Contemporaneo di ogni uomo
di Pietro Puggioni

13 Maggio 2021

3' di lettura

Per lungo tempo l’uomo si e specializzato a trinciare il mondo in due parti come un’arancia. Da una parte il cielo con Dio, i santi, gli angeli e le anime, dall’altra la terra con gli uomini e la loro strana ingegneria al servizio del bene e del male. Una curiosa divisione in due continenti raggiungibili solo attraverso la preghiera, la liturgia e i miracoli in attesa della risurrezione finale. La festa dell’ascensione da uno scossone a questa tradizionale visione: il cielo come luogo geografico, contenitore dell’invisibile, è messo in liquidazione: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?» dicono gli angeli ai primi cristiani che non si rassegnano alla nuova presenza di Cristo nel mondo e nella storia, una presenza gloriosa. Anche Maria Maddalena viene pregata da Gesùrisorto: «Non mi trattenere». La festa dell’Ascensione è un aspetto della Pasqua, è l’invito ad accogliere la nuova presenza di Cristo risorto. Prima lo si raggiungeva sfondando il tetto della casa dove si trovava, gridando dai margini della strada dove lui passava, poggiando il capo sul petto nella notte del tradimento, assistendo ai suoi miracoli, ascoltando la sua parola straordinaria. Dopo la risurrezione bisogna cambiare metodo, lo si può raggiungere solo con la fede, perché la sua presenza non è più quella di un palestinese di duemila anni fa, ma quella di un cittadino del mondo e di un contemporaneo di ogni uomo. L’uomo d’oggi è più fortunato di quello del Vangelo, perché questi raggiungeva Gesù solo con i sensi esterni e non ne coglieva il vero significato della presenza, mentre noi | col dono dello Spirito Santo entriamo nella verità tutta intera del Figlio di Dio. Dalla presenza nuova di Cristo, risorto e asceso al cielo, nasce una nuova presenza cristiana: il cristiano è l’uomo della Pasqua, cioè l’uomo della missione, l’uomo dell’unità nell’amore. La geografia della Pasqua è dinamica, piena di tante strade percorse nella fede. La strada è il luogo privilegiato per l’incontro con Dio e con l’uomo. Il cristiano non è fatto per i quartieri residenziali, ma è il vagabondo dell’amore perché mosso dallo Spirito e certo della presenza di Colui che promise: «Ecco io sarò con voi tutti i giorni fino alla fine dei secoli» a condizione di avere tutto il mondo come patria e come meta del suo continuo camminare. «L’ascensione di Cristo – dice San Leone Magno – è quindi la nostra ascensione». L’ascensione traccia la strada della nuova umanità. Non è più faticoso cercare il cielo, perché si trova dove è Dio e Dio lo sappiamo è dentro la storia, in mezzo agli uomini.

donpietropuggioni@gmail.com

L’immagine: Luigi Pagano, Ascensione del Signore (Lezionario domenicale e festivo) © riproduzione riservata

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