Il viaggio di Alain
di Angelo Sirca

27 Luglio 2023

2' di lettura

Sapesse signora mia, i cafoni che ci sono in giro. Oserei dire dei lanzichenecchi. Non si può viaggiare nemmeno in treno: tutti a berciare, appiccicati, senza orologio, con lo zaino in spalla. Chissà che direbbe l’Elkann se ci vedesse viaggiare nelle nostre littorine, dove nessuno legge Proust, e il tempo perduto è già tanto grazie ai ritardi. Qualcuno ha detto: lo sciocco colto è più sciocco di quello ignorante. Infatti non ha attenuanti. Si può dire che ci siamo stancati di tutti questi maestrini col ditino alzato? Rinchiusi nella loro boria e nella ztl ad almanaccare sull’avvenire nel mondo con i conti in banca in Olanda, la filippina in nero e il nero in cantina? Di tutti questi radical chic dalla erre blesa e le idee confuse? Di tutti questi che si sorprendono ci sia vita fuori dai loro attici e dalle loro magioni green alimentate dai pannelli solari a Saint Moritz e Portofino? Oddio, che colpo avrebbero se scoprissero l’esistenza di Orotelli e Noragugume. Il suocero del suddetto Elkann ebbe a dire: «Ma mia figlia fra tanti ebrei intelligenti che ci sono al mondo proprio quest’imbecille doveva scegliere?». Come contestare il giudizio dell’Avvocato? Lo conosceva bene, perché non fidarci?

Il figlio svalvolato, Lapo, ogni tanto sbrocca sui social non senza massacrare la lingua italiana ma tutto sommato non è nocivo se non a se stesso, il padre Alain trova ospitalità in uno dei giornali di famiglia per ammorbarci con queste lezioni di vita, di comportamento e di scompartimento. 

Ma forse non serve dilungarsi più di tanto, ci permettiamo solo di ricordare una delle più geniali battute di Totò: «Lei è un cretino, s’informi».

Condividi
Titolo del podcast in esecuzione
-:--
-:--