Ludovico Brea, Pala di Ognissanti (1513), Museo della chiesa di Santa Maria di Castello, Genova
I Santi, compagni discreti del nostro cammino
di Francesco Mariani

1 Novembre 2023

5' di lettura

Uomini tra gli uomini, abitanti del tempo che passa, compagni discreti per il nostro cammino. Hanno conosciuto la nostra terra, il dolore e la gioia, l’entusiasmo per la novità che accade, lo stupore per la vita che si propaga e perdura. Nella Chiesa di Dio sono detti Santi e Beati.

E lo sono detti per il modo con cui sono vissuti, per l’insegnamento che ci hanno lasciato, per la testimonianza di cui, per grazia, sono stati capaci. Santi e Beati perché Cristo è bastato alla loro vita e in Lui solo hanno riposto la loro speranza. Perché di Gesù non si può solo parlare ma anche vivere. Anticamente “Santo” voleva dire separato, lontano, inaccessibile. Santo era Dio non potendo alcun uomo immaginarlo, descriverlo, raffigurarlo. Il suo Santo volto, se contemplato dall’uomo, poteva causare la morte. Le sue vie non erano le vie dell’umanità errante e i suoi pensieri non erano i nostri.

Eppure ogni uomo era chiamato a scoprire quel volto sconosciuto, a percorrere quelle vie e capire quei pensieri. Cristo Signore li ha rivelati, li ha resi accessibili e familiari: davanti ai nostri occhi ha dipinto, ha scolpito, incarnato l’immagine del Padre. E Dio divenne conoscibile, incontrabile; ebbe un volto e un nome, ed ebbe un popolo che gli appartiene. “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. Abita oggi in mezzo a noi.

I Santi sono il propagarsi, nello spazio e nel tempo, di questo avvenimento. La santità è il giungere fino a noi di quel grido che i primi dodici portarono nel loro cuore: “Cristo da morte risuscitò…” Sono il Volto e il Corpo di Cristo.

I santi sono i nostri migliori amici. Perché ci insegnano ciò che nella vita conta realmente, ciò per cui vale la pena vivere e morire. Nella loro semplicità sono più sapienti dei vecchi saggi. Nella loro povertà sono più ricchi dei re. Nella loro sofferenza c’è il segreto della letizia.

I santi sono gli amici dei tempi difficili. Quando il mondo sembra ci crolli addosso e quando pensiamo che per noi in cielo non brilla nessuna stella. Sono loro, allora, che ci confortano. Che ci ricordano: “Se ci siamo riusciti noi, puoi farcela anche tu… Anche noi abbiamo conosciuto notti senza luna e giorni senza il sole”.

I santi ci garantiscono che il Signore porta sempre a compimento l’opera iniziata. E noi siamo sua opera: fragile eppure preziosa.

I santi sono l’esempio di casa è il Cristianesimo. Loro hanno conosciuto Dio, hanno parlato con Lui, lo hanno portato nel loro cuore in ogni angolo della terra. E questo a noi hanno lasciato in eredità.

I santi sono di ogni regione, lingua e popolo. Ovunque si può diventare santi; ovunque c’è un esempio da poter seguire.

Loro hanno conosciuto i nostri affanni e le nostre passioni e ricordano a Dio la pazienza necessaria per cambiare il cuore. Se grande è il nostro peccato, vi è pur sempre un santo che lo ha commesso anche lui. I santi sono le creature della misericordia divina. Hanno vinto il male con il bene: hanno cancellato il tradimento con l’amore.

Loro sono i veri rivoluzionari. Hanno reso quotidiano lo straordinario; hanno sperimentato il Tutto nel frammento, nell’istante che passa. Hanno contestato il mondo contestando se stessi. E dinanzi a loro il potere ha tremato e li ha odiati. Perché piccoli eppure più grandi dei giganti. Deboli eppure hanno trasfigurato intere civiltà ed epoche.

“Cercate ogni giorno il volto dei santi…” per imparare a vivere. Lì si trova facilmente. Di taluni sono ancora vivi i fratelli, le sorelle, i parenti, gli amici. Di altri si trovano tanti, tantissimi documenti e ricordi. Di tutti restano le mirabili opere compiute. Opere d’amore: che vuol dire mortificazione. L’amore crea e soffre, attende e rimane fedele.

I santi hanno capito il primato di Dio nella vita dell’uomo. E a questo primato si sono arresi consegnando tutto se stessi. Anche nella malattia e nel silenzioso svanire della salute fisica. Come fu per la Beata Maria Gabriella.

I santi non sono gelosi gli uni degli altri. Sono una famiglia pronta ad accogliere anche l’ultimo arrivato, il più piccolo, lo sconosciuto. Non siamo noi a rincorrerli: sono loro che ci cercano e ci attendono. Taluni ci affascinano più di altri ma poi sono tutti insieme che ci aiutano.

Alcuni sono in Paradiso altri sono qui sulla terra. I nostri occhi non li vedono, i giornali non ne recano novella. Ma basta incontrarli e capire anche che l’aureola non fa il santo. Occorre essere umili per vedere l’eternità nel piccolo granello delle loro opere. Chi li incontra anche solo una volta difficilmente potrà scordarli. 

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