Patrizia Incollu (photo by Gigi Olla)
Per Patrizia Incollu
di Monsignor Antonello Mura

6 Novembre 2023

7' di lettura

Il testo dell’omelia del Vescovo Antonello alle Esequie di Patrizia Incollu. Sassari /parrocchia di San Giuseppe, 3 novembre 2023
Letture: Libro delle Lamentazioni (3, 1-2.7-8.12.18-26); Sal 102; Lc 24,1-12

Il minimo che possiamo dirci, di fronte all’evento grave che ci è precipitato addosso, è riconoscere che non lo si capisce e che non riusciamo ad accettarlo. E che ci causa “un certo grado di ribellione interiore”.

La morte ci toglie in modo drammatico Patrizia, dopo averci portato via anche Peppino Fois. Loro non ci sono più, ci mancano. 

Tu Patrizia hai lottano fino alla fine, e siamo certi che hai combattuto per vivere. 

I medici hanno fatto di tutto per recuperarti alla vita e li ringraziamo. A noi viene quasi voglia di contestare quanto è successo, ma Dio, sono certo, saprà comprenderci. 

Il brano del libro delle Lamentazioni d’altronde, come tanti Salmi nella Bibbia, ci incoraggiano a protestare. Perché c’è anche la preghiera che si lamenta. 

Sembra assurdo ma la Bibbia ci dice che protestare ci prepara poi a lodare Dio, riscoprendo la sua grazia, la sua fedeltà alla nostra vita, nonostante la morte. E condividere con Lui il nostro dolore, ci fa capire che di Dio possiamo fidarci.

Questo è il primo passo della fede, quando attraversiamo il dolore, quando siamo provati, quando sperimentiamo la perdita profonda e tragica di una persona cara. La vera lamentazione va oltre il lamentarsi e chiede a Dio l’aiuto necessario per capire. 

La mia e nostra vicinanza alle persone più care di Patrizia: al suo amato compagno di vita Flavio, ai genitori Nina e Salvatore, alla sorella Mery con Pasquale e ai nipoti Davide e Andrea. E con loro a tutti i familiari.

Ognuno dei presenti ha conosciuto e voluto bene a Patrizia, apprezzandola nel suo lavoro, nella vita istituzionale e sociale. 

Porto a tutti il saluto dell’arcivescovo di Sassari, Mons. Gian Franco Saba, che conosceva e stimava Patrizia, e che ringrazio perché mi ha permesso di presiedere questa celebrazione. 

La presenza, oltre al parroco don Tonino Canu, dei cappellani don Gaetano Galia, don Giampaolo Muresu, don Umberto Deriu, don Roberto Dessolis e don Alessandro Muggianu, dimostra tutto l’affetto la circondava; essi ben rappresentano tutto il mondo carcerario, i comandanti e gli agenti di polizia penitenziaria e, certamente non ultimi, i detenuti di Badu ‘e Carros, Lanusei e Mamone e, prima ancora, Tempio e Alghero. 

La morte di Patrizia è un duro colpo per tutto il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, e siamo vicini al capo Gabinetto del ministro della Giustizia, Alberto Rizzo e Provveditore regionale, Maurizio Veneziano. 

Grazie per la presenza affettuosa a tutte le autorità civili e militari. Voglio salutare con voi i prefetti di Sassari e di Nuoro, rispettivamente Grazia La Fauci e Giancarlo Dionisi; il sindaco di Sassari, Nanni Campus e quello di Nuoro, Andrea Soddu, il generale della Brigata Sassari, Stefano Messina, il presidente del Consiglio regionale Michele Pais.  

Ricordo con voi lo stile di Patrizia, direttrice capace di pensare e di guidare un carcere con il dono di una visione, di un orizzonte, quindi mai scontata, mai banalizzante nell’affrontare questioni e problemi. 

Aveva gesti diretti e parole vere, non fingeva assenso o dissenso, schietta perché autentica, ferma, ma capace di un’amabilità contagiosa. 

Credeva in quello che faceva e per questo soffriva quando si sentiva tradita, e quando la sua fiducia negli altri non era corrisposta. 

