I danni causati dal fuoco (ph Narciso Monni)
I vent’anni dell’incendio doloso sul lato orientale dell’Ortobene
di Francesco Mariani

11 Giugno 2022

3' di lettura

Nuoro - L’anno scorso ricorreva il cinquantenario dello spaventoso rogo che nel 1971 devastò 800 ettari del Monte Ortobene, nel versante occidentale. Quest’anno invece ricorre il ventennale di un altro incendio che incenerì 500 ettari del versante orientale. Vale la pena rammentarlo all’inizio della stagione estiva e viste le condizioni nelle quali è il Monte oggi.

Iniziamo con un breve riassunto delle buone intenzioni di allora.
Nel 2000 l’Amministrazione Comunale acquisì circa il 70% del territorio del Monte e nel 2001 propose l’istituzione di una scuola di formazione forestale utilizzando con sede l’ex albergo Esit.
Il C. C. con delibera n° 58 del 4 dicembre 2001, determinava l’estensione del perimetro del Parco Comunale, inserendo la zona di Janna Ventosa, con destinazione di tappa turistico-archeologica, e la zona di Jaccu Piu dove realizzare due laghetti destinati alle esigenze idriche e alle attività antiincendio.
Le linee programmatiche del comune al 2002 erano quelle di individuare nel Parco Comunale tre microzone: zona residenziale nella parte alta, zona ludico-didattica a Solotti e Sedda Ortai, zona ricreativo-sportiva a Farcana. Bei propositi rimasti quasi tutti inattuati. Per rendersene conto basta andare a Janna Ventosa o in cima al Monte.

Il 25 luglio 2002, dalla zona di Sa Mendula parte un incendio che devasta circa 500 ettari di bosco di leccio, macchia mediterranea e diversi oliveti. Le fiamme arrivano a lambire la strada sottostante l’Esit, lasciando dietro di se una distesa di cenere e di alberi carbonizzati in terreni pubblici e privati.
Un disastro ambientale che a distanza di anni è stato solo in parte rimarginato. Quel rogo rimise in evidenza un limite strutturale ancora irrisolto: per salire al Monte c’è solo una strada, unica via di fuga in caso di emergenza.
Su una parte di essa, nella zona di Sedda Ortai, ora si vuole realizzare una pista ciclabile. Vengono i brividi al pensiero di un altro possibile incendio. Inoltre, allora come oggi, il sottobosco non è adeguatamente curato e buona parte del Monte non è fruibile dai cittadini.
Quel 2002 riservò un’altra amara sorpresa. Il primo settembre, la chiesetta di Nostra Signora del Monte subì un attentato incendiario che causò gravi danni alla struttura.

Anche questo episodio fu un campanello d’allarme per l’incuria dei luoghi e l’esigenza di un piano di salvaguardia e gestione del Monte. Piano poi elaborato, con lodevole scrupolo e perizia, sotto la giunta di Alessandro Bianchi (vale davvero la pena rileggerlo e riprenderlo) ma per buona parte archiviato. Quel sindaco ci credeva, tanti altri no. 

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