Bachisio Bandinu sul palco del teatro San Giuseppe
Fratelli e sorelle nella guerra vicina e lontana
di Priamo Marratzu

22 Dicembre 2023

4' di lettura

Nuoro - La saggezza di Bachisio Bandinu, le melodie dei Tazenda e di Elena Ledda, le voci dal fronte di  Nello Scavo e Lucia Capuzzi, le letture di Giovanni Carroni. Ingredienti miscelati con cura da Giuliano Marongiu e dal Vescovo Antonello in una serata prenatalizia diversa dal solito. Un 20 dicembre all’insegna della solidarietà e della speranza nel teatro San Giuseppe per l’evento organizzato dalla Diocesi di Nuoro in collaborazione con la Regione Autonoma della Sardegna – Assessorato del Turismo, artigianato e commercio, la Pastorale del turismo, le parrocchie di Santa Maria Assunta in Lula e Nostra Signora del Rosario in Nuoro, i Priori Sebastiano Antonio Monne e Maria Assunta Falchi, il Comitato nuorese della festa di San Francesco di Lula. Partendo dalla frase di San Francesco “Il Signore ti dia la pace” si è parlato delle guerre di oggi dalla Terra santa all’Ucraina ma anche di quelle che colpiscono le nostre comunità.

Dopo le suggestive launeddas di Roberto Tangianu in apertura  l’antropologo Bachisio Bandinu con il suo stile inconfondibile in limba ha posto l’accento sul canto corale, sulla necessità della tessitura nelle realtà conflittuale. Riconoscendo una cultura della violenza verbale diffusa, lo studioso bittese parla di una guerra fredda che talvolta oscura il bene delle nostre comunità, dove non c’è serenità, semus totus a birma, ribadisce siamo caduti nell’opposizione tra amico e nemico. Disegna una scala che misura i gradi dalla fratellanza alla violenza, dove la riconciliazione non avviene neanche con la morte, dove c’è indifferenza, dove il non parlarsi è segno di inimicizia, dove si è in pache e a largu, in pace ma lontani pur dichiarandosi cristiani, non c’è odio ma non c’è pace. Per Bandinu serve una riconciliazione comunitaria di fratelli e sorelle nel tempo della guerra. Invece per alcuni il perdono è qualcosa di personale, per cui non è possibile amare Dio senza amare il prossimo. Serve una coscienza allargata in opere di carità e di pace. La proposta di Bandinu parte da “un deficit culturale di sentimenti …la parola tenerezza nei nostri centri non viene pronunciata. Come Maria Lai occorre tessere la pace creando fili tra i paesi. La guerra e la pace cominciano da noi”.

Giovanni Carroni legge testimonianze di vita dalle guerre e ricorda che nei testi scolastici dei popoli in conflitto non si parla più del passato. Elena Ledda con la sua musica struggente ricorda il dramma dei bambini vittime innocenti di ogni conflitto. Sos pitzinnos in sa guerra cantati dai Tazenda che rendono omaggio al contributo di Fabrizio De Andrè cantautore degli umili.

Lucia Capuzzi giornalista di Avvenire dal fronte israeliano risponde alle domande del Vescovo ricordando che oggi più che la pace il popolo si aspetta la vittoria, che Israele non si è ancora ripreso da uno shock che ha riportato alla mente la persecuzione nazista, che Hamas rappresenta l’unica alternativa in Cisgiordania allo status quo e che Abu Mazen e Netanyau hanno perso credibilità. 

Dal fronte ucraino Nello Scavo, altra voce di Avvenire, sottolinea che ormai l’opinione pubblica si è assuefatta alla guerra e che per la prima volta la chiesa ucraina ha deciso di staccarsi dall’ortodossia celebrando il Natale nella stessa data dei cattolici. 

La figura di San Francesco è citata dal Prefetto Giancarlo Dionisi (in sala con il sindaco di Nuoro Andrea Soddu e altre autorità civili) che ricorda che anche le istituzioni devono collaborare per un clima più sereno. Paolo Usai dona a monsignor Mura l’ombrello della pace che si accende nella notte nuorese.

In chiusura il Vescovo Antonello chiede un segnale incoraggiante all’antropologo Bandinu il quale pur riconoscendo una tendenza eccessiva all’offesa della gente di Barbagia ne rimarca la profonda umanità  e aggiunge: “La relazione deve essere scambio di doni non di vendetta ma bisogna tradurre in operazioni concrete le nostre buone intenzioni”.
Messaggio forte e chiaro per un Natale di rinascita della speranza di pace.

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