Mattia Rubeddu con gli amici dell'associazione L'Isola. In basso: al lavoro
Lavorare, la cosa più normale che c’è
di Franco Colomo

24 Dicembre 2022

5' di lettura

Nuoro - Cosa significa inclusione? Non certo pietà, né una sorta di risarcimento per chi è meno fortunato, neppure un obbligo. E non è solo vedere riconosciuto un diritto, come quello al lavoro.

Mattia Rubeddu ha 26 anni, sta al bancone o tra i tavoli del Nobel 26, all’ExMè, sorridente dietro ai suoi occhiali mentre prende un’ordinazione o riordina dopo una consumazione. Lo vedi e pensi: è un ragazzo felice di quello che fa. E te lo dice. La madre Daniela – che lo osserva da lontano – ha la risposta più semplice e bella alla domanda che ci siamo posti: inclusione significa «liberarci dei muri e delle barriere che noi ci siamo costruiti». Ed è proprio così, è il mondo della cosiddetta “normalità” che spesso fa fatica a vedere, riconoscere e promuovere le potenzialità e la ricchezza di cui ogni persona, anche chi è affetto da una disabilità, è potatrice. Eppure Daniela stessa è sorpresa: «Mi ha sempre stupito, mio figlio è una sorpresa continua. Non pensavo – racconta – che potesse reggere i ritmi del lavoro con questo entusiasmo. È preciso, puntuale, fa tutto con passione. Non ha bisogno di scrivere perché ha una memoria incredibile, sa relazionarsi sia con i clienti che con i colleghi, è davvero entusiasta. Così pure quando torna a casa, è felicissimo, racconta a tutti quello che fa». Anche chi l’ha accolto qui al lavoro è lieto per la sua presenza e professionalità, perché ha voglia di fare e si è integrato con naturalezza.

La borsa lavoro copre quattro ore giornaliere per cinque mattine ogni settimana, ma l’entusiasmo è tale che Mattia sarebbe voluto venire qui anche nei giorni di festa. Il suo impiego, al momento, è legato al bando regionale Includis – Progetti di inclusione socio-lavorativa di persone con disabilità – nell’ambito del Plus di Nuoro. Non è detto però, che al termine di questa esperienza non si possano per lui aprire altre porte. E potrebbero essere le più diverse data la sua curiosità e le sue tante passioni.

«Mattia ha mille qualità, sa cantare, recitare (e chi ha partecipato agli spettacoli dell’associazione “L’Isola” lo ha visto a suo agio sul palco ndr), suonare. Ha fatto lezioni di piano, di armonica, ha studiato organetto per tre anni alla Scuola civica, pur non conoscendo la musica sa riproporre le melodie. Ama il ballo sardo e la cultura sarda in generale, ha iniziato a comporre poesie in dialetto – da autodidatta perché in casa non glielo abbiamo insegnato -, molti componimenti sono dedicati al padre che ha perso poco più di un anno fa. Da sempre poi ha la passione per i motori e può ripetere le caratteristiche delle auto, dai modelli ai motori, con una precisione impressionante. Tutto questo è nato da lui, dalla sua voglia di imparare e conoscere, è una miniera. Sono orgogliosa di lui».

Oltre al lavoro Mattia vuole però continuare a partecipare alle attività de “L’Isola”, che è stato tra i primi a frequentare. Responsabili, volontari, ragazze e ragazzi dell’associazione sono venuti a trovarlo al lavoro ed è stato un momento molto bello e significativo.

Gli impegni non mancano e non si può dire che le sue giornate trascorrano nella noia. Ora la speranza – conclude Daniela – «è che questo sia un primo passo per una occupazione stabile». Già all’inizio del percorso di inserimento le proposte erano state differenti e Mattia era pronto a misurarsi anche in altri ambiti, alla fine la voglia di stare in mezzo alla gente e a contatto con il pubblico ha prevalso. In futuro non esclude l’impiego in cucina. Intanto si gode questo momento di straordinaria normalità che riempie gli occhi e il cuore.


Gli auguri de L’Isola
Uno degli obiettivi della nostra associazione è da sempre quello di rendere più autonomi possibile gli utenti che ne fanno parte. Il lavoro è per qualsiasi essere umano un passo fondamentale per l’indipendenza. Fin dall’inizio del nostro operato abbiamo creato laboratori occupazionali, dove i nostri utenti hanno imparato dei mestieri, capendo poi quale per loro poteva essere più adatto. Mattia ha subito dimostrato attitudine verso il bar, impegno, voglia di imparare e di mettersi in gioco e questo lo ha sicuramente e meritatamente portato a vivere il tirocinio nel bar “Nobel 26”. Questo è chiaramente solo un tassello e solo l’inizio per un’inclusione totale delle persone diversamente abili, ma siamo ovviamente fieri e contenti di questo risultato ottenuto. 
A migliori avanzamenti Mattia!

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