Padre Salvatore Morittu
Comunità terapeutiche, confronto con la Regione
di Franco Colomo

28 Novembre 2023

4' di lettura

Dopo la recente delibera della Giunta sui requisiti di accreditamento della Regione Sardegna in merito alle strutture riabilitative e la successiva durissima presa di posizione del Coordinamento delle comunità terapeutiche si è avuto la scorsa settimana un primo confronto in Commissione sanità. Grazie a questo incontro si è raggiunto – come ci conferma padre Salvatore Morittu (Mondo X-Sardegna) – un obiettivo minimo: la delibera è stata sospesa.

Ma andiamo con ordine. Il documento firmato da Christian Solinas su proposta dell’assessore alla Sanità Carlo Doria prevede l’assunzione da parte delle comunità di nuove figure professionali quali “tecnico della riabilitazione psichiatrica” oppure “educatore professionale sanitario”. Questo – come si legge nel documento firmato dal coordinamento delle comunità – costringerebbe a licenziare il 65% del personale attualmente sotto contratto a tempo indeterminato per sostituirlo con lavoratori in possesso di nuovi titoli professionali. «Ma la Regione Sardegna – ha affermato la presidente del Coordinamento Giovanna Grillo – non ha formato queste persone: un corto circuito di cui non si sono ancora accorti. Non hanno previsto una fase intermedia e neppure una sorta di sanatoria per le “vecchie” figure». 

Da qui la necessità di sedersi introno a un tavolo, in prima battuta – come detto – i rappresentanti delle comunità sono stati ricevuti dal Presidente della Commissione Sanità: «Il primo obiettivo raggiunto – spiega padre Morittu – è stato quello di aver potuto condividere con loro la situazione difficile che si sta vivendo in questo momento in Sardegna rispetto a tutte le strutture, sia quelle istituzionali, i Serd, sia quelle del volontariato, le comunità terapeutiche. La difficoltà sono dovute al silenzio e alla disattenzione da parte del mondo politico ma anche dell’apparato burocratico della Regione. Per questo abbiamo espresso l’assoluta necessità di un tavolo intorno al quale riunirci, Assessorato alla Sanità, i Serd e le comunità. In Sardegna sono in aumento gli spacciatori, le droghe, sono in aumento gli assuntori, ma non c’è un brandello di progettazione politico-sociale all’interno di questa stessa realtà. Ci sentiamo un po’ abbandonati – prosegue Morittu – e oppressi da aspetti normativi che vengono calati su di noi senza un’adeguata riflessione comune, senza un interscambio di conoscenze. Quindi questo è stato il primo elemento, aver potuto finalmente parlare con dei politici che hanno il dovere di ascoltare e di interessarsi a questa situazione. Il secondo risultato importante che si è ottenuto ieri è di sospendere questa delibera sui requisiti assegnati alle comunità per continuare a svolgere il loro servizio».

Questa è forse al momento la cosa più urgente, «se passa una delibera richiamarla indietro è difficilissimo, averla sospesa e esserci detti che occorre un supplemento di riflessione su diverse parti della delibera è già un risultato importante». È previsto nelle prossime settimane – campagna elettorale permettendo – un incontro ulteriore con la Commissione e l’assessorato.

È ancora in piedi il tema dell’adeguamento delle rette in vista, sottolinea il fondatore di Mondo X, anche degli nuove disposizioni che si stanno chiedendo: «Vi faccio un esempio molto concreto. In questa delibera si chiedevano gli educatori sanitari, che praticamente in Sardegna non esistono.

Noi abbiamo pedagogisti, grazie a Dio, e ne abbiamo bisogno – e dal mio punto di vista basta essere dei bravi educatori pedagogisti. Questo aggiungere il sanitario è un supplemento, per quanto attiene il nostro lavoro assolutamente secondario. C’è un tentativo di sanitarizzazione che un po’ ci preoccupa, invece noi abbiamo bisogno di educatori che formino i ragazzi come persone più che all’interno di un disagio configurabile come malattia».

C’è infine un ultimo aspetto, e spiega ancora padre Morittu: «Abbiamo messo le mani avanti rispetto a una possibile altra invasione di campo da parte della politica e della burocrazia, che è quello di dividere le rette tra assessorato alla sanità e comuni.

Sarebbe per noi un flagello incredibile perché sappiamo bene le disponibilità economiche dei comuni, sappiamo bene che cosa gira intorno ai comuni, sappiamo bene quanto sia difficile per un comune tirar fuori soldi per dei drogati che dal loro punto di vista spesso hanno soltanto sperperato beni pubblici e beni delle famiglie. Questo va contro anche una legge nazionale che dice che invece le comunità terapeutiche devono essere garantite con una retta ben precisa da parte dell’assessorato alla sanità».

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