La biblioteca Satta con il murale realizzato da Jorit (photo by bibliotecasatta.it)
Nuoro, capitale dei commissari
(ovvero, il discutibile potere di occupazione della Regione sugli Enti territoriali)
di Mario Demuru Zidda

22 Gennaio 2024

5' di lettura

Ultimo in ordine di tempo, il prolungamento “sine die” del commissariamento del Consorzio per la Pubblica Lettura “S. Satta” con la nomina, secondo lo spirito del tempo, di un commissario “di area” sardista (si dice) cioè una nomina politica. Questo fatto, ormai per niente insolito, induce a una prima riflessione, che prescinde, come ovvio, da qualunque valutazione individuale riguardante la persona incaricata: se anche la nomina dei commissari “liquidatori”, come in questo caso, oppure “ordinari”, o “straordinari” ricade nel novero delle nomine “politiche” si fa concreto il rischio che, più che alla funzione, più che al mandato, più che al dovere, si sia badato alla gratificazione dell’incaricato. 

Una conseguenza non dichiarata – anzi accuratamente occultata – ancorché significativa, è la durata temporale di tali incarichi: quindi anni per ciò che riguarda i consorzi universitario, bibliotecario e dello Zir di Prato Sardo e, nella sostanza, altrettanti per quanto riguarda la Provincia sommando i tempi dai quali le Provincie sono state prima trasformate in enti amministrativi di secondo livello con elezione dei rispettivi organi a suffragio ristretto, e successivamente commissariate. Dall’inizio di questo processo di trasformazione, la figura del Presidente, non più eletta dal popolo, assomma le funzioni di tutti gli organi elettivi pre-esistenti; insomma: “se la canta e se la suona”, come si suol dire. 

Va da sé, che in tutti questi casi, il trattamento economico riservato ai commissari ha seguito la stessa sorte di “accorpamento” delle funzioni. Ciò che determina la corresponsione di indennità abnormi rispetto al compito, e una conseguente speciale “affezione” dei prescelti agli ambiti incarichi.

In ogni caso, il commissariamento prolungato degli enti pubblici, rispetto alla gestione da parte di organi eletti democraticamente, o nominati secondo le procedure previste per legge, statuto o regolamento, presenta diversi e significativi lati negativi.

Nello specifico, per quelli a elezione diretta, limita la partecipazione democratica, poiché priva i cittadini del loro diritto di eleggere i propri rappresentanti; per quelli a nomina indiretta, limita pur sempre la possibilità di una partecipazione attraverso i propri organi elettivi.

Tutto questo genera, o può generare, una mancanza o una attenuazione di responsabilità, poiché i commissari potrebbero non sentirsi vincolati alle esigenze della comunità locale, quanto piuttosto alle esigenze del mandante politico da cui perviene l’incarico.

La mancanza o l’affievolimento di legittimazione democratica potrebbe alimentare, in aggiunta, la diffidenza verso le istituzioni, compromettendo il loro rapporto fiduciario con i cittadini. 

Inoltre il commissariamento non garantisce la continuità delle politiche pubbliche degli enti coinvolti, poiché manca la stabilità necessaria per andare oltre la semplice “governance” e assicurare una programmazione a più largo respiro. È sufficiente osservare a questo proposito quanto accade agli enti nuoresi oggi soggetti a questo regime e, “a contraris”, quanto accaduto all’Isre dopo il lungo commissariamento subito: immobile per tutta la durata del regime commissariale, ha ripreso la sua programmazione – ad esempio con l’apertura del Museo della Ceramica – appena reimmesso nel regime ordinario.

Infine, la nota dolente della possibile scarsità di trasparenza e la possibile carenza di meccanismi di controllo: essendo il “commissario” un organo monocratico che compendia tutti i poteri gestionali, potrebbe favorire situazioni di opacità amministrativa, se non di veri e propri abusi di potere. Ed infatti, puntualmente, per quanto riguarda l’Amministrazione Provinciale ad esempio, sono stati formulari ripetuti e incalzanti rilievi da parte dell’organo di controllo sulla mancanza di trasparenza negli atti e di mancati controlli interni sugli stessi.

La questione più rilevante tuttavia, rispetto a questa sorta di “maledizione” nuorese, resta il decadimento profondo degli enti e delle istituzioni commissariate, a tal punto da metterne in discussione la sopravvivenza stessa; ciò vale specialmente per la Biblioteca e per l’Università, oggetto di furiose quanto inconcludenti contese fra Comune e Regione, impersonate puntualmente da politici locali che dovrebbero aver molto a cuore le sorti di Nuoro e del suo territorio! Ma vale anche per l’area Zir di Prato Sardo ormai in caduta libera da tempo! E vale per la misteriosa Provincia… o se si vuole per “la Provincia dei Misteri”… dato che poco se ne sa, e pochissimo se ne fa sapere, nonostante la cospicua dotazione di mezzi finanziari di cui dispone e che amministra “monocraticamente”, appunto.

Certo, questo problema dei commissariamenti, in Sardegna, è un male diffuso, ma è altrettanto certo che questo pasticciaccio a Nuoro si tinge di una coloritura locale, per così dire. Infatti, su tutte queste vicende sono ben noti e attivi agenti locali che manipolano a loro piacimento perfino la formazione di norme di legge, quando occorre; e lo fanno in combutta col diavolo, quando occorre. Ma perché chiamarlo “pasticciaccio”? Beh, perché ormai è stata scientemente demolita la barriera che separava la legittimità dalla illegittimità degli atti amministrativi stante l’inesistenza dei controlli e dunque tutto è possibile in questo fantasmagorico mondo della politica sarda e nuorese. Così può accadere che sia la Regine a nominare il commissario liquidatore di un consorzio di cui detiene, a titolo derivato, una quota di minoranza: il 20% delle ex Comunità Montane di Nuoro e Baronia (che peraltro, per una sua stessa legge, avrebbe dovuto volturare agli enti locali designati!). Legittimo? Legale? E poi, c’è qualcuno a cui di questa contorta vicenda importa qualcosa? Chissà.

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