Oran
La Beatificazione di padre Solinas un dono anche per la diocesi di Oran
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di Redazione
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5' di lettura
6 Dicembre 2021

Monsignor Fray Luis Antonio Scozzina OFM, Vescovo della Nuova Oran, diocesi dell’Argentina, insieme a don Diego Calvisi e don Salvatore Bussu di venerata memoria e a don Andrea Buttu, ha portato avanti la causa di beatificazione dei martiri del Zenta: Padre Giovanni Antonio Solinas sj, don Pedro Ortiz de Zarate e i 18 laici che li accompagnavano. Papa Francesco ha approvato la loro Beatificazione. In occasione dell’approvazione, monsignor Scozzina con un suo messaggio che riportiamo in parte di seguito, ci aiuta a interpretare ecclesiologicamente il loro martirio, per cui sono beati.

I Martiri del Zenta e la comunità missionaria

Il Santo Padre ha approvato che i missionari del Zenta, don Pedro Ortiz de Zarate, parroco di Jujuy e padre Giovanni Antonio Solinas, sacerdote gesuita di Oliena sono Martiri. Insieme a loro celebriamo la consegna eroica della Comunità Missionaria che li accompagnava, un gruppo di laici, tra i quali spagnoli, mulatti e aborigeni venuti da Humahuaca a servizio del progetto missionario. La celebrazione della Beatificazione dei Martiri del Zenta è un’opportunità per assumere la sfida dell’evangelizzazione missionaria chiamata a vivere l’incarnazione del Vangelo. La Chiesa allo stesso tempo che annuncia, manifesta la sua identità nell’ascolto e dialogo con le persone, realtà e storia del suo territorio. Siamo chiamati a restaurare l’immagine variegata di una chiesa incarnata nella complessità culturale che viviamo. Nel 1683 la presenza dei missionari del Zenta tra gli aborigeni, in un contesto di colonizzazione, fu un annuncio di pacificazione superando la logica del dominio.

L’annuncio del Vangelo fu fatto per proporre l’amicizia con Dio che promuove le persone e dà loro dignità. Fu l’annunzio di un Dio che ama infinitamente ogni essere umano e ogni popolo con la propria cultura. L’evangelizzazione missionaria promossa dai martiri del Zenta, secondo l’EnciclicaRedemptoris Mater al n.34, mirava a mantenere viva la preoccupazione per l’annuncio e la fondazione di una nuova Chiesa nei popoli e gruppi umani dove non esiste, perché questo è il compito fondamentale della Chiesa che è stata inviata a tutti i popoli fino ai confini della terra. I Martiri vivendo questo ardore missionario, si animarono a svolgere la loro missione in questa terre, senza armi, senza esercito, senza il potere dei conquistatori, ispirati nella vocazione del servizio a una vita di vicinanza e dedizione, vivendo il mandato di Gesù: «Annunciate la Buona Notizia in tutto il mondo». Il sacrificio dei Martiri è il segno evidente che la propagazione della fede non è una crociata ma un abbraccio di culture, popoli e religioni, la totale disponibilità di ascolto e di mutua accoglienza. «La Chiesa per sua natura è missionaria e nasce dall’Amore di Dio» ( Ad Gentes 2).

Il dinamismo missionario che sorge dall’Amore di Dio si espande e si diffonde in tutto il mondo. Questa diffusione spinge la Chiesa a una conversione pastorale, ci trasforma in comunità vive che lavorano in gruppo e coordina al servizio dell’Evangelizzazione. La missione così intesa non è qualcosa di facoltativo, ma è la sua stessa natura. La Chiesa è Missione! L’azione missionaria è il paradigma della Chiesa. Essere un discepolo missionario è qualcos’altro che svolgere compiti o fare delle cose. Si situa nell’ordine dell’essere. Gesù indica a noi, suoi discepoli, che la nostra missione nel mondo non può essere statica, ma in movimento. Il cristiano è uno che è in movimento. Dobbiamo camminare, uscire, andare incontro, ascoltare, camminare insieme. Chiamati a vivere una Chiesa missionaria e sinodale. La sinodalità si espande armonicamente come una grande orchestra nella quale ciascuno tocca uno strumento diverso, ma a partire dall’unità. L’impronta della Trinità nella Chiesa si manifesta come comunione e partecipazione, camminando insieme nella missione.

Nel contesto del ringraziamento per i 60 anni della Diocesi della Nuova Oran e dell’apertura del Sinodo dei Vescovi 2023, voglio invitare tutta la chiesa diocesana a vivere la Beatificazione dei Martiri del Zenta come un dono del tenero Amore di Dio per il nostro Popolo Fedele. Egli ci consola, ci anima e ci accompagna perché come Chiesa nata per l’entusiasmo missionario rinnovi la nostra fede e speranza. Che l’ascolto della voce dello Spirito ci animi nella costruzione della fratellanza universale e nella cura della vita e della dignità di tutte le persone e popoli. Nell’attualità della storia e nella sua permanente missione, la Chiesa è chiamata ad essere manifestazione di accoglienza e di misericordia: l’esperienza della Misericordia di Dio che avvolge tutta la nostra vita con la sua tenerezza.

Fray Luis Antonio Scozzina OFM
(Traduzione a cura di Andrea Buttu)

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