Dalla clausura: La nostra “quarantena” è starvi ancora più vicino
Il messaggio delle Monache Carmelitane Scalze del monastero di Nuoro
di Redazione

31 Marzo 2020

5' di lettura

Nella vita ci sono situazioni nelle quali si sperimenta l’impotenza umana e l’unica cosa che rimane è alzare lo sguardo a Dio nella preghiera. Allo stesso modo, però, sarà capitato anche a te che leggi, di avere l’impressione che Dio non intervenga per risolvere certe situazioni che tu, con le tue forze e neppure quelle degli altri, puoi cambiare. Così a Dio sale un grido dal profondo del cuore di supplica e di lamento, forse anche di rabbia. Il pensiero, mentre scrivo, vola a mia mamma. Tante volte, da bambina, ci siamo trovate sole ad affrontare grandi difficoltà familiari, e lei, pur sfinita dalla stanchezza, la sera, tra le lacrime non smetteva di far scorrere il suo rosario, coinvolgendo anche me nella preghiera, senza nascondermi le difficoltà. Ma ora, cosa centra tutto questo con la domanda «Come vivete la quarantena di questi giorni in clausura?», di chi ci ha chiesto di scrivere queste righe? Bè, le nostre giornate non sono state sconvolte più di tanto. Siamo abituate a vivere in uno spazio “limitato”, quasi sempre gomito a gomito, in una giornata fatta di preghiera e lavoro, tempi di solitudine e di vita comunitaria. Il nostro cuore invece sì, è stato totalmente coinvolto nella situazione di sofferenza e apprensione che sta attanagliando l’Umanità, anche noi alle volte proviamo paura e restiamo sgomente di fronte a ciò che sta capitando. Siamo abituate a percorrere con il cuore le strade del mondo per raggiungere i nostri fratelli e sorelle, per farci vicine a chi è solo e soffre e per sostenere i missionari e i sacerdoti con la preghiera nel loro ministero. Ma questa emergenza, ci ha strette ancora di più intorremo no a Gesù, per venire con Lui alla porta del cuore di ciascuno di voi, bussare, e offrirvi un annuncio di speranza: «Coraggio, Dio non ci ha abbandonato, Dio non ci punisce ma ci educa!». Dopo pranzo e dopo cena, quando ci incontriamo per stare insieme e ricrearci un po’, siete voi il centro dei nostri discorsi, perché ciascuna a modo suo, durante la giornata ha tenuto presente qualche situazione di sofferenza in modo particolare nella preghiera e la condivide con le altre. Abbiamo immaginato le difficoltà che state provando per una “clausura forzata”, difficile da vivere senza una vocazione specifica che la comporti. Poi, pensiamo ai malati, ai familiari lontani che non possono raggiungerli, ai tanti morti nelle zone più colpite dal virus, ai medici, infermieri e volontari che con coraggio ogni giorno rischiano la loro salute per soccorrere e curare quella degli altri. Con preoccupazione stiamo pensando a chi vive situazioni di tensione e discordia in famiglia, alle volte anche di violenza, e che bene o male l’uscire per andare a lavorare riesce un po’ ad allentare. Il ricordo costante è anche per gli anziani, i bambini, le persone con gravi disabilità, a chi una casa dove andare non ce l’ha ed un lavoro non l’ha mai avuto. Cari fratelli e sorelle, ogni giorno passate tutti nei nostri pensieri, anche voi sacerdoti, a noi tanto cari e i nostri seminaristi, con tutti i giovani che proprio in questi giorni avremmo dovuto incontrare per il nostro cammino di preghiera con Santa Teresa. Ogni giorno vi stiamo ricordando davanti a Gesù Eucaristia con la speranza di potervi rincontrare presto! Allora, la nostra “quarantena in clausura”, come potete capire, è molto popolata di volti e storie di tante persone, impressi nei nostri cuori. E più che “quarantena”, la chiamerei una vera “quaresima”, un vero cammino. La preghiera infatti è camminare pazientemente, facendo passi che scavano e modellano il cuore e pian piano aiutano a entrare in un progetto, quello di Dio, molto diverso dal nostro e che solo con il tempo, scopri- essere decisamente migliore e provvidenziale rispetto alle nostre soluzioni del “tutto e subito con il miglior profitto possibile”. Pian piano scopriremo che abitare la nostra casa, la nostra vita, non è tanto male, anzi, è la soluzione per far fronte alle difficoltà come quelle che stiamo vivendo in questo tempo. La sofferenza vaglia i sentimenti, gli affetti e i desideri. Ciò che è autentico rimane e ne viene fuori fortificato e rinnovato. Quanta sapienza quindi dentro quel rosario tenacemente sgranato e bagnato dalle lacrime di mia madre, quanta forza interiore sprigiona sperimentare la nostra debolezza, non nasconderci la realtà faticosa da affrontare e aggrapparci con tutte le forze a Dio! Cari fratelli e sorelle, anche noi viviamo con voi questo tempo di prova e la nostra quarantena è starvi ancora più vicino con l’affetto e la preghiera insistente, certe che il Signore non ci abbandona. Pregare nella povertà è andare all’essenziale, solidali con tutti coloro che in diverse parti del mondo soffrono situazioni dolorose, come e anche peggiori di quella che stiamo vivendo a causa del coronavirus. Questo ci faccia aprire gli occhi verso il nostro prossimo, per non essere più indifferenti ed egoisti. Ritroviamoci insieme sotto il manto materno della Vergine Maria, Madre della Divina Grazia e Regina e Decoro del Carmelo. In Gesù potete trovarci sempre “online”! E anche voi non dimenticate di pregare per noi. Grazie! Le vostre sorelle del Carmelo che vi vogliono bene.

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