Archeologico di Nuoro. Una è del neolitico, l’altra dell’età del rame: anche qui si vede chiaramente il percorso verso l’astrazione, una “metamorfosi” ante litteram che si sposa perfettamente con la produzione del grande artista francese.

Dalle metamorfosi alle “corrispondenze”, il secondo livello del museo è interamente dedicato alla mostra 100mila stelle, dedicata al profondo legame – anche questa parola non è casuale – tra Maria Lai e l’artista peruviano Jorge Eielson. Entrambi si erano spostati dalla loro terra d’origine ma c’è la Sardegna e l’Ogliastra in particolare ad alimentare il loro rapporto. A Bari Sardo Eielson trascorre l’estate cn il compagno Michele Mulas, a Cardedu Maria sta in casa della sorella Giuliana quando rientra nell’Isola. La distanza ravvicinata alimenta l’amicizia che si traduce in una serie di scambi di opere, poesie, opere fino alla tela che dà il titolo alla mostra, ispirata a una poesia di Eielson. I fili di Maria Lai dialogano con i “nodi” di Eielson in una serie di rimandi. L’esposizione a cura di Elisabetta Masala si divide in quattro sezioni, il paesaggio, la poesia, le stelle, le geografie, in un tempo sospeso e sognante, un gioco che solo l’arte è capace di restituire.

La sala all’ingresso del museo nuorese ospita il progetto Je m’appelle Olympia di Alice Guareschi, vincitore del Pac 2021 del Ministero della Cultura, una “azione per luci di sala” eseguita nel celebre teatro parigino e restituita sia nell’allestimento – concepito come un piccolo teatro – che nelle immagini scelte dall’artista. 

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