Difficile dimenticare come visse l’episodio dell’evasione a Badu ‘e Carros, nel quale vide una sconfitta del suo stile sensibile e generoso, provocandole amarezza e delusione. Ma non si arrese, e non smise di lavorare con passione. 

La sua dedizione, encomiabile e oltre ogni calcolo, non si può negare che ha dovuto sostituire e provvedere anche ad altre lacune, diverse mancanze e sicure assenze. 

Lei ha abbracciato ogni impegno, l’ha fatto come una sportiva che conosce e ama la disciplina dello sport e lo sport in ogni disciplina, ma il suo correre da una parte all’altra se dimostra la passione, direi la devozione al suo lavoro, ci interroga profondamente sulle scelte e i progetti che pur valorizzando le persone migliori le espongono contemporaneamente a un eccessivo dispendio di energie. 

Lei era una donna di fede. Genuinamente credente.

Una donna, ci ha raccontato il Vangelo, uscì per cercare Gesù deposto nel sepolcro. Era Maria Maddalena, che uscì quando era ancora notte. 

Il buio è anche immagine della notte oscura, quella del dolore insopportabile. Era il buio che precedeva il giorno di Pasqua, il giorno della risurrezione. 

Patrizia, come Maria Maddalena, ha sempre cercato di trovare nel buio del carcere, nel buio delle persone che avevano sbagliato, uno spiraglio di luce. 

Non si può lavorare, dove domina la sconfitta della vita, solo come dei funzionari o come chi prende atto di quanto è successo alle persone, preoccupandosi solo del suo ruolo, senza offrire speranza, senza donare tempo, senza aprire delle brecce per aiutare a risorgere. 

Chi osa compiere dei passi nel buio, come la Maddalena, e le oscurità sono sempre tante, ha desiderio di luce, ha desiderio di persone vive, per chi crede, ha desiderio del Risorto, ha voglia di risurrezione.  

Chi apprezza la vita degli altri, chi lavora perché sia sempre valorizzata e difesa, chi non si risparmia per aiutare gli altri, capisce di più perché Gesù è Risorto: non poteva rimanere nella tomba colui che è morto per noi. 

Oggi, nel tempo dell’angoscia, è come se ci venisse chiesto di credere di più nella risurrezione, di dare fiducia a chi ha creduto nella vita, come Patrizia. Il dono dei suoi organi vitali sono l’ennesima dimostrazione che ci lascia per far vivere altri. Anche da morta ha dato la vita. 

Questo è svuotare le tombe e vincere il buio con la luce. Questa è stata la scelta di Dio quando ha risuscitato suo figlio, questa è, oggi e sempre, una scelta umana che è profondamente cristiana. 

Sono certo che Patrizia si è messa come la Maddalena sulle tracce di Gesù e, dopo averlo cercato sulla terra, lo trova risorto, e in lui scopre quella vita in pienezza nella quale credeva. 

Dilatando la parola del Cantico dei Cantici, potremmo dire: “Più forte della morte è l’amore”. 

Questo ci consente in giorni come questi – e sembra un azzardo – di continuare a credere in Dio. 

E di ricordarci che l’amore di Dio non sa smentirsi, nonostante la morte.

La morte non è mai volontà di Dio. Troppi, talvolta, così interpretano, e così – senza cuore – tentano di trasmetterci. 

Qual è la volontà di Dio l’ha ritroviamo invece nel Vangelo di Giovanni, quando Gesù dice ai suoi: “Questa è la volontà di colui che mi ha mandato. Che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell’ultimo giorno” (Gv 6,39). 

Questa, e non altra, è la volontà di Dio, volontà di risurrezione, ed è questa la parola che fa arretrare lo smarrimento, lo sconforto e il dolore. Il nostro.

Questo volontà di Dio è anche per te, cara Patrizia, ed è la nostra preghiera, la nostra certezza. Grazie per la tua dedizione, grazie perché il tuo ricordo continuerà ad interpellarci. 

La Vergine Maria ti presenti al Dio della vita e al suo Figlio Gesù, e maternamente ti faccia compagnia per sempre.

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