Regione e stipendi metropolitani
di Redazione
11 Maggio 2023

Nel 2023 il Consiglio Regionale ha finora approvato una sola legge: la Finanziaria. Proprio quella impugnata dal Governo Meloni, tra l’altro non per la parte delle mance e dei soldi a pioggia, ma in quella che contiene altre disposizioni. E lo chiamavano “Governo amico”.

Nelle ultime settimane, un successivo disegno di legge – chiamato all’origine “collegato”, proprio perché doveva venire subito dopo – vede allontanarsi il momento della discussione in aula. E mentre fino all’anno scorso, gli onorevoli sardi potevano invocare a discolpa dei propri peccati e della propria inattività (nell’ordine) la pandemia, la guerra in Ucraina, le cavallette, il maltempo, ora non ci sono letteralmente ragioni perché l’attività legislativa del Consiglio sia letteralmente immobile. L’accordo tra le parti raggiunto nelle segrete stanze era chiaro: nella Finanziaria ci siamo occupati di denari (in chiave campagna elettorale), nel Collegato ci occuperemo soltanto di modifiche a norme e codici. Ma il lupo perde il pelo, ma non il vizio.

E così ogni partito quatto quatto sta facendo il suo compitino, cercando in ogni dove disposizioni normative da modificare. 

Questa ricerca del codicillo da cambiare ha dilatato il tempo, ma ha anche dato la possibilità di scoprire curiosi tentativi: c’è chi (Solinas) vuole ripristinare i consigli di amministrazione degli enti per avere più posti di sottobosco da distribuire, ma c’è pure chi – udite udite – in silenzio vorrebbe aumentare gli stipendi dei “consiglieri delegati” del sindaco delle Città metropolitane della Sardegna, cioè Cagliari e Sassari. Questi personaggi, difficili da individuare, sono “eletti” nelle cosiddette “elezioni di secondo livello”: in pratica la politica, anziché indire libere elezioni, li ha scelti da sé. 

Un gigantesco giro di schede per far sì che i consiglieri comunali dei paesi che ricadono nelle città metropolitane eleggessero chi andava a ricoprire questo ruolo. Un posto, sia ben chiaro, da fantasmi, garantito e facile, in silenzio e nell’ombra. Poltrone e poltroncine nascoste e comodissime ben distribuite tra i partiti, con pesi e contrappesi e poco, pochissimo da fare: dovrebbero svolgere i compiti degli assessori provinciali di un tempo, ma nessuno gli chiede nulla, anche perché le province non hanno più un presidente.

Il vergognoso aumento inserito nel Collegato, se approvato, avrebbe anche effetto retroattivo: dovrebbero essere riconosciuti più di 6500 euro al mese fin dall’insediamento, che risale al 2019. Qual è il meccanismo proposto? 

Gli astuti presentatori dell’emendamento vorrebbero equiparare questi “consiglieri delegati” agli assessori del comune capoluogo di regione con effetto dall’atto di nomina. E qui casca l’asino: da qualche mese, come i più attenti ricorderanno, anche gli stipendi dei sindaci delle città metropolitane sono stati aumentati, e – con essi – quelli dei loro assessori, che sono parametrati.

Tutto parte dalla legge regionale – approvata nel marzo dell’anno scorso – che stanziava circa 10 milioni di euro per coprire l’aumento delle indennità di primi cittadini e dei componenti delle loro giunte. Nella nostra Isola in pratica sono stati parametrati gli stipendi dei sindaci delle Città metropolitane a quello del presidente della Regione (circa 11mila euro al mese) e previsti importanti aumenti anche per quelli delle città capoluogo. Quindi aumenti a cascata per tutti, anche se in percentuali via via ridotte a seconda del numero di abitanti.

M. M.

